mercoledì 29 dicembre 2010

Attentato a Fini: trapelano i dettagli dalla Procura

Lo schema era semplice e poggiava sulla conoscenza del tipo d’uomo, del quale era noto il fatto d’essere incapace di pensiero proprio ma bravo ad articolare quello degli altri.

Quindi, osservatolo come propalatore delle idee di Almirante prima e di Tatarella poi, il piano per colpire l’individuo è stato quello di farlo imboccare da compiacenti consiglieri per fargli decretare la nascita del Popolo delle Libertà come “comiche finali” per poi farlo correre sul predellino a far parte del progetto in vista delle politiche del 2008.

Poi, fattolo cofondatore del partito, gli astuti manovranti l’hanno messo di peso in trincea a dire esattamente il contrario di quanto diceva il socio ogni qual volta questi apriva bocca.

Infine, hanno assestato il colpo all’uomo facendolo costituire in Gruppo politico nell’ambito del Parlamento con promessa d’esser parte della coalizione senza alcuna intenzione di accasarsi fuori dal centrodestra, con pubblica dichiarazione che mai avrebbe potuto votar sfiducia al governo per poi fargliene presentar mozione di sfiducia contro e portarlo alla conta per vedersela bocciare.

Piano riuscito, ora di Fini si dice essere fascista a sinistra e badogliano a destra. In sintesi, è stato bruciato.

Nell’inchiesta della Procura, i dettagli del piano, i nomi degli esecutori e il sospetto sul mandante del delitto perfetto.

Luca Procaccini

mercoledì 15 dicembre 2010

Nuovo messaggio di Fini su YouTube

Quando montava l’inchiesta sulla casa di Montecarlo del partito di AN fatta girare sulla carta per poi finire nella disponibilità del cognatino, Fini pensava che tutto si sgonfiasse senza neanche il bisogno di un chiarimento.

Poi, incalzato da quantità industriali di prove, manco fosse Bin Laden, si affidò al video messaggio per dire che nulla sapeva, che al massimo si rimproverava d’esser stato un po’ distratto e che se ce ne fosse stata prova della proprietà della casa in capo al congiunto avrebbe rassegnato dimissioni dall’alto scranno.

Poi sullo scranno è rimasto seduto ed a dispetto del bon ton istituzionale da lì, ascoltando Bocchino, col suo ditino alzato ha prima fatto un gruppo parlamentare ma ha detto che mai avrebbe fatto un partito.

Poi ha fatto un partito ma ha detto che mai avrebbe fatto opposizione perché rimaneva come terza gamba della maggioranza.

Poi ha votato la fiducia al governo ma ha presentato una mozione di sfiducia.

Poi gli è stata bocciata la mozione e ha dichiarato d’essere col suo partito all’opposizione, ma ha detto che non è stata sconfitta politica la sua ma solo numerica.

Si preannuncia messaggio YouTube ove l’uomo al massimo si rimprovererà d’esser stato un po’ distratto nella gestione del Bocchino, e in caso di prova della sconfitta politica se ne assumerà  responsabilità con le dimissioni, ma mai dalla carica di Presidente della Camera.

Luca Procaccini

martedì 7 dicembre 2010

Yara. Un nuovo iscritto nel registro degli indagati dopo la perizia che scagionerebbe Fikri

Più di 100 procedimenti e oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2.560 udienze in 15 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata.

Ci hanno provato in ogni modo a farlo divenire indigesto agli italiani. Ma niente da fare, gli italiani non hanno abboccato ancora. E allora, colpo di teatro, trapela la notizia: iscritto nel registro degli indagati per la scomparsa di Yara sarebbe un uomo del mondo della televisione diversamente giovane, bassino ma che usa il tacco alto, con pochi capelli ma trapiantati, dalle battute facili ma che per alcuni sono gaffe. Questo l’identikit costruito dagli inquirenti. Ma per avere il nome pubblicato su tutti i giornali bisogna aspettare il prossimo mese di marzo, sicura scadenza elettorale.

Luca Procaccini

martedì 30 novembre 2010

Fazio, il guru della Rai

All’ultima puntata di "Vieni via con me", Fazio (che in Rai è da lustri e che a sentire i molti ne è guru) ci elenca le cose che ha imparato, e ce le racconta candido col suo sorriso beffardo manco fosse l’ultimo dei venuti. Quasi nove milioni di telespettatori che l’hanno seguito  qualcosa pure l’hanno imparata: a distinguere un guru da un paraguru.

Luca Procaccini

giovedì 18 novembre 2010

Saviano e Maroni. La mafia vince nonostante l’arresto di Iovine detto 'O ninno

Saviano, nell’ambito del programma di intrattenimento culturale “Vieni via con me” spiega che la mafia è al nord e che ha contatti con la Lega.

Maroni s’indigna e chiede di partecipare alla prossima puntata del programma per replicare, il direttore della rete gli nega la possibilità spiegando che può farlo altrove o querelare, per poi ingranare una mezza retromarcia concedendogli la possibilità d’inoltrare uno scritto o un video messaggio per la prossima puntata.

Il ministro argomenta che il confronto video a mezzo messaggio è roba da Bin Laden e che intende replicare in diretta “vis a vis” con Saviano.

Saviano interpreta la richiesta del leghista come la minaccia fattagli da Schiavone detto “Sandokan” che avrebbe voluto guardarlo negli occhi, tipico concetto di sfida mafiosa.

Se questa è la cultura del “programma d’intrattenimento culturale” da quasi 10 milioni di spettatori, dove non c’è tesi, antitesi e sintesi, ma monologo da contrastarsi solo a mezzo querela e interpretazione della opportunità di un faccia a faccia quale intimidazione mafiosa, lo Stato ha già perso.

Se non è un equivoco, l’atteggiamento di Saviano e di chi della RAI interpreta il modo di condurre il programma somiglia alla condotta di bullo di quartiere tipica della cultura mafiosa.

Se anche è un equivoco, non c’è arresto di “ninno” che tenga e questa è prova della cultura italica stil mafiosa della quale non ci libereremo facilmente.

Luca Procaccini

martedì 9 novembre 2010

Fini, nei fatti la prova del genio

Vent’anni di saluto romano e Benito statista del '900, poi l’abiura del fascismo definito come male assoluto.

Vent’anni di cravatte stile agente immobiliare e Berlusconi statista del terzo millennio, poi l’abiura e l’ambizione di andare oltre.

Nel mentre, la rottamazione dell’M.S.I, di A.N., quella asserita del P.d.L., di tutte le sue idee, della famiglia di primo letto.

Poi, una casa del partito a Montecarlo che gira sulla carta per finire al cognato e la dichiarazione che se ce ne fosse stata la prova si sarebbe dimesso dalla carica di Presidente della Camera.

Quindi, la prova del fatto nelle carte processuali e Presidenza della Camera conservata senza cenno all’intenzione di rassegnar dimissioni.

Se è vero che solo le persone stupide non cambiano idea, la prova che Fini è un genio è nei fatti.

Luca Procaccini

lunedì 1 novembre 2010

Ruby Rubacuori: indagati Fede Mora e Minetti per favoreggiamento della prostituzione. Allo studio una legge ad personam che contenta gli italiani

La storia è nota, Emilio Fede Lele Mora e Nicole Minetti sono sotto indagini per l’asserita consumazione dell’odioso reato di favoreggiamento della prostituzione perché avrebbero procurato al Premier donzelle con cui amorevolmente intrattenersi.

Vero o no che ciò sia capitato, il pasticcio è determinato dal fatto che non è reato essere utilizzatore del servizio in questo Paese, ma è delitto tutto ciò che ruota intorno all’antico mestiere.

Così oggi tocca fare il tifo per la Procura perché, magari, con gl’illustri indagati finalmente si fa la legge per salvare loro, ma anche per consentire in Italia d’averci il bordello non per strada bensì in strutture autorizzate, controllate sotto il profilo sanitario e tassate nei profitti come capita a ogni italiano.

Quindi, viva la Procura che indagando a cazzo ce lo libera a tutti!

Luca Procaccini

venerdì 22 ottobre 2010

Saviano offre la prova della congruità del costo del programma “vieni via con me”

In collegamento con “annozero”da Berlino, ove era ospite dell’Istituto di Cultura Italiana, Saviano ha narrato la sua storia. E ci ha spiegato che pagare fior di quattrini una trasmissione è doveroso perché i professionisti costano.

È stato ineccepibile e involontariamente testimone di questa verità. Infatti, l’uomo si prepara alla trasmissione senza aver firmato ancora il contratto e, quindi, senza un ghello in tasca per sé e per i collaboratori. E allo stesso modo è stato preparato il collegamento da Berlino attraverso il quale ha profuso il verbo.

Quindi, al narratore che abilmente traduce in romanzi atti di giustizia che altri hanno scritto è toccato il compito di farsi scrivere l’intervento per la serata ad “annozero” con il colpo ad effetto: la citazione di Kennedy che in quel di Berlino ebbe grosso modo a dire che tutte le persone libere sono persone di Berlino, per poi dire che lui auspicava di poter sentir dire un giorno che le persone italiane sono persone libere.

Incantevole, peccato che Kennedy quelle parole le ha dette l’anno in cui è stato costruito il muro di Berlino e l’intendimento era quello di condannare lo stato comunista che ogni libertà negava. Bello sentirlo dire da un'icona della sinistra. Peccato che, privo di colpa, lo diceva senza averne cognizione. Se la RAI avesse prontamente monetizzato, il discorso sarebbe stato preparato da consulente all’altezza adeguatamente pagato.  Ha ragione Saviano, non funziona. Si rischia di fare magra figura a fare gli intellettuali così.

Luca Procaccini

sabato 16 ottobre 2010

FIOM, la manifestazione di forza con i deboli e di debolezza con i forti

È nientemeno manifestazione nazionale per denunciare la FIAT che ha imposto la rinegoziazione del contratto di lavoro al fine di destinare investimenti a Pomigliano, che è notoriamente terra felice ricca di opportunità e civiltà.

Addirittura, per la FIOM è attacco al diritto del lavoratore mosso dall’infame che è ovviamente nella dirigenza della FIAT e dei sindacalisti che hanno firmato l’accordo.

Certo, in quelle terre un investimento di 20 miliardi di euro non fa la differenza e si può anche rinunciarci per garantire il diritto dell’operaio. Tanto l’alternativa c’è.

Mica una parola sul fatto che, tolta la FIAT che non intacca i diritti costituzionalmente garantiti ma semplicemente rinegozia gli accordi firmati con i sindacati nel 2008, rimane l’altra organizzazione a gestire il mercato del lavoro. Si chiama camorra e si rifà alle regole della criminalità organizzata. Regole non codificate ma scritte col sangue, degli operai e delle loro famiglie.

Viva la FIOM, Federazione Italiana Operai Minchioni che ancora ci credono.

Luca Procaccini

lunedì 11 ottobre 2010

Marcegaglia sotto indagini per la vicenda “P3”?

La perquisizione al Giornale è nata da un’intercettazione tra un giornalista e il braccio destro del capo di Confindustria. L’ipotesi di reato è quella di violenza privata fatta da quelli del giornale alla Marcegaglia. Ma per quest’ipotesi di reato non è possibile intercettare conversazioni, e comunque tutti dicono che il telefono ascoltato era quello del collaboratore di Emma e non quello del collaboratore di Feltri. Fin qui, tutti d’accordo. E tutti d’accordo anche sul punto che si deve capire se il giornalista stesse facendo il cazzaro o stesse esercitando pressioni indebite.

Ma lo strano è che nessuno si chiede se facesse sul serio o cazzarava pure il fido della Marcegaglia quando diceva al giornalista che “…ci sono sovrastrutture che passano sopra la mia testa… ma tu non sai che c’è altro in giro …allora il cerchio sovrastrutturale va oltre me…” e poi “… ci sono quelli che erano dietro la D’Addario…  secondo te chi c’è dietro Fini?…”. E ancora “… voi siete relegati lì, in via Negri senza comprendere, capire che non esiste solamente la politica Fini, la politica Casini … il cerchio sovrastrutturale va oltre me,va oltre Feltri, va oltre Berlusconi. Va oltre…”.

Sti cazzi questo scontro tra cazzari. Però, se per qualcosa del genere è nata un’indagine denominata “P3” sui presunti tentativi di figuri di dubbia influenza d’interferire sui poteri dello Stato, e ci ricordiamo che il telefono sotto controllo è quello del braccio destro della Marcegaglia che non è l’ultimo pirla, il dubbio c’è: sarà mica che la Marcegaglia c’entri qualcosa con quelli della “P3”?

Luca Procaccini

domenica 3 ottobre 2010

La barzelletta di Berlusconi e quella di Fini

La barzelletta blasfema raccontata dal Premier è finita piratescamente su YouTube. Coro unanime di sdegno degli alti papaveri. Giusto, mai si deve offendere la sensibilità religiosa del popolo, neanche per scherzo.

Pochi giorni prima, volutamente, su YouTube è finita la barzelletta raccontata dalla terza carica dello stato sulla casa di Montecarlo. Un’altra bestemmia per il 98% dei 58 milioni d’italiani che si fanno un cuore così per comprarsi casa. Ma gli alti papaveri, tutti da contarsi nel rimanente 2% dei 58 milioni d’italiani, non hanno neanche arricciato il naso a fronte di tale inopportuna favola raccontata.

Eppure  la casa è un valore sacro per l’italiano medio, e dire che una casa al centro di Montecarlo vale quanto una casa in provincia di Milano è un’altra offesa per la sensibilità sia laica sia religiosa.

Due barzellette. Con la prima, qualcuno ha riso e molti si sono dispiaciuti. Con la seconda, nessuno ha riso e tutti si sono incazzati. Ma non è l’unica differenza perché il Premier voleva far ridere mentre la Terza carica dello Stato voleva farci fessi.

Luca Procaccini

Gianfranco Fini: un risultato eccezionale oltre ogni aspettativa

Fini è un uomo che stupisce da quando è sulla scena politica. Quindi, ce lo si poteva aspettare da un uomo eccezionale un risultato eccezionale. Ma è stato fatto il miracolo.

Quando qualche mese addietro il ministro Scajola si dimetteva dall’incarico perché non aveva idea di chi gli aveva pagato la casa, e c’informava d’aver solertemente incaricato gli avvocati per scoprirlo, 58 milioni di italiani hanno pensato che una pirlata così non s’era mai sentita. In ogni caso, il propalatore di pirlate lasciava l’incarico e spariva.

Da due mesi a questa parte, contro ogni evidenza e buon senso, Fini vuole farci credere che l’immobile di Montecarlo venduto a prezzo stracciato dal Partito a società, costituita ad hoc per mascherare il reale titolare della proprietà, è poi finito casualmente nella disponibilità del cognato. Senza che lui ne avesse mai saputo niente.

Fini è riuscito a riabilitare Scajola che, fatta la pirlata, si è prima dimesso e poi eclissato, ma nessuno l’ha apprezzato. Ora, con Fini  che nega l’evidenza e non molla la poltrona anche Scajola appare sotto nuova luce. Un miracolo, sembra addirittura un signore a confronto.

Luca Procaccini

sabato 10 luglio 2010

Sciopero dei giornalisti: prima vittoria. Ecco le modifiche al ddl intercettazioni

L’emozione è forte, nelle redazioni son tutti a brindare e a darsi pacche sulle spalle. In alcuni casi si vedono le lacrime agli occhi. La battaglia è vinta, il testo del ddl intercettazioni torna ad essere quello del 2007 licenziato da un ramo del parlamento con 447 voti favorevoli e soli 9 astenuti. Tutti i partiti allora erano d’accordo ed i giornalisti non avevano mica scioperato. E il testo trionfalmente torna attuale. Un esempio di buon governo e civiltà giuridica quello offerto dal governo Prodi ed ora nuovamente attuale.

Vale la pena leggerlo:

Vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pubblico ministero o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Stesso divieto per quel che riguarda conversazioni telefoniche o flussi di informazioni informatiche o telematiche e i dati riguardanti il traffico telefonico, anche se non più coperti da segreto. Anche in questo caso fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare. Se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale, degli atti del fascicolo del Pm, se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello.  I documenti che contengono dati relativi a conversazioni e comunicazioni telefoniche o telematiche acquisiti in modo illecito e quei documenti elaborati attraverso una raccolta illecita di informazioni non possono essere in nessun modo utilizzati, tranne che come corpo del reato. Chiunque rivela notizie sugli atti del procedimento coperti da segreto e ne agevola la conoscenza è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Se il fatto è commesso per colpa o per «agevolazione colposa», la pena è della reclusione fino a un anno. Se a commettere il fatto è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, la pena è aumentata, rispettivamente da 1 a 5 anni e da 6 mesi a 2 anni. Reclusione da 1 a 3 anni, invece, per chi in modo illecito viene a conoscenza di atti del procedimento penale coperti da segreto. E per chi, consapevole dell'illecita formazione, acquisizione o raccolta, detiene documenti che contengono atti relativi a conversazioni telefoniche, la pena è la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Chiunque rivela, attraverso qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, in tutto o in parte il contenuto di documenti elaborati per mezzo di una raccolta illecita di informazioni è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, la reclusione è aumentata da 1 a 5 anni. Per i giornalisti che pubblicano atti del procedimento o intercettazioni telefoniche coperte da segreto scatta l'ammenda da 10mila a 100mila euro, in alternativa alla reclusione fino a 30 giorni, come previsto dall'articolo 684 del Codice penale. In caso di illeciti per finalità giornalistiche, inoltre, è applicata la sanzione amministrativa della pubblicazione, in uno o più giornali, dell'ordinanza che accerta l'illecito a spese dei responsabili della violazione.  Il decreto del Pm che dispone l'intercettazione indica la modalità e la durata delle operazioni per un massimo di 15 giorni, prorogabile per altri 15 giorni dal giudice con decreto motivato e per una durata complessiva massima non superiore a tre mesi. Il limite può essere superato solo nel caso in cui dovessero emergere nuovi elementi investigativi.

Non c’è che dire, tutta un’altra cosa quando c’era in maggioranza Finocchiaro, Veltroni, D’Alema, Di Pietro e gli altri. Non c’era bisogno di far sciopero.

Luca Procaccini

martedì 6 luglio 2010

Governo: dopo le dimissioni di Brancher è pronto il nuovo ministro

Il ministero di Brancher è nato male ed è finito peggio. S’è fatto e disfatto come se gli italiani non avessero a mente com’è che deve diventarsi ministro.

E allora ecco il candidato naturale alla successione: Federica Gagliardi, candidata con l’Idv, collaborazioni con un assessore di Veltroni, con An, infine il comitato Polverini. Mesi fa l’incontro con Berlusconi, lei al comitato Polverini e lui in visita in una delle iniziative preelettorali: «Gli ho chiesto di fare un’esperienza internazionale. Ed è arrivata la telefonata». E la Gagliardi cosa fa? «Mi sono andata a documentare, sul G8 e sul G20». Poi in Canada a far le foto con Obama e Sarkozy.

E alla domanda se non appare insolito che una sua richiesta al premier sia stata subito accolta, risponde: «Ma no, ho i titoli necessari… parlo tre lingue».

Evidente, se chiede di fare un’esperienza governativa,  una telefonata ed è ministro. Poco importa se con o senza portafoglio. Ha i titoli, ma è modesta. Non farà problemi.

Luca Procaccini

martedì 29 giugno 2010

Dell’Utri condannato per mafia. Se questo è un uomo

Niente Spatuzza e Ciancimino. Nessuna strategia del terrore e accordi tra mafia, Dell’Utri, Berlusconi e Forza Italia. Niente di tutto ciò. In sentenza si statuisce che di quel che si dice di Dell’Utri, della stagione stragista del 1993 e degli affari degli anni dopo, nulla è vero. Rimane il dirigente aziendale che prima del 1992 per evitare guai a Standa e Fininvest accomodava con la mafia in Sicilia.

Non la prova di aver voluto partecipare al sodalizio criminoso che si avvale degli strumenti mafiosi per commetter reati, come prevede l’articolo 416 bis del codice penale debba provarsi per assumere la patente di mafioso. Ma l’accusa a colui che pur non facendo parte dell’associazione in qualche modo la favorisce. Reato non codificato ma stratificato nelle aule di giustizia per condannare quello di cui non si ha prova esser mafioso, ma che si punisce per non esser stato virtuoso nel conservare ogni verginità nei rapporti con gli ambienti mafiosi. Ciò a dispetto del fatto che le istituzioni non sono in grado di proteggere questa verginità in Sicilia come in altre regioni.

E in questi territori se questo è un uomo non per questo deve essere necessariamente un mafioso. Perché non deve chiedersi d’essere eroi per poter esser solo uomini.

Luca Procaccini

martedì 22 giugno 2010

Di Pietro indagato a Roma ci ha sbancato o sbiancato?


Anni addietro, un signore di nome Pacini Battaglia, di professione faccendiere, venne intercettato nell’àmbito di una conversazione, e non si è mai capito se ha detto: “Di Pietro e Lucibello mi hanno sbancato” oppure “Di Pietro e Lucibello mi hanno sbiancato”. Pacini Battaglia finì nel tritacarne di Mani pulite, famosa indagine penale capitanata da Di Pietro. Il quale allora era Pubblico ministero della Procura della Repubblica di Milano, città dove esercitava, ed esercita, la professione d’avvocato Lucibello, in rapporti con Di Pietro stesso.

All’intercettato Pacini Battaglia venne chiesto (nel corso di un procedimento penale dov’era indagato Di Pietro) il perché dell’affermazione secondo la quale Di Pietro e Lucibello l’avrebbero “sbancato”. E il chiarimento fu questo: c’era equivoco, perché non “sbancato” s’era detto, ma “sbiancato”.

Alla fine delle indagini, con sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Di Pietro (emessa dal Giudice dell’udienza preliminare di Brescia, che per motivi di forma non poté acquisire la registrazione), si chiuse la questione senza che si giungesse alla celebrazione del processo per l’accertamento dei fatti. E così tutti si son chiesti se Pacini Battaglia è stato “sbancato” o “sbiancato”.

Allo scopo d’aiutare il prossimo a capire cosa s’era detto, il quotidiano Il Foglio distribuì in allegato al giornale un Cd con la registrazione della conversazione. E fra chi l’ha ascoltata, a parecchi è parso proprio di sentir parlare di sbancare e non di sbiancare. Ma Il Foglio è di tiratura modesta e milioni d’italiani son rimasti col dubbio.

Comunque, si sa, il tempo cancella tutto e noi, del dilemma, ci siamo dimenticati. Tuttavia, la storia si ripete. La questione verte sui rimborsi elettorali che, è noto, sono fondi pubblici destinati ai partiti. Secondo l’indagine della Procura di Roma, Antonio Di Pietro, oltre al partito "Movimento Italia dei valori", ha costituito l'"Associazione Italia dei valori", composta da lui stesso, dalla moglie Susanna Mazzoleni e dall'onorevole Silvana Mura. Quindi, a richiedere, incassare e gestire i rimborsi del “Movimento politico” (e sostituendosi a esso) sarebbe stato in via di fatto l'"Associazione" di famiglia, attraverso la deputata-rappresentante legale Silvana Mura. Il “tesoriere” dell'associazione di famiglia, sempre per statuto, richiede i rimborsi elettorali e “li introita (…) per conto dell'Associazione” e cura la tenuta dei registri contabili “dell'Associazione e del Partito”. Un rompicapo, fino a quando costretto dalle inchieste giornalistiche Di Pietro non ha portato dal notaio Movimento e Associazione e li ha formalmente unificati. Ma questo vale per il futuro, e se è stato atto notarile questo è il riconoscimento delle ragioni di chi denunciava le anomalie. E se queste sono veramente state nel passato non sono certo sanate dall’atto notarile.

Se siamo stati sbancati da Di Pietro lo sapremo poi, ma  venuti a conoscenza di com’è funzionato il meccanismo, siamo già “sbiancati”.

Luca Procaccini

domenica 20 giugno 2010

Pontida, la festa dell’indiano leghista

Vent’anni di raduni a Pontida con la secessione per parola d’ordine. Però, se all’inizio era la festa di un movimento tribale senza nessuna particolare pretesa, oggi di tribale c’è rimasto solo il trattamento riservato all’indiano. Come al tempo della scoperta dell’America, quando i nativi ricchi d’oro lo cedevano agli ispanici in cambio di vetrini colorati dall’infimo valore, la tribù leghista oggi cede un validissimo consenso elettorale per l’illusione di qualcosa di sostanzioso.

Li lasciano giocare con l’inno di Mameli, la nazionale di calcio da turlupinare e, per far vedere qualcosa di luccicante come i vetrini colorati, col federalismo meteorologico (chiesto da Zaia lo scorso giovedì), ed il ministero per l’attuazione del federalismo varato proprio ieri e oggi affossato a Pontida dallo stesso Bossi che dice d’esser lui l’unico ministro della materia.

A quanto pare al grande capo piace così, fa nulla se quasi a metà mandato il federalismo rischia d’essere affossato dalla stretta finanziaria appena varata. Non è tutto oro quel che luccica, a volte è solo vetro.

Luca Procaccini

giovedì 17 giugno 2010

Intercettazioni. Ecco la proposta del centrosinistra

Il disegno di legge prevede che si potranno pubblicare almeno “per riassunto” gli atti di un processo non più segreti. Divieto, invece, per i testi delle intercettazioni. Di cui non si potrà più né scrivere né parlare, né per riassunto, né nel contenuto, fino al termine delle indagini preliminari. Resteranno top secret fino al dibattimento. Vietata la pubblicazione di tutto quello che riguarda “fatti e persone” estranee alle indagini. Vietata la pubblicazione degli atti e delle intercettazioni destinate ad essere distrutte. Chi pubblicherà un brogliaccio, a prescindere da cosa contenga, sarà punito con un mese di carcere e la multa fino a 10mila euro. Gli editori rischieranno fino a 450mila euro. Carcere fino a tre anni per chi pubblica intercettazioni destinate a essere distrutte. Oltre all’indagine penale, si potrà incorrere nella sospensione cautelare fino a tre mesi. Se si tratta di impiegati dello Stato si tratterà di una sospensione dal servizio, se si tratta di giornalisti la sospensione sarà dalla professione. Terminato il periodo di durata massima delle intercettazioni telefoniche (75 giorni), il pm potrà chiedere una proroga di tre giorni in tre giorni se dovesse avvertire il rischio che si stia per compiere un nuovo reato o se si tratti di una prova fondamentale. Se un pm rilascia dichiarazioni sul processo o viene indagato per violazione del segreto, potrà essere sostituito, anche se non automaticamente. Vietate la pubblicazione dei nomi e delle foto dei magistrati per quanto riguarda i provvedimenti che gli sono affidati. Per chiedere un’intercettazione telefonica o visiva e i tabulati serviranno “sufficienti indizi di reato” per i delitti di mafia e di terrorismo o “gravi indizi di reato” per tutti gli altri crimini. Le utenze devono appartenere ai soggetti indagati o dimostrare per gli altri che “sono a conoscenza dei fatti per cui si procede”. Ad autorizzare il pm, per ogni richiesta o proroga, che dovrà far sottoscrivere dal procuratore capo, sarà il tribunale collegiale del capoluogo di distretto cui dovrà inviare ogni volta tutte le carte. È prevista una pena da sei mesi fino a quattro anni di carcere per chi “fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di conversazioni a cui partecipa o comunque effettuate in sua presenza”. C’è una clausola di salvaguardia per gli 007. Esclusi i giornalisti (pubblicisti compresi). La legge non si applicherà ai processi in corso nei quali siano già state richieste e autorizzate delle intercettazioni e se un sacerdote viene sottoposto ad indagini o arrestato, il pm dovrà avvertire il vescovo della diocesi da cui il prete dipende. Nel caso di un vescovo o un abate verrà avvisata la segreteria di Stato vaticana.
Obbrobrio giuridico che non supererà mai il vaglio della corte costituzionale. Ne sono certi gli esperti della sinistra.

Infatti, l’idea di Finocchiaro, Veltroni, D’Alema, Di Pietro e gli altri quando erano i maggioranza con Prodi al Governo era tutt’altra cosa: vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pubblico ministero o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Stesso divieto per quel che riguarda conversazioni telefoniche o flussi di informazioni informatiche o telematiche e i dati riguardanti il traffico telefonico, anche se non più coperti da segreto. Anche in questo caso fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare. Se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale, degli atti del fascicolo del Pm, se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello. I documenti che contengono dati relativi a conversazioni e comunicazioni telefoniche o telematiche acquisiti in modo illecito e quei documenti elaborati attraverso una raccolta illecita di informazioni non possono essere in nessun modo utilizzati, tranne che come corpo del reato. Chiunque rivela notizie sugli atti del procedimento coperti da segreto e ne agevola la conoscenza è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Se il fatto è commesso per colpa o per «agevolazione colposa», la pena è della reclusione fino a un anno. Se a commettere il fatto è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, la pena è aumentata, rispettivamente da 1 a 5 anni e da 6 mesi a 2 anni. Reclusione da 1 a 3 anni, invece, per chi in modo illecito viene a conoscenza di atti del procedimento penale coperti da segreto. E per chi, consapevole dell'illecita formazione, acquisizione o raccolta, detiene documenti che contengono atti relativi a conversazioni telefoniche, la pena è la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Chiunque rivela, attraverso qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, in tutto o in parte il contenuto di documenti elaborati per mezzo di una raccolta illecita di informazioni è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, la reclusione è aumentata da 1 a 5 anni. Per i giornalisti che pubblicano atti del procedimento o intercettazioni telefoniche coperte da segreto scatta l'ammenda da 10mila a 100mila euro, in alternativa alla reclusione fino a 30 giorni, come previsto dall'articolo 684 del Codice penale. In caso di illeciti per finalità giornalistiche, inoltre, è applicata la sanzione amministrativa della pubblicazione, in uno o più giornali, dell'ordinanza che accerta l'illecito a spese dei responsabili della violazione.  Il decreto del Pm che dispone l'intercettazione indica la modalità e la durata delle operazioni per un massimo di 15 giorni, prorogabile per altri 15 giorni dal giudice con decreto motivato e per una durata complessiva massima non superiore a tre mesi. Il limite può essere superato solo nel caso in cui dovessero emergere nuovi elementi investigativi.

447 voti favorevoli alla Camera e solo 9 astenuti, poi cadde Prodi ed il disegno di legge rimase tale.

La differenza però è chiara. Ora si vuol solo rendere da Paese civile il processo penale perché si vuole evitare la gogna mediatica e l’uso improprio delle intercettazioni. Mentre allora si volva salvare Berlusconi ad ogni costo.

Sicuro. Perché invertendo i fattori il risultato non cambia.

Luca Procaccini

sabato 5 giugno 2010

Sciopero dei magistrati: la legge è uguale per tutti, quelli che non ci hanno a che fare

In ogni aula di giustizia campeggia la scritta “La legge è uguale per tutti” ma chi ci ha a che fare, nel bene e nel male, s’accorge che non è così.

“La legge è uguale per tutti” nei momenti di crisi in cui s’ha da tirar la cinghia, ma i magistrati, ai cui stipendi sono ancorati anche quelli dei parlamentari, non ne voglion sapere di essere decurtati negli emolumenti, e scioperano.

“La legge è uguale per tutti” quelli che non ci hanno a che fare, perché quelli chi che c’inciampano e quelli che ne dispongono sanno di non essere uguali a tutti.

Luca Procaccini

giovedì 3 giugno 2010

Di Pietro tra i favoriti di Anemone e Balducci. Nessun caso, è solo una casa

Dopo l’equo canone in Piazza della Scala a Milano, ora l’appartamento in affitto a prezzo irrisorio a Roma.

Non è un caso politico, è solo una delle case di Di Pietro.

Se confermato, una certezza. Quella di Di Pietro è Italia dei Valori, immobiliari.

Luca Procaccini

domenica 23 maggio 2010

L’UDC cambia. Iniziata la rivoluzione di Casini

È dal 1994, anno fondativo di Forza Italia, che la politica italiana si cimenta nel tentativo di imitare Berlusconi.

16 anni son passati, ma non è bastato a far capire che il tentativo è fallimentare.

E allora ecco l’idea dell’UDC: far scegliere il nome del partito al popolo mediante una consultazione su Internet. Come se Berlusconi non avesse coniato il nome del Popolo delle Libertà a mezzo del sondaggio popolare.

Insomma, nulla di nuovo. I soliti Casini.

Luca Procaccini

domenica 9 maggio 2010

Di Pietro e la sostituzione dell’assessore perché madre. È una manovra elettorale dell’IDV

L’Italia dei Valori sostituisce l’assessore al comune di Bologna donna con un uomo, e la motivazione è che in quanto madre l’uscente non avrebbe potuto sostenere l’impegno.

Era prevedibile. L’Italia dei valori è Di Pietro, e Di Pietro è l’incarnazione dell’omino italico. Quello che gli piace avere una Mercedes in comodato d’uso gratuito, 100 milioni di lire in prestito senza interessi, e senza termine stabilito per la restituzione, e un appartamento in fitto a equo canone in piazza della Scala a Milano.

Nulla di penalmente rilevante, favorucci ricevuti dall’uomo di potere che solo il tipico omino italico sa apprezzare. Lo stesso che ha le idee chiare sulle donne: devono badare alla casa, crescere i figli e portare le corna. Mica possono fare l’assessore.

Quindi nessuno scandalo con la mossa di Bologna, l’Italia dei Valori cura il suo elettorato.

Luca Procaccini

venerdì 30 aprile 2010

Fini doveva saperlo: non basta un Bocchino per far cadere Berlusconi

Ormai è chiara la strategia finiana: scatenare il più dirompente Bocchino per ottenere le dimissioni di Berlusconi.

Ma è opera da insulso. Dopo i fatti della D’Addario e delle escort, i festini a palazzo Grazioli e a villa Certosa, tutti sapevano che non sarebbe bastato un Bocchino a far cadere Berlusconi.

Luca Procaccini

lunedì 26 aprile 2010

Scontri a Roma e Milano per le celebrazioni del XXV Aprile. Liberati ma non dal fascismo

Manifestazione per il XXV Aprile funestata da violenze a Roma e Milano. Nella capitale c’è stato lancio di oggetti, fumogeni e petardi all’indirizzo delle istituzioni presenti, oltre che dei partigiani e deportati. A Milano è andata meglio. Solo spintoni ed invettive nei confronti delle solite istituzioni, ma anche dei partigiani e deportati.

Nel giorno che dovrebbe essere commemorativo della liberazione dal nazifascismo alcuni usano metodi squadristi.

È  proprio vero quel che si dice in certi ambienti della sinistra: ora e sempre antifascista.

Basta che sia chiaro chi è che usa metodi da fascista.


Luca Procaccini

martedì 20 aprile 2010

Montezemolo si dimette e il titolo FIAT vola in Borsa, anzi no

Montezemolo lascia la presidenza della FIAT e il titolo vola in Borsa.

Elkann diviene Presidente della FIAT e il titolo crolla in Borsa.

Gli italiani saranno pure abituati agli affari della famiglia, ma piazza Affari è altra cosa.

FIAT, Fabbrica Italiana Arcaicamente Tenuta.

Luca Procaccini

mercoledì 14 aprile 2010

Scontri a Roma Tre: feriti universitari di destra. Clamorosa svolta nelle indagini: è stato un agguato dei fascisti

Una decina di ragazzi del Blocco Studentesco sono rimasti feriti. Ad aggredirli un centinaio di esponenti dei centri sociali davanti alla facoltà di Lettere di Roma Tre in via del Valco di San Paolo, mentre affiggevano alcuni manifesti in vista delle prossime elezioni del Cnsu, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Nove militanti del Blocco sono finiti in ospedale, sei di loro con ferite gravi e prognosi di decine di giorni. "Si è trattato di un vero e proprio agguato - racconta un aggredito - eravamo una quindicina di persone e stavamo facendo affissione, come è prassi nei periodi preelettorali, quando abbiamo visto sbucare dal nulla un centinaio di persone armate di caschi, sassi, bastoni, catene, che ci sono venute addosso, forti del fatto di essere oltre quattro volte superiori a noi nel numero".

Alcuni cittadini che abitano proprio sulla via dove sono avvenuti gli incidenti hanno assistito alla scena. "Dalla dinamica dell’aggressione, avvenuta peraltro a poche centinaia di metri dal centro sociale Acrobax, sembra evidente come l’attacco fosse premeditato - dice Di Stefano, responsabile nazionale del Blocco Studentesco - un’azione violenta e intimidatoria pianificata a tavolino per impedirci di fare politica nelle università. E' chiaro che un gesto di una tale gravità nasce dalla convinzione di godere di una totale impunità e richiede una risposta adeguata”.

Questi i fatti, poi l’analisi molto semplice: è stato un attacco squadrista per evitare l’espressione di un'idea e la libera partecipazione a un’elezione. Per di più, chi s’è macchiato di questo crimine l’ha fatto nella convinzione di rimanere impunito. Pertanto, come ai tempi dell’Aventino, chi non la pensa come gli autori del misfatto farebbe meglio a ritirarsi dalla scena politica per denunciare la privazione degli elementari diritti e il pericolo per la democrazia.

La fotografia è chiara e non c’è dubbio: chi ha compiuto l’aggressione è proprio un fascista.

Luca Procaccini

martedì 6 aprile 2010

Farefuturo non vuole morire leghista. È ora di fare silenzio

Farefuturo, pensatoio finiano, non vuol finire leghista. Però per tutta la campagna elettorale più che farefuturo è stato fareniente. E prima ancora della campagna elettorale farefuturo con le sue idee di sinistra è stato fareincazzare l’elettore di destra. Ora farefuturo non vuol finire leghista, ma se non impara a faresilenzio per molti potrà andare anche a fareinculo.

Luca Procaccini

lunedì 29 marzo 2010

Il Presidente della Regione Sicilia Lombardo, il fratello e gli altri. Concorso esterno in associazione mafiosa. Tutti i nomi

Lombardo, leader dell’MPA e Presidente della Regione Sicilia, con il fratello deputato al Parlamento nazionale ed altri amministratori degli Enti locali, sotto indagine per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per la verità, il Codice penale punisce l’associazione a delinquere di stampo mafioso, che consiste nell’associarsi con altri per compiere nel tempo delitti utilizzando gli strumenti tipici della mafia. Quindi, per essere condannati si dovrebbe essere accusati, e dovrebbe offrirsene la prova, di essere in accordo con altri per compiere reati utilizzando il metodo mafioso. Se manca l’accordo in tal senso, in caso di commissione di un reato può esserci la punizione per questo ma non anche la pena per aver fatto parte del sodalizio criminoso.

Questo è, ma anche se non alberga nel Codice penale, nelle aule di giustizia è stato coniato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Costruzione giuridica per motivare la condanna per il reato codificato anche nei confronti di chi non è accusato di aver partecipato al sodalizio criminoso per commettere reati nel tempo con lo strumento tipico del mafioso. Quindi, quando non c’è la prova per il reato così come normato dal Codice, c’è la condanna per aver concorso dall’esterno all’associazione.



Se si parlasse di lingua italiana, sarebbe costruzione barocca, ma parlandosi di condanne e pene, è costruzione per affibbiare la pena per il grave reato anche a chi non è stato provato d’aver fatto parte del sodalizio criminoso, ma semplicemente perché in qualche modo può dimostrarsi d’averci avuto a che fare. Magari anche come vittima. Tipico esempio scolastico: il medico che viene portato a curare qualche latitante affetto da patologia, e poi una volta a casa  non denuncia il fatto per semplice paura d’essere punito dalla cosca, può essere accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e subirne la pena. Tipico esempio concreto: ogni qual volta si ha a che fare con qualcuno che è dedito al malaffare, qualcun altro può dire che si è voluto aiutare un sodalizio dalle caratteristiche mafiose.



Poi, il capitolo della prova. Che sia associazione mafiosa o concorso esterno in associazione mafiosa, ci vuole la prova del fatto per poter condannare. E in Italia si punta molto sul pentito che collabora. Fa niente che è persona assolutamente inaffidabile, allettata dai benefici che derivano dalla collaborazione, che potrebbe dire ciò che ne ha voglia pur di ottenere qualcosa. Tanto, la dichiarazione del pentito per assurgere al valore di prova deve essere oggettivamente riscontrata. Questa la norma, poi l’elaborazione giurisprudenziale che stabilisce esserci riscontro anche solo quando sono più d’uno i pentiti a dire la stessa cosa, senza altra prova  documentale o fattuale. 



Fatte queste premesse, per avere la lista dei nomi dei sospetti di mafia o concorso esterno in associazione mafiosa città per città, basta prendere l’elenco del telefono perché nessuno può dire di essere al riparo dall’accusa.



Luca Procaccini

domenica 21 marzo 2010

Sgarbi riammesso senza rinvio: soddisfazione della Bonino

Sgarbi riammesso dal TAR nel Lazio ma bocciata la sua richiesta di rinvio delle elezioni dalla Regione. Pronto intervento dei Radicali italiani. Sciopero della fame collettivo, foto nudi in piazza del Quirinale e tutti stesi in terra a garantire la legalità. Poi, conferenza stampa.

 Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”

. Il giornalista: "Certo, perché quando il delegato del PDL si è presentato fuori tempo massimo a presentar la lista se non era per voi che vi sdraiavate ci sarebbe stata violazione di legge”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”
. Il giornalista: “E poi, quel decreto legge del Governo che consentiva di ripresentare la lista fuori termine perché interveniva sulla legge nazionale senza curarsi del fatto che la Regione Lazio aveva normato la materia con legge regionale”

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”. Il giornalista: “Però la Regione Lazio prima impugna il decreto legge del Governo per denunciare che non è  applicabile nel Lazio ed ottenere l’esclusione della lista del PDL e, poi, utilizza lo stesso decreto per non accordare il rinvio delle elezioni utile a consentire alla lista di Sgarbi di effettuare la campagna elettorale secondo il dettato della legge regionale”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!". Il giornalista: “Ma pare propio che i Vostri alleati per vincere le elezioni regionali nel Lazio, con la Bonino candidato Presidente, fanno il gioco delle tre carte con la legge”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”. Il giornalista: “E ora che fate vi sdraiate in terra per evitare l’abuso?”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”. Il giornalista: “Vabbè, ho capito…”.

Luca Procaccini

martedì 16 marzo 2010

Berlusconi, Alfano, i PM di Trani e il CSM trovano l’accordo sugli Ispettori del Ministero. Ecco perché

Berlusconi al telefono dice di aver le tasche piene di Santoro.

I Pubblici Ministeri lo ascoltano e lo mettono sotto indagine.

Alfano manda gli Ispettori del ministero a verificare come sia stato possibile che il Presidente del Consiglio sia potuto finire intercettato nelle sue conversazioni telefoniche, per poi essere indagato per aver detto al telefono quel che ripete un giorno sì e l’altro pure circa Santoro, e quindi finire sulle pagine del giornale per la fuga di notizie dalla Procura della Repubblica.

La Procura della Repubblica immediatamente dice di non concedere accesso agli atti agli Ispettori perché coperti dal segreto istruttorio ed il CSM apre un fascicolo per contestare la scelta del Ministro di mandare gli Ispettori.

Chiaro: gli Ispettori del Ministro sono magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, quindi inaffidabili al punto da consigliare di evitarne l’accesso agli atti, perché potrebbero farne uso improprio, e da rendere necessario il pronto intervento del Consiglio Superiore della Magistratura a scongiurare il pericolo.

Quindi, tutti d’accordo: mandare in giro un magistrato è un danno di dimensioni nucleari.
Finalmente il problema è individuato.

Luca Procaccini

venerdì 12 marzo 2010

Berlusconi indagato perché voleva chiudere Annozero: il commento ufficiale del Presidente del Consiglio

Più di 100 procedimenti e oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2600 udienze in 16 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata.

Ora, l’indagine della Procura di Trani perché dalle intercettazioni telefoniche parrebbe che Silvio nei colloqui telefonici con il direttore del Tg1 Minzolini e il commissario dell'Authority Innocenzi abbia chiesto di tener a bada Santoro. Secondo l'ipotesi accusatoria, il reato ipotizzabile è inerente la condotta del pubblico ufficiale che abusa della sua qualità. In giuridichese, concussione.

Secca la nota del Presidente:  “Che noia, che barba, che barba, che noia, non succede mai niente di nuovo in questo Paese!”.

Luca Procaccini

martedì 9 marzo 2010

Liste elettorali, dopo i problemi nel Lazio e nella Lombardia, guai per Liguria, Puglia, Calabria e Campania

Governo e Capo dello Stato, Corte d’Appello e Tribunale Amministrativo Regionale, Costituzionalisti e leader politici. Tutti impegnati a sostenere questa o quella tesi circa la correttezza della presentazione della lista, la giustezza dell’interpretazione della regola e la competenza a legiferare sulla materia elettorale. Ma non c’è lista che tenga alla prova della norma, e la dimostrazione è data. Basta solo aver memoria.

Quindi, primo: raccogliere la rassegna stampa delle ultime settimane circa la composizione delle liste dei candidati alla carica di consigliere regionale per scoprire che, giorno dopo giorno, ci sono stati in tutti gli schieramenti dei candidati che entravano ed uscivano dalle liste. Specialmente lì dove c’era da comporre pure il listino bloccato del Presidente, cioè quel piccolo elenco di eletti sicuri, in caso di elezione del Presidente, senza bisogno di racoglier preferenza.

Secondo: controllare quand’è che c’è stata corrispondenza di data tra le dichiarazioni dei leader politici alla stampa circa i candidati in pectore e la lista ufficiale dei candidati poi presentati.

Terzo: tenere a mente che la dichiarazione dei leader politici di cui al punto precedente è stata fatta ammettendo candidamente che la chiusura delle liste è stata di poche ore prima del termine per la presentazione delle stesse.

Quarto: aver presente che la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste deve essere fatta su moduli riportanti il candidato Presidente ed i candidati consiglieri tutti, compresi quelli del listino bloccato, lì dove c’è.

Quinto: ricordarsi che le firme apposte sui moduli devono riportare luogo e data di raccolta.

Sesto: confrontare le date di apposizione delle firme con la data di dichiarazione di chiusura della lista dei candidati alla carica di consigliere.

Settimo: serbare ricordo che le firme apposte con data precedente alla chiusura delle liste sono state raccolte su moduli “in bianco” dove solo successivamente è stato scritto l’elenco dei consiglieri candidati alla carica.

Ottavo: avere memoria che le firme raccolte su moduli in bianco non sono valide.

Nono: controllare quante di queste firme ci sono per ogni lista e effettuarne conteggio per stabilire se residuano quelle necessarie alla presentazione delle liste.

Fatto questo, chi sa quanti candidati restano ancora in corsa.

Luca Procaccini

mercoledì 3 marzo 2010

Formigoni, Polverini, Caldoro e Cosentino. La teoria della relatività einsteniana in politica

Tutto è relativo, e quando la Lombardia si preparava al voto con Formigoni che rifiutava l’alleanza con l’UdC perché altrimenti avrebbe superato il 60% delle preferenze con conseguente inutilità della seconda parte del listino bloccato (che porta in dote al Presidente i più fidati, o raccomandati, consiglieri) perché già sufficienti gli eletti raccattati col proporzionale a garantire la governabilità dell’Ente,  Caldoro annichiliva.

Tutto è relativo, e quando il Lazio si preparava al voto con la Polverini a capo della gioiosa macchina da guerra offerta dal sindacato, del quale era massima espressione, a far da contraltare all’improbabile proposta Piddina dilaniata dai rapporti impropri di Marrazzo al punto da non essere in grado di presentare un candidato proprio e ben felice di accodarsi a quello imposto dai radicali in terra di Vaticano, Caldoro ammirava.

Tutto è relativo, e quando la Campania si prepara tranquilla al voto, con Caldoro a prender il posto di Cosentino perché indagato di concorso esterno in associazione camorristica, Formigoni e Polverni invidiano.

Tutto è relativo, e anche la posizione di un Caldoro oggi può essere ambita.

E non c’è bisogno di Einstein per capirlo.

Luca Procaccini

domenica 28 febbraio 2010

Esclusione lista PDL alla provincia di Roma. La Polverini ha il piano B?

È maledizione Lazio. Dopo Marrazzo, la Polverini. È nell’aria. Che sia il Governatore o la candidata alla carica, l’inculata è arrivata. In senso letterale o figurato, a tutti e due ha bruciato. La differenza è nel sorriso compiaciuto d’allora al posto di quello forzato d’adesso. Per tutt’e due di lato B neanche a parlarne, speriamo che la Polverini abbia almeno un piano B.

Luca Procaccini

lunedì 22 febbraio 2010

Nella guerra interna al PdL, la Campania val solo un Bocchino

Cinque anni addietro la conquista della Campania è stata affidata dal centrodestra al giovane dal cognome più difficile per vivere in quella regione.  E allora delle due l’una, o si riteneva già persa la competizione e dettaglio di tal fatta era secondario nell’era della comunicazione che viviamo, oppure il giovane era necessariamente tosto. Per provenienza politica (MSI prima che AN), e per la palestra di vita che s’è dovuto fare per portare il nome. Poi, si sa, l’urna premiò di nuovo Bassolino, e Italo veniva chiamato dall’elettorato al difficile compito di controllore. Di fronte all’arduo compito, dimissioni e vita comoda in Parlamento.

Quindi, dato l’esito dell’avventura del Bocchino trombato, si è legittimati a credere più verosimile la prima ipotesi formulata. Poi, il candidato di oggi e la domanda che si fa l’elettore del centrodestra. Il nome è apposto e non evoca nulla di pruriginoso: Caldoro. Quanto a provenienza politica, niente di più consono all’elettore indigeno abituato a non prender mai posizione per potersi smarcare dal patentino attribuitogli col voto e passar, all’uopo, dall’altra parte: Partito Socialista, presente in ogni schieramento politico, da sinistra e libertà e fino al Pdl, con diverse formule e con ognun di loro che dice d’esserne erede delle idee e tradizioni.

Tutto bene, non fosse che il tempo cambia le cose e l’elettore cerca sicurezza e decisione. E la sinistra candida il vero uomo di destra: De Luca, detto “lo sceriffo”.

Quindi, la scoperta degli ultimi giorni leggendo i giornali: Berlusconi è incazzato per i giochi di potere all’interno del partito, e gli indizi portano al Bocchino che ha tramato fino al punto di averla vinta su Cosentino, il Coordinatore Regionale dimissionario perché non voleva tra i piedi l’accordo con l’UdC in Campania, e perché avrebbe detto di La Russa e Verdini che son morti che camminano in preparazione del cambio al vertice del partito che lo vedrebbe al comando, al posto dei due, con Bondi.
Povero Caldoro, il rischio è che faccia parte di un disegno e che alla fine valga meno di un Bocchino.

Luca Procaccini

sabato 20 febbraio 2010

Smog: ottanta Comuni bloccano il traffico. Ottanta voglia d’imprecare

Le polveri sottili impazziscono d’inverno e vanno in ferie con la primavera per comparire nuovamente col nuovo inverno, e non bisogna essere proprio dei geni per capire che dipendono i larga parte dal riscaldamento degli edifici. Poi, è di poche ore fa la notizia che Milano è agli ultimi posti tra le città italiane per quel che riguarda la presenza del benzopirene nel famigerato PM 10, e non bisogna essere dei geni, ma basta fare due più due per capire che il dato è indice dell’inquinamento da traffico.

Eppure, la Moratti a braccetto con Chiamparino annunciano che il prossimo 28 febbraio le auto non girano, e dietro di loro altri primi cittadini fino a fare ottanta. Tutti  contenti, Renzi da Firenze in testa a dire che il provvedimento non serve a niente ma lui c’è.

Ottanta voglia d’imprecare.

Luca Procaccini

martedì 16 febbraio 2010

A Sanremo, Emanuele Filiberto canta Italia amore mio. Che stupidità l’esilio

Vittorio Emanuele II, prima segretamente aiutava Garibaldi e i suoi a effettuare lo sbarco dei Mille, e poi, senza farne dichiarazione di guerra come il diritto internazionale d’allora già prevedeva, nel 1860 assediava il cugino Francesco II di Borbone in quel di Gaeta per costringerlo all’esilio. In quegli anni e in quel modo cominciò a formarsi la monarchia d’Italia.

Vittorio Emanuele III, durante le seconda guerra mondiale, firmato in gran segreto l’armistizio con gli alleati angloamericani, all’indomani della sua pubblicazione dell’8 settembre 1943, fuggì di notte e di nascosto nelle terre di Puglia accompagnato dalla Casa reale, dal Governo in carica e dai comandi militari. La dichiarazione recitava, in sintesi, che l’armistizio era firmato, ma la guerra continuava nei confronti di chi ci attaccava. Un modo barocco per dire agli ignari italiani che i tedeschi li avrebbero massacrati. In quegli anni e in quel modo cominciò a formarsi la Repubblica d’Italia, con cacciata dei Savoia dal suolo patrio.

Emanuele Filiberto, riconquistata la possibilità di calpestare la terra italiana, nel 2009 partecipa alla trasmissione televisiva “Ballando con le stelle” e oggi canta “Italia amore mio” a Sanremo.
In questi anni e in questo modo prendiamo coscienza di che errore è stato mandare in esilio i Savoia. Poco seri lo son sempre stati, ma cacciarli ha solo peggiorato le cose per gli italiani.
Ci hanno privato del gusto di ridere di loro.

Luca Procaccini

sabato 13 febbraio 2010

Veltroni e Bersani: dopo le elezioni regionali lo scontro nel PD si consuma al bar

Veltroni aveva provato a fare del PD il leader, ma oltre al fallimento del progetto nelle urne, Walter ha perso la battaglia interna nel partito con D’Alema e i suoi accoliti, tra i quali Bersani che ora lo sostituisce alla segreteria del partito.

Poi, digerita la sconfitta e guadagnata la ribalta dei talk show, Walter pochi giorni addietro a "Mattino5, e alle "Iene" dell’altra sera, si proponeva prima scherzosamente e poi con piglio da esperto alla presidenza della Juventus.

Tant’è, quando s’è fuori dalla scena politica che conta tutto fa brodo per rimanere a galla. Ma si sa, nelle lotte tra correnti non si fanno prigionieri, e Bersani ha prontamente risposto assestando il colpo di grazia: tutt’Italia tappezzata dei suoi manifesti con faccione e la frase “In poche parole, un’altra Italia”. Così ora abbiamo Walter a fare il presidente della Juventus e Bersani  a fare il ct della Nazionale perché sia mai che Vetroni resti anche solo per un attimo al vertice.

E allora, presagio di come andrà a finire dopo le elezioni regionali: eccoli al bar dello sport a spararla grossa sulla partita della domenica come ogni pensionato medio. Unico diletto di chi resta fuori dai giochi.

Luca Procaccini

sabato 6 febbraio 2010

Questione soldi di Stato alla FIAT: offro un euro a Montezemolo… in fronte!!

Passi che la FIAT nella sua ultracentenaria storia s’è distinta per essere stata pronta a convertire l’industria all’economia di guerra, sia nel primo sia nel secondo conflitto mondiale, per poi riconvertirsi immediatamente all’economia di pace e influenzare le politiche per l’incremento delle infrastrutture nel senso di sviluppare la rete di strade e autostrade a discapito del trasporto ferroviario.

Fa nulla che quando c’era da vendere la Alfa Romeo venne impedita la cessione di questa a un Casa giapponese e, purché rimanesse italiana, fu fatta acquistare alla FIAT a condizioni di cessione meno vantaggiose.

Si sorvoli pure sul fatto che la FIAT ha beneficiato di contributi pubblici per l’apertura di fabbriche nel depresso Meridione d’Italia, poi ne ha chiuse alcune, al Nord come al Sud, e ha fatto accesso a man bassa all’istituto della cassa integrazione per andare all’estero a insediare stabilimenti di produzione.

Pace al fatto che la FIAT è l’unica impresa italiana che privatizza gli utili e socializza le perdite.

Si tolleri pure che incassati gli incentivi alla rottamazione un anno sì e l’altro pure, FIAT acquisti Case automobilistiche oltreoceano e chiuda stabilimenti improduttivi in Italia.

Ma i notabili d’Italia targati FIAT (vedi Montezemolo) non ci dicano che non hanno preso un euro dallo Stato perché vien voglia di lanciargliele addosso le monete. Questa è istigazione a delinquere.

Luca Procaccini

lunedì 1 febbraio 2010

Berlusconi, Formigoni, Penati e Bossi. Questa è politica!

Berlusconi, si sa, ha personalizzato la politica. Cioè, dal partito alla persona, o la persona che diventa partito. Ma va bene così, è lui e non può essere diversamente.

Poi, però, arrivano gli altri. E con Formigoni che governa la Lombardia da 15 anni, ci sta pure che la competizione elettorale per il rinnovo del consiglio regionale la faccia con un manifesto dove accanto alla sua faccia c’è scritto il nome di battesimo. Roberto e basta. Niente cognome e niente simbolo di partito. Non serve.

Ma quando tocca a Penati che si candida alla presidenza della regione Lombardia con un manifesto dove c’è lui e basta, col cognome ma senza simboli di partito, il dubbio è che non è personalizzazione della politica ma consapevolezza che se si mettono avanti i partiti che l’appoggiano l’elezione è persa. Comprensibile.

Il meglio però è dato da chi ce l’ha duro. Il rampollo è tre volte bocciato alla maturità, una delle quali con tesina su Cattaneo, padre del pensiero federalista e bandiera della Lega. Ma il piccolo Bossi (foto) proprio non ce la fa, evidentemente, a distinguersi quale intellettuale di partito. Però è candidato alla carica di Consigliere regionale della Lombardia. Roba da 10.000 euro al mese che si giustificano quando si hanno competenze tecniche specifiche o curriculum politico di tutto rispetto. E non è il caso nostro se il Bossino è poco studioso, e di esperienza politica neanche a parlarne. Però ha il nome, evidentemente.

Quando il partito è la persona e la persona è il partito, succede.

Luca Procaccini

foto corriere

giovedì 28 gennaio 2010

Dopo il blocco del traffico e l’Ecopass per il diesel Euro 4, a Milano si propone la soluzione all’inquinamento atmosferico

Da anni è partita la crociata contro auto e moto vecchie, e c’è chi ringrazia. Ma non per la qualità dell’aria. Quindi negli anni il blocco del traffico in alcune fasce orarie, poi blocco totale, per l’Euro 0, 1 e 2. E a ringraziare sono sempre gli stessi. Ma non per la qualità dell’aria.

Arriva l’Ecopass a Milano.  E a ringraziare s’aggiunge qualcun altro ai soliti noti. Ma non per la qualità dell’aria. Capitava anche che l’introduzione dell’Ecopass coincidesse con la stagione più piovosa degli ultimi anni e l’aria si nettava. Ed era ringraziamento pure per il culo per la congiuntura astrale.

Ora c’è addirittura il pagamento dell’Ecopass delle auto Euro 4 diesel, e blocco del traffico per la domenica. E ci sono i soliti che ringraziano, ma anche quelli che ballano. Che sono quelli che dovrebbero preoccuparsi della qualità dell’aria e confidano nella danza della pioggia.

Luca Procaccini

lunedì 25 gennaio 2010

Vendola e le Primarie contro del PD

In Lombardia con Penati, tutti d’accordo, niente Primarie e candidato alla carica di Presidente della Regione calato dall’alto.

Nel Lazio con Bonino, tutti dormienti, niente Primarie e candidato scelto dai Radicali con accodamento tardivo del PD.

In Puglia con Boccia, tutti spocchiosi a far le Primarie per silurare il candidato uscente Vendola e poi la trombata massima del PD.

Quindi, altro che strumento di democrazia interna. Le Primarie o sono kermesse mediatica com’è stato con Veltroni, o si fanno contro com’è stato per Vendola.
 
Luca Procaccini

Processo breve e PD: la proposta della Finocchiaro

Il Processo breve approvato in Senato è una tragedia per il sistema giustizia. Per salvare Berlusconi si sfascia tutto. Questa in sintesi la posizione espressa dalla Finocchiaro per commentare il varo del processo breve dal Senato. Eppure, Finocchiaro quando era in maggioranza con Prodi al Governo propose disegno di legge che porta il suo nome: due anni per le indagini preliminari, due dalla chiusura delle indagini e fino all’apertura del primo grado di giudizio, due per il primo grado, altrettanti per il secondo ed altri due per il terzo grado. Senza limitazione per reato e per pena astrattamente applicabile.

La differenza della proposta Finocchiaro col processo breve approvato dal Senato è nel fatto che l’idea finocchiara sarebbe stata ancor più drastica nel sanzionare le lungaggini dei procedimenti, e senza differenziazione alcuna delle tipologie di reato.

Però quanto fatto oggi in Senato, seppur in scia col finocchiaro progetto ed in maniera più restrittiva, è una tragedia epocale per la giustizia.  E allora, è contraddizione della Finocchiaro o è la Finocchiaro che vuole infinocchiarci?

Luca Procaccini

sabato 16 gennaio 2010

Foto di Di Pietro con Contrada e Mori, atti di indagine salvano Di Pietro dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa?

Foto di Di Pietro con Moro e Contrada, rispettivamente assolto dall’accusa di favoreggiamento alla mafia e condannato per mafia, ipotesi di connivenza a carico dell’uomo e denuncia di complotto di Tonino. Per la verità, il Codice penale punisce l’associazione a delinquere di stampo mafioso, che consiste nell’associarsi con altri per compiere nel tempo delitti utilizzando gli strumenti tipici della mafia. Quindi, per essere indagati si dovrebbe essere accusati, e dovrebbe offrirsene la prova, di essere in accordo con altri per compiere reati utilizzando il metodo mafioso. Se manca l’accordo in tal senso, in caso di commissione di un reato può esserci la punizione per questo ma non anche la pena per aver fatto parte del sodalizio criminoso.

Questo è, ma anche se non alberga nel Codice penale, nelle aule di giustizia è stato coniato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Costruzione giuridica per motivare la condanna per il reato codificato anche nei confronti di chi non è accusato di aver partecipato al sodalizio criminoso per commettere reati nel tempo con lo strumento tipico del mafioso. Quindi, quando non c’è la prova per il reato così come normato dal codice, c’è l’ipotesi di condanna per aver concorso dall’esterno all’associazione. Praticamente, è costruzione per affibbiare la pena per il grave reato anche a chi non è stato provato d’aver fatto parte del sodalizio criminoso, ma semplicemente perché in qualche modo può dimostrarsi d’averci avuto a che fare.

E allora anche la foto con appartenenti al sodalizio criminoso può essere una prova di connivenza, ma Di Pietro spiega le riproduzioni fotografiche ricordando d’essere stato Pubblico ministero che s’è servito della Polizia giudiziaria per le sue indagini e, quindi, d’aver potuto servirsi dei due perché erano appartenenti, poi in sospetto di mafia, ai corpi delle Forze dell’ordine.

Vero, com’è vero che Andreotti s’è sparato dieci anni di processo come imputato di concorso esterno in associazione mafiosa perché s’è detto che frequentava appartenenti alle cosche con tanto di baci a suggellare gli accordi. Ma Giulio non ha potuto motivare le sue frequentazioni siciliane semplicemente perché come uomo delle istituzioni inevitabilmente aveva a che fare con la varia umanità e, grazie all’aver conservato metodicamente agende e appunti di decenni prima, provò che mai ci furono appuntamenti e baci nei luoghi e nelle date indicate dai pentiti. E fu assoluzione giusta e sacrosanta.

Ma Di Pietro è più fortunato di Andreotti perché questo ha avuto dalla sua agende private mentre per Tonino ci sono gli atti con i quali avrebbe delegato indagini a Mori e Contrada. Atti pubblici che non possono essere andati smarriti.

Se del caso, per Tonino un gioco da ragazzi difendersi dall’infamante accusa.

Luca Procaccini

lunedì 11 gennaio 2010

Meteo: in arrivo gelo, pioggia e neve. Una nuova tesi spiega tutto

Pioggia e vento. Tuoni e fulmini. Freddo, ghiaccio e neve. Discutono gli scienziati se l’ecosistema è irrimediabilmente compromesso per colpa dell’effetto serra e del costante innalzamento della temperatura del pianeta.

Sarà mica perché è inverno?

Luca Procaccini

sabato 9 gennaio 2010

Di Pietro indagato dalla Procura della Repubblica di Milano: spazzatura da cestinare?


Pende un ricorso rivolto al tribunale civile di Milano per chiedere la nomina di un liquidatore dell’«associazione Italia dei Valori» in quanto soggetto giuridico non legittimato a percepire i milioni di euro di fondi elettorali destinati ai «partiti», e non certo alle «associazioni di famiglia» come sembrerebbe essere quella di Di Pietro. La questione verte sui rimborsi elettorali che, è noto, sono fondi pubblici destinati ai partiti.

Secondo Veltri, ex socio del Tonino nazionale, Antonio Di Pietro, oltre al partito "Movimento Italia dei valori", ha costituito l'"Associazione Italia dei valori", composta da lui stesso, dalla moglie Susanna Mazzoleni e dall'onorevole Silvana Mura. Stando a quanto rappresentato da Veltri al tribunale civile di Milano, in occasione del processo intentato per ottener giustizia sul riparto dei rimborsi elettorali, a richiedere, incassare e gestire i rimborsi del “Movimento politico” (e sostituendosi a esso) sarebbe in via di fatto l'"Associazione" di famiglia, attraverso la deputata-rappresentante legale Silvana Mura. Il “tesoriere” dell'associazione di famiglia, sempre per statuto, richiede i rimborsi elettorali e “li introita (…) per conto dell'Associazione” e cura la tenuta dei registri contabili “dell'Associazione e del Partito”. Sicuramente un rompicapo.

Come andrà a finire la causa civile lo sapremo poi, ma il fatto che il presidente del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, trasmetta d’ufficio il fascicolo alla Procura della Repubblica, competente per le indagini penali per accertare eventuali commissioni di reati, sarebbe la notizia del giorno.
Invece la notizia è che il magistrato presidente di tribunale, già presidente del tribunale dei minori e docente presso l’università Cattolica, probabilmente dice pirlate, o così almeno intende la Procura che ha ricevuto il plico. Infatti, la Procura della Repubblica può registrare le notizie di reato a “modello 45” o  a “modello 21”. Modelli di registrazione rispettivamente per le notizie di reato apparentemente prive di fondamento, e per le notizie di reato che invece non appaiono prive di fondamento.

La pirlata però non è di poco conto perché, pur esistendo già denuncia di Veltri per i medesimi fatti iscritta a “modello 45”, nel ricevere notizia di reato, per quanto inverosimile che l’abbia sparata grossa proprio quel magistrato, l’iscrizione di reato a oggi resta a “modello 45” e non necessita neanche di essere archiviata, e quindi controllata dal giudice delle indagini preliminari. Il pubblico ministero potrà semplicemente cestinarla. Finirà così?

Luca Procaccini

venerdì 8 gennaio 2010

Il PD in versione centrosinistra, e i risultati del laboratorio Iervolino. Conferme a tutto campo

Un anno fa il sindaco di Napoli, per giustificare l’attaccamento alla poltrona, invece delle dimissioni quale epilogo dello scandalo giudiziario per la vicenda dell’appalto ultramilionario che riguardava la manutenzione delle strade (portò agli arresti quattro dei suoi assessori della presente giunta come di quella del precedente mandato elettorale), ci venne a dire che Napoli è un valido laboratorio sperimentale per il centrosinistra. Quindi, niente dimissioni ma semplice rimpasto e giunta Iervolino che andò avanti imperterrita per la sua strada.

Un anno dopo, il risultato fornito dall’assessore al bilancio Realfonzo: “…alcuni settori del PD napoletano usano le aziende comunali come macchine per il consenso … mi è stato impedito di fare chiarezza … il PD mi isolò…”. E la Procura della Repubblica di Napoli, come la Corte dei Conti, starebbero nuovamente indagando sulla Giunta Iervolino.

A un anno dall’inchiesta “magnanapoli", l’esperimento della Iervolino conferma l’assunto. Quello della Procura però.

Luca Procaccini

venerdì 1 gennaio 2010

Ciancimino Jr., il papiello, l’accordo mafia-Stato; Berlusconi; Santoro. A qualcosa è servito

Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, condannato in primo grado a 5 anni e 8 mesi s’è visto scontare in appello la pena a 3 anni e 4 mesi di carcere per riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Quindi, è stato assolto dall'accusa di tentata estorsione e gli hanno concesso le attenuanti generiche.

Tra il primo e secondo grado qualcosa è cambiato, e tutti l’abbiamo notato. Comparsate nei programmi di Santoro a svelare misteri, puntate nelle Procure italiche con papielli da depositare e dichiarazioni da effettuare per rendere giustizia. Al momento mancano riscontri ma ci sono incoraggiamenti.  Due anni e quattro mesi in meno da scontare.

Col terzo grado, se s’impegna, giustizia è fatta. La sua.

Luca Procaccini