sabato 10 luglio 2010

Sciopero dei giornalisti: prima vittoria. Ecco le modifiche al ddl intercettazioni

L’emozione è forte, nelle redazioni son tutti a brindare e a darsi pacche sulle spalle. In alcuni casi si vedono le lacrime agli occhi. La battaglia è vinta, il testo del ddl intercettazioni torna ad essere quello del 2007 licenziato da un ramo del parlamento con 447 voti favorevoli e soli 9 astenuti. Tutti i partiti allora erano d’accordo ed i giornalisti non avevano mica scioperato. E il testo trionfalmente torna attuale. Un esempio di buon governo e civiltà giuridica quello offerto dal governo Prodi ed ora nuovamente attuale.

Vale la pena leggerlo:

Vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pubblico ministero o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Stesso divieto per quel che riguarda conversazioni telefoniche o flussi di informazioni informatiche o telematiche e i dati riguardanti il traffico telefonico, anche se non più coperti da segreto. Anche in questo caso fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare. Se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale, degli atti del fascicolo del Pm, se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello.  I documenti che contengono dati relativi a conversazioni e comunicazioni telefoniche o telematiche acquisiti in modo illecito e quei documenti elaborati attraverso una raccolta illecita di informazioni non possono essere in nessun modo utilizzati, tranne che come corpo del reato. Chiunque rivela notizie sugli atti del procedimento coperti da segreto e ne agevola la conoscenza è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Se il fatto è commesso per colpa o per «agevolazione colposa», la pena è della reclusione fino a un anno. Se a commettere il fatto è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, la pena è aumentata, rispettivamente da 1 a 5 anni e da 6 mesi a 2 anni. Reclusione da 1 a 3 anni, invece, per chi in modo illecito viene a conoscenza di atti del procedimento penale coperti da segreto. E per chi, consapevole dell'illecita formazione, acquisizione o raccolta, detiene documenti che contengono atti relativi a conversazioni telefoniche, la pena è la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Chiunque rivela, attraverso qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, in tutto o in parte il contenuto di documenti elaborati per mezzo di una raccolta illecita di informazioni è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, la reclusione è aumentata da 1 a 5 anni. Per i giornalisti che pubblicano atti del procedimento o intercettazioni telefoniche coperte da segreto scatta l'ammenda da 10mila a 100mila euro, in alternativa alla reclusione fino a 30 giorni, come previsto dall'articolo 684 del Codice penale. In caso di illeciti per finalità giornalistiche, inoltre, è applicata la sanzione amministrativa della pubblicazione, in uno o più giornali, dell'ordinanza che accerta l'illecito a spese dei responsabili della violazione.  Il decreto del Pm che dispone l'intercettazione indica la modalità e la durata delle operazioni per un massimo di 15 giorni, prorogabile per altri 15 giorni dal giudice con decreto motivato e per una durata complessiva massima non superiore a tre mesi. Il limite può essere superato solo nel caso in cui dovessero emergere nuovi elementi investigativi.

Non c’è che dire, tutta un’altra cosa quando c’era in maggioranza Finocchiaro, Veltroni, D’Alema, Di Pietro e gli altri. Non c’era bisogno di far sciopero.

Luca Procaccini

martedì 6 luglio 2010

Governo: dopo le dimissioni di Brancher è pronto il nuovo ministro

Il ministero di Brancher è nato male ed è finito peggio. S’è fatto e disfatto come se gli italiani non avessero a mente com’è che deve diventarsi ministro.

E allora ecco il candidato naturale alla successione: Federica Gagliardi, candidata con l’Idv, collaborazioni con un assessore di Veltroni, con An, infine il comitato Polverini. Mesi fa l’incontro con Berlusconi, lei al comitato Polverini e lui in visita in una delle iniziative preelettorali: «Gli ho chiesto di fare un’esperienza internazionale. Ed è arrivata la telefonata». E la Gagliardi cosa fa? «Mi sono andata a documentare, sul G8 e sul G20». Poi in Canada a far le foto con Obama e Sarkozy.

E alla domanda se non appare insolito che una sua richiesta al premier sia stata subito accolta, risponde: «Ma no, ho i titoli necessari… parlo tre lingue».

Evidente, se chiede di fare un’esperienza governativa,  una telefonata ed è ministro. Poco importa se con o senza portafoglio. Ha i titoli, ma è modesta. Non farà problemi.

Luca Procaccini