mercoledì 30 dicembre 2009

Strada a Craxi e numero a Di Pietro

In prestito senza interessi e senza garanzie cento milioni di lire; in comodato d’uso gratuito, a tempo indeterminato, una Mercedes; in locazione, a prezzo da equo canone, un immobile in Piazza della Scala a Milano; in dubbio se ha sbancato o sbiancato; in causa con Occhetto, Veltri e Chiesa per i rimborsi elettorali e in corso una verifica della Corte dei conti per i medesimi fatti.

 Nulla di penalmente rilevante è emerso, direbbe Di Pietro, ma ne esce comunque la figura dell’uomo mediocre tipicamente italico.

Presidente del Consiglio, Ministro e Deputato; da molti apprezzato e da altrettanti inviso; traghettatore del Partito Socialista dalla anacronistica subalternità al Partito Comunista alla centralità del moderno sistema Stato; finanziamento illecito ai partiti, corruzione e discorso nell’emiciclo dove sfidava tutti alla realtà dei fatti senza ipocrisie e sterili distinguo; per alcuni latitante per altri esiliato. Fatti penalmente rilevanti sono stati accertati, direbbe Di Pietro, ma a distanza di lustri dal furore del momento ne esce comunque la figura dello statista mai dimenticato.

E allora magari niente via intitolata a Craxi, ma sicuramente via il nome di Di Pietro dal citofono. Meglio metterci un numero. Più dignitoso.

Luca Procaccini

martedì 29 dicembre 2009

Premio Nobel per la pace 2010: dopo Obama, candidato Putin!

Dopo il Nobel per la pace a Obama, che in occasione del discorso fatto al momento della consegna del premio ha nominato più volte la parola guerra che la parola pace, s’è capito che aria tira e Mosca s’è adeguata. Se colui che manda a decine di migliaia i militari a combattere in Afghanistan, tanto da raggiungere numeri che non si vedevano dai tempi del Vietnam, che è lo stesso che rivede il piano militare sullo scudo antimissile in Europa nel senso di conservarlo comunque, merita il Nobel per la pace, allora anche altri si fanno avanti.

In pole position Putin, notoriamente impegnato in azioni militari e pronto a effettuare il riarmo per tener testa alla potenza americana.

Ma, nonostante alcune  somiglianze con l’amico Obama, difficilmente ce la farà. Non ha la pelle nera. Pace e Amen. Senza Nobel però.

Luca Procaccini

sabato 19 dicembre 2009

Auschwitz: per il furto del cartello “Il lavoro rende liberi”, individuato in Italia il mandante del colpo

Più di 100 procedimenti ed oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in 14 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza ed in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata. Mandante per le stragi di mafia del ’93, nell’auspicio di diverse procure d’Italia, e pentito in mondo conferenza a descriverlo come un padrino. Ci hanno provato in ogni modo a farlo divenire indigesto agli italiani. Ma niente da fare, gli italiani non hanno abboccato ancora.

E allora, colpo di teatro, trapela la notizia: le indagini per il furto della famosa quanta tragicamente ironica scritta posta all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz portano direttamente in Italia dove sarebbe stato individuato il mandante del colpo. Sarebbe un uomo del mondo della televisione diversamente giovane, bassino ma che usa il tacco alto, con pochi capelli ma trapiantati, dalle battute facili ma che per alcuni sono gaffe, che ama la sua Milano ma gli risulta indigesto il Duomo. Questo l’identikit costruito dagli inquirenti. Ma per avere il nome pubblicato su tutti i giornali bisogna aspettare l’audizione del pentito prevista in video conferenza in un qualche processo che si terrà nel corso della prossima competizione elettorale.

Roberto Alboni

lunedì 14 dicembre 2009

Processo breve: la seconda nota del Quirinale in pochi giorni

In Italia le leggi le fa il Parlamento e le applica la Magistratura, e il Parlamento le licenzia nel passaggio del testo nelle due Camere mentre i Magistrati le applicano nelle aule di giustizia.
Così è che funziona ma, con il disegno di legge sul processo breve, c’è scontro tra Potere legislativo e Ordine giudiziario con tanto d’intervento del Presidente della Repubblica che invita alla moderazione ed al rispetto dei ruoli.

Niente da fare, il Consiglio Superiore della Magistratura si riunisce e all’unanimità delibera che il disegno di legge sul processo breve è incostituzionale. Parere espresso senza che ce ne fosse necessità, secondo il nostro sistema costituzionale, e senza che nessuno glielo abbia chiesto. Insomma, parere espresso al di fuori delle regole di formazione delle leggi all’unico scopo di influenzare il Parlamento.

Perciò, a prescindere dal merito circa l’eventuale incostituzionalità del testo di legge, che dovrebbe vagliare altro Organo quale è la Corte Costituzionale, il CSM si comporta come se se fosse la terza camera del Parlamento per bocciare un disegno di legge.

Quindi, attendiamo tutti la nota del Quirinale a difesa degli Organi Costituzionali.

Luca Procaccini

domenica 13 dicembre 2009

Aggressione a Berlusconi: le ombre dei servizi segreti deviati

In Italia, le ombre dei servizi segreti deviati, o anche detta “strategia della tensione”, sono la spiegazione dei fatti tragici e irrisolti che affliggono la storia patria. Se poi la vicenda la si condisce con un pizzico d’estrema destra, il piatto è servito. Non è mai la sinistra a perdere le elezioni, o a essere incapace d’intercettare il sentire sociale, ma è una sordida trama dei Poteri Occulti a impedire la vittoria della giusta causa. Come? Con un attentato che scuote l’opinione pubblica e concede così ai Poteri di limitare le normali dinamiche democratiche. Appunto, diranno  che l’aggressione a Berlusconi è macchinazione della destra conservatrice per consentirgli di mantenere il controllo del Paese a dispetto del reale sentire popolare.

Luca Procaccini

giovedì 10 dicembre 2009

Berlusconi, il partito dei Giudici e la Corte Costituzionale. Crederà mica di essere il Migliore?

Quando, nel secondo dopoguerra, i Padri Costituenti disegnarono il nostro modello di Stato, da poco era caduto il fascismo. E la preoccupazione era che non si ripetesse il fenomeno. E allora, un Parlamento composto di due Camere con i medesimi compiti, e quantità industriali di deputati e senatori, che devono licenziare il medesimo disegno di legge. Un modo per trasformare il Parlamento in un parlatoio atto a rendere complessa la costanza della fiducia al Governo. Quindi, un esecutivo debole in balìa di un Parlamento tanto pletorico quanto sterile. Poi, il Presidente della Repubblica senza responsabilità, e quindi senza effettivi poteri, a fare da anonimo Notaio della Repubblica. Infine, l’Ordine della Magistratura indipendente dal Governo per evitare il ripetersi dello sgradevole fenomeno dei Tribunali Speciali con compiti politici. Infine, una Corte Costituzionale a far da garante che le leggi emanate dal Parlamento non tradissero lo spirito della Carta.

Era il 1948 e si aveva un obbiettivo: evitare il ripetersi dell’esperienza fascista. Nonostante ciò, e a caldo, un politico veramente coraggioso disse: «La Corte Costituzionale è una bizzarria, un organo che non si sa cosa sia e grazie alla istituzione del quale degli illustri cittadini verrebbero a essere collocati al di sopra di tutte le assemblee e di tutto il sistema della democrazia, per esserne i giudici». Era Togliatti, per alcuni il Migliore, che diceva semplicemente che questi illustri cittadini avrebbero potuto fare e disfare a loro piacimento senza curarsi del potere legislativo, emanazione del sistema democratico. Giustappunto quel che ora sostiene Berlusconi.

Per la proprietà transitiva, se Togliatti è stato il Migliore allora, Berlusconi è il migliore oggi?

Luca Procaccini

sabato 5 dicembre 2009

Spatuzza: dopo Berlusconi e Dell’Utri, la lista dei nomi, città per città, dei sospetti di mafia o concorso esterno in associazione mafiosa

Spatuzza dice di Berlusconi e Dell’Utri  mandanti delle stragi dei primi anni Novanta, e li indica come le persone serie che avevano fatto ciò che la mafia richiedeva si facesse. Parole dette non al bar ma nell’ambito del processo d’Appello che si celebra per accertare se Dell’Utri è mafioso. Appello perché in primo grado Dell’Utri s’è beccato nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Per la verità, il Codice penale punisce l’associazione a delinquere di stampo mafioso, che consiste nell’associarsi con altri per compiere nel tempo delitti utilizzando gli strumenti tipici della mafia. Quindi, per essere condannati si dovrebbe essere accusati, e dovrebbe offrirsene la prova, di essere in accordo con altri per compiere reati utilizzando il metodo mafioso. Se manca l’accordo in tal senso, in caso di commissione di un reato può esserci la punizione per questo ma non anche la pena per aver fatto parte del sodalizio criminoso. Questo è, ma anche se non alberga nel Codice penale, nelle aule di giustizia è stato coniato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Costruzione giuridica per motivare la condanna per il reato codificato anche nei confronti di chi non è accusato di aver partecipato al sodalizio criminoso per commettere reati nel tempo con lo strumento tipico del mafioso. Quindi, quando non c’è la prova per il reato così come normato dal Codice, c’è la condanna per aver concorso dall’esterno all’associazione.

Se si parlasse di lingua italiana, sarebbe costruzione barocca, ma parlandosi di condanne e pene, è costruzione per affibbiare la pena per il grave reato anche a chi non è stato provato d’aver fatto parte del sodalizio criminoso, ma semplicemente perché in qualche modo può dimostrarsi d’averci avuto a che fare. Magari anche come vittima. Tipico esempio scolastico: il medico che viene prelevato da casa e portato a curare qualche latitante affetto da patologia, e poi una volta a casa  non denuncia il fatto per semplice paura d’essere punito dalla cosca, può essere accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e subirne la pena. Tipico esempio concreto: ogni qual volta si ha a che fare con qualcuno che è dedito al malaffare, qualcun altro può dire che si è voluto aiutare un sodalizio dalle caratteristiche mafiose.

Poi, il capitolo della prova. Che sia associazione mafiosa o concorso esterno in associazione mafiosa, ci vuole la prova del fatto per poter condannare. E in Italia si punta molto sul pentito che collabora. Fa niente che è persona assolutamente inaffidabile, allettata dai benefici che derivano dalla collaborazione, che potrebbe dire ciò che ne ha voglia pur di ottenere qualcosa. Tanto, la dichiarazione del pentito per assurgere al valore di prova deve essere oggettivamente riscontrata. Questa la norma, poi l’elaborazione giurisprudenziale che stabilisce esserci riscontro anche solo quando sono più d’uno i pentiti a dire la stessa cosa, senza altra prova  documentale o fattuale. 

Fatte queste premesse, per avere la lista dei nomi dei sospetti di mafia o concorso esterno in associazione mafiosa città per città, basta prendere l’elenco del telefono perché nessuno può dire di essere al riparo dall’accusa.

Luca Procaccini

mercoledì 2 dicembre 2009

Fuori onda di Fini: La Russa, Matteoli e Gasparri chiedono parità di trattamento

Galeotto fu il fuori onda di Fini che lo coglie a dire che Berlusconi "confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo", che il Berlusca non deve "confondere la leadership con la monarchia assoluta”  e che, quando qualcuno dice che nessuno è immortale, commenta: "Se ti sente il presidente del Consiglio si incazza...".

Niente di molto diverso dalla registrazione della chiacchierata al bar fatta tra La Russa, Matteoli e Gasparri qualche tempo fa quando dicevano che Fini doveva esser malato, per commentare le sue dichiarazioni da monarca assoluto di AN. Allora, nella democratica AN, gli autori della chiacchierata da bar furono fucilati senza processo dall’imperatore che, giusto per fare un esempio, per punire l’Ignazio, lo ridimensionò nominando d’imperio coordinatrice della Lombardia la Muscardini. Brava donna, ma che contava in AN Lombardia quanto il due di picche a briscola. Era la dialettica interna, evidentemente. La stessa che ora Fini contesta a Berlusconi ed in virtù della quale dovrebbe essere lapidato dal nuovo padrone di casa. Corsi e ricorsi storici che rendono giustizia a La Russa, Matteoli e Gasparri oggi pronti a scagliare la prima pietra.

Luca Procaccini

sabato 28 novembre 2009

Video Mussolini Fiore. Ecco cosa si vede


Abbiamo visto Sircana immortalato a mercanteggiare il prezzo del servigio all’esercente l’antica professione, forse maschio.

Abbiamo letto di quello che avrebbe dovuto essere il nostro RE assiduo fruitore del medesimo servizio, ma solo da femmine.

Siamo venuti a conoscenza dell’Onorevole UDC Cosimo Mele, tutto casa e chiesa, che si trovava tra le mani una squillo in overdose nella stanza d’albergo romano.

Attendiamo gli esiti della tangentopoli pugliese tutta escort e coca, e abbiamo conferma che lo stupratore seriale di Roma era Segretario di sezione del PD.

Non teniamo il conteggio delle pulzelle che avrebbero intrattenuto il Premier, e gli invidiamo il fatto che qualcuno ne avrebbe saldato il conto.

Allibiamo alla notizia che dopo Lapo Elkann anche Piero Marrazzo ami la leva invece che la fava.

Ma Mussolini e Fiore superano ogni immaginazione. Pare stessero in sezione a discutere di politica. Proprio da quelli che meno te l’aspetti.

Roberto Alboni

foto flickr.com/photos/ullkika

mercoledì 25 novembre 2009

Nuovi incentivi alla rottamazione auto: Fiat rinuncia alla chiusura di Termini Imerese

Incassati gli incentivi alla rottamazione reclamati al Governo pochi mesi fa sotto la minaccia della cassa integrazione di massa, e fatti acquisti americani per conquistare il marchio Chrysler, la Fiat ora ipotizza di smettere la produzione di Termini Imerese. La motivazione è semplice: non essendoci acciaierie e fornitori del marchio in zona, ed essendo mal servita da infrastrutture la location, produrre lì le auto costa troppo. Peccato che quando c’era da costruire lo stabilimento a spese del contribuente l’affaire c’era per il gruppo.

Poi, è ovvio, esaurita la mungitura, la partita è da riconsiderare. In perfetto stile italico. Mica come i giapponesi della Toyota, che dopo settant’anni d’utile ed al primo segno negativo di bilancio, decide di ritirarsi dalla formula 1. Circo mediatico molto affascinante, ma altrettanto oneroso.

Come dire, in tempi di crisi meglio concentrare le energie sulla produzione di serie che sulla monoposto da competizione. Tranquilli i tifosi dei motori, mica siamo coglioni come i giapponesi, noi per il giocattolino stravediamo e, piuttosto, rilanciamo lo strumento dell’incentivo. Infatti, dagli ambienti trapela la proposta per il rilancio del comparto: sarà prossimo l’incentivo alla rottamazione dell’auto euro 4, bifuel e a idrogeno. D’altra parte, la Fiat deve vendere.

Luca Procaccini

martedì 24 novembre 2009

PD, Franceschini come la Clinton

Ecco i nomi dei "presidenti di forum" che la direzione del Pd ha approvato su proposta di Bersani. Economia, Paolo Guerrieri; Lavoro, Emilio Gabaglio; Università saperi e ricerca, Maria Chiara Carrozza; Giustizia, Andrea Orlando; Esteri, Piero Fassino; Politiche agricole, Enzo Lavarra; Progetto Mezzogiorno, Umberto Ranieri; Politiche locali, Claudio Martini; Welfare, Giuseppe Fioroni; Politiche sociali e immigrazione, Livia Turco; Politiche dell’istruzione, Giovanni Bachelet; Politiche ambientali, Laura Puppato; Ict, Paolo Gentiloni; Riforma sistema radiotelevisivo, Carlo Rognoni; Riforma dello Stato, Luciano Violante; Finanza pubblica, Enrico Morando; Centro studi, Gianni Cuperlo.

E Dario Franceschini, aggressivo segretario del PD fino a ieri, che fine ha fatto? Diceva di correre per essere confermato segretario ma che, comunque, avrebbe collaborato al progetto anche in caso di sconfitta. Come la Clinton nella corsa alle primarie del PD americano che, sconfitta da Obama, ha poi incassato un ruolo di rilievo nell’esecutivo. E invece Dario è archiviato, e appare cornuto e mazziato. Ecco, proprio come appariva la Clinton quando il marito si trastullava con la Lewinski.

Sandro Sisler

domenica 22 novembre 2009

Fini è uno stroXXX: ecco la prova

Chi dice che l’immigrato è diverso è uno stroXXX. Parola di Fini. E io sono uno stroXXX, ma ho la prova che anche Fini lo è perché abbiamo un’ultima cosa in comune. Quindi, lo straniero per me è diverso perché ha una cultura diversa dalla mia, alle volte una religione diversa dalla mia, di solito una lingua diversa dalla mia, facilmente una storia diversa dalla mia, in alcuni casi un colore della pelle diverso dal mio, sicuramente gusti culinari diversi dai miei, probabilmente abbigliamento diverso dal mio e tifa una squadra diversa dalla mia, se non ama proprio uno sport diverso dal mio.

Siamo diversi e lo riconosco, anche a costo d’essere stroXXX. Non so chi è il migliore tra i due, né tanto meno quale sia la civiltà migliore al confronto. Anche se spesso ho un’idea ben precisa in merito. Quindi mi sento diverso, oppure vedo come diverso lo straniero, e sono uno stroXXX. Però non meno di Fini perché anch’io riconosco che lo straniero ha diritti e doveri come i miei e, troppo spesso, è solo molto più sfortunato di me.

Per me è diverso e so anche perché: il nostro è un Paese con una storia diversa da altri Paesi che, avendo avuto un passato coloniale, hanno costruito nel tempo una società cosmopolita. A noi è appena cominciato il percorso, e solo ora cominciamo ad avere stranieri che prolificano in Italia. Stranieri, appunto, parola che deriva da estraneo se non proprio da strano.

Ma ora la prova del fatto che abbiamo un’ultima cosa in comune io e Fini, e che anche lui è uno stronzo. Io ho una figlia e Fini ne ha due. La prova del nove per vedere se un italiano avverte come diverso lo straniero è chiedergli se gli darebbe volentieri sua figlia in sposa allo straniero, magari abbigliato alla sua maniera, che prega su un tappeto o sa il cielo come, mangia speziato e, perché no, se colorato, virilmente anche fin troppo ben attrezzato. A me, che ho una figlia, ruga solo l’idea e sono uno stroXXX. Ma Fini che ne ha due, scommetto che è doppiamente stroXXX. Lo sfido a dimostrarmi il contrario.

Luca Procaccini

sabato 21 novembre 2009

Dopo la morte per overdose del pusher e l’omicidio di Brenda, Marrazzo sottoposto a programma di protezione

Hanno contestato a Berlusconi d’accompagnarsi ad ambigue signorine, mentre Marrazzo preferiva quelle con la marcia in più.

Hanno scattato centinaia di foto della villa Certosa con i suoi licenziosi ospiti, mentre Marrazzo si beccava il filmato.

Hanno messo, su richiesta di Berlusconi, sotto sequestro giudiziario le foto di villa Certosa, mentre Marrazzo pagava il prezzo del ricatto perché non si divulgasse il filmatino imbarazzante.

Hanno criticato il sistema di protezione personale del Premier, raggiunto facilmente dall’obiettivo del fotografo e dal registratore della D’Addario, mentre hanno spedito a miglior vita il pusher della vicenda Marrazzo, e l’amicone speciale di questi.

Hanno gridato allo scandalo per le frequentazioni di Berlusconi, mentre dovrebbero proporre il programma di protezione a Marrazzo per le sue di frequentazioni.

Hanno sempre qualcosa da dire, ma dovrebbero fare un po’ di silenzio.

Luca Procaccini

giovedì 19 novembre 2009

Giustizia: dopo il processo breve la riforma del diritto di famiglia

Il Tribunale di Milano condanna Mediaset a pagare 750 milioni di euro per i danni derivati dall’asserita corruzione in atti giudiziari, e tale fu la enormità della decisione che, come quasi mai accade in questo Paese, la richiesta della sospensione dell’esecutività della sentenza, effettuata dagli avvocati del Cavaliere, è stata accolta dai magistrati della Corte d’appello.

Ma questa è stata ordinaria amministrazione, perché l’eventuale corruzione in atti giudiziari è cosa assai gestibile rispetto alla corruzione in atti extraconiugali. Dimostrazione ne è che la richiesta di condanna effettuata dalla signora Lario è nella misura del doppio di quella comminata per il lodo Mondadori. Millecinquecentomilionidieuro la richiesta, perché un giudice corrotto non fa danni quanto una moglie tradita.

La notizia è già nell’aria: dopo il processo breve occorre porre mano al diritto di famiglia perché il patto scellerato questa volta non è tra comunisti e giudici. Questi, dopo 15 anni di inutili tentativi, hanno capito che il comunista neanche a questo serve e che l’occasione buona gli viene offerta dalla moglie incazzata.

Luca Procaccini

mercoledì 18 novembre 2009

Battisti estradato in Italia. I motivi della decisione, lo sciopero della fame e il suo scopo

Cesare Battisti, terrorista di sinistra dei Proletari Armati per il Comunismo, condannato in Italia all’ergastolo con sentenze passate in giudicato per quattro omicidi, sfuggito alla pena prima rifugiandosi in Francia, poi in Messico e di nuovo in Francia perché ai tempi di Mitterrand gli era stato garantito, a lui come ad altri terroristi, lo status di rifugiato politico, era scappato in Brasile quando in Francia era stata accolta la richiesta d’estradizione del bandito verso l’Italia.

Così, dopo anni di latitanza in Brasile, veniva finalmente arrestato e, con buon senso manifesto da parte dei giudici brasiliani, gli era stato negato lo status di rifugiato politico ed era stata spianata la strada per l’estradizione verso l’Italia. Però, nonostante le decisioni dei magistrati del suo Paese, il ministro della Giustizia brasiliano aveva stabilito di riconoscere comunque lo status di rifugiato a Battisti motivando la decisione con il timore per la sua vita in caso di rientro dell’uomo in Italia.

Infine, dopo infiniti giri di carte bollate, i giudici brasiliani chiariscono che Battisti è condannato per i reati che ha commesso e non per le sue idee. Cioè, l’uomo è un delinquente comune e non un perseguitato politico. Quindi, biglietto di sola andata per l’Italia. Battisti, mai pentito e fastidiosamente saccente, reagisce con lo sciopero della fame. Speriamo sia per sempre.

Roberto Alboni

lunedì 16 novembre 2009

Riforma della Giustizia. Ecco la proposta del centrosinistra

Il progetto di legge prevede il contingentamento dei tempi. Nesun limite per le indagini preliminari; due anni per il primo grado, due anni per il secondo grado ed altrettanti per il terzo grado. Ciò non vale per i processi che comportino applicazione della pena superiore a dici anni, per i reati di terrorismo, di mafia e per altri come pedofilia, scippo, stalking, immigrazione clandestina e per i recidivi. Per gli altri, se si sgarra coi tempi, si è non giudicati.

Obbrobrio giuridico che non supererà mai il vaglio della Corte costituzionale. Ne sono certi gli esperti della sinistra. Infatti, l’idea di Finocchiaro e i suoi quando erano i maggioranza con Prodi al Governo era tutt’altra cosa: due anni per le indagini preliminari, due dalla chiusura delle indagini e fino all’apertura del primo grado di giudizio, due per il primo grado, altrettanti per il secondo e altri due per il terzo grado. Senza limitazione per reato e per pena astrattamente applicabile.

La differenza però è chiara. Ora si vuol solo rendere da paese civile il processo penale riducendone i tempi biblici. Anche per evitare di continuar ad essere sanzionati in sede europea perché lo Stato viene continuamente condannato a risarcire i danni al malcapitato che ne faccia richiesta in quella sede. Mentre allora si volva salvare Berlusconi a ogni costo. Sicuro. Perché invertendo i fattori il risultato non cambia.

Luca Procaccini

domenica 15 novembre 2009

Sentenza Mussolini: che fine ha fatto il meretricio

Mussolini troia che vuole la morte dei romeni è legittima critica politica. È statuito nella sentenza che respinge l’istanza della Mussolini di inibire la trasmissione del film ove viene recitata l’incriminata frase.
Quindi anche Santanché mignotta che vuole la cacciata degli islamici, Finocchiaro zoccola che non vuole il finanziamento pubblico alle scuole private e Bindi puttana che non vuole la separazione delle carriere dei magistrati?

Attenzione a questa deriva volgare, è scorretta. Il meretricio è cosa seria, un servizio sociale, mica fuffa. Non si può, neanche col favore di una sentenza, sminuirne l’importanza. Quella è gente che lavora, mica dedita alla politica.

Luca Procaccini

mercoledì 11 novembre 2009

Accordo sulla riforma della Giustizia: ecco i punti fermi posti da Berlusconi, Bossi e Fini

Più di 100 procedimenti e oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in 15 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di Stato e chi più ne ha più ne metta. E Berlusconi picchia i pugni sul tavolo perché si faccia una riforma della giustizia che lo metta al riparo dal processo Mills e da qualche altra iniziativa delle procure italiche.

Minaccia di rivolte armate contro Roma ladrona, processioni a Ponte di Legno e sul Po da 20 anni, processi per vilipendio della bandiera e delle cariche dello Stato, canottiera da muratore, fallo sempre duro e ictus che quasi lo stecchiva. E Bossi picchia i pugni sul tavolo perché si faccia il federalismo.

Postfascista, aennino e poi nel partito del predellino. Mussolini statista e fascismo male assoluto. Programma elettorale ed elezione al Parlamento. Terza carica dello Stato imparziale e sincero democratico. Posizioni diversificate e richiesta di un partito di tutti e non del capo. E Fini picchia i pugni sul tavolo perché si sentano gli applausi della sinistra.

Ognuno è quel che fa e ha le sue priorità, ma l’accordo è fatto e nasce il processo breve.

Sandro Sisler

martedì 10 novembre 2009

Obama primo presidente americano a Hiroshima. Dalla bomba atomica al pacco nucleare

Barack primo presidente Usa che va a Hiroshima, e sarebbe bella cosa se l’intento fosse quello di riconoscere che Hiroschima e Nagasaki si potevano evitare. È cosa certa ormai che la bomba atomica, con Mussolini attaccato per i piedi a Milano e Hitler carbonizzato a Berlino, fosse cinico esperimento necessario per giustificare gli investimenti fatti, e per mandare un segnale all’allora amico Stalin. Con i giapponesi costretti sulla loro isola, incapace di offrire sostentamento alla popolazione senza le importazioni, bastava un moderno assedio per costringerli alla resa come si faceva anticamente per far cadere le città.

Quindi, senza bomba e col semplice embargo, alla lunga si sarebbe comunque ottenuta la capitolazione di Tokio e l’archiviazione dell’asse Roma-Tokio-Berlino. Ma la sensazione è che il premio nobel della pace non voglia riconoscere gli orrori a stelle e strisce, ma solo giocare la carta emotiva con l’Iran. L’intendimento non è quello di assumere piglio risoluto col riottoso Stato islamico, ma di essere con questo conciliante.

Però, se ragionava bene Churchill, il rischio è che il comprensivo nutra la bestia nella speranza d’essere l’ultimo a esserne mangiato. E allora meglio la bomba atomica, perché l’alternativa è il pacco nucleare.

Luca Procaccini

lunedì 9 novembre 2009

Influenza A: individuato il ceppo sinistro, non c’è cura neanche tra 10 anni

Dalle convergenze parallele di Moro, al pentapartito, per finire all’Ulivo/Unione e ora al Pd di Bersani. Il centrosinistra da sempre è affetto dall’Influenza A, nel senso di Ammucchiata. Ossia, con chiunque sia ma al potere. La prova è nel disperato tentativo di Bersani di convincerci che l’accordo s’ha da fare con Di Pietro, Casini, la sinistra e chi più ne ha più ne metta, per non trovarsi ancora qui, tra 10 anni, allo stesso modo.

Ma sarà ancora così, perché a far cambiare modo di comportarsi ci può riuscire solo la chiusura del ciclo biologico, e fra due lustri questi sono ancora in giro.

Seppur contenti di ciò, resta roba da rimpiangere la Prima Repubblica.

Roberto Alboni

domenica 8 novembre 2009

Bersani-Bossi: prove d’inciucio anti-Berlusconi

Bello il discorso di Bersani. Vuole il superamento del bicameralismo perfetto, il Senato federale, la riduzione del numero dei parlamentari e il rafforzamento delle funzioni reciproche di Governo e Parlamento.

Originale la proposta di Bersani, questa era la legge di modifica della Costituzione approvata da Berlusconi, col suo precedente Governo, e affossata dal referendum nell’ambito del quale Bersani tanto s’è speso perché la legge fosse bocciata.

Coerente il discorso di Bersani. Vuole accordo con chiunque possa dargli il numero di deputati necessario ad avere la fiducia per governare il Paese.

Fa nulla che le idee siano quelle portate da Berlusconi e targate Bossi, e che abbia voluto contrastarle adducendo che la riforma della Costituzione si fa anche con l’opposizione altrimenti col referendum si viene puniti. E fa nulla che la precedente riforma Costituzionale l’aveva fatta il centrosinistra di Prodi senza concertarla con l’opposizione di centrodestra.

Pur di ottenere il potere a sinistra si fa tutto e il contrario di tutto. Anche dire che quello che è stato fatto dal centrodestra, e cancellato dal centrosinistra, ora è il programma del centrosinistra.

Evidentemente, il fine giustifica i mezzi e si può dare via “i ciapp” all’occorrenza. Anzi no, per questo nel partito c’è chi addirittura paga.

Luca Procaccini

venerdì 6 novembre 2009

Marrazzo umiliato dai Carabinieri. Ecco la denuncia

Marrazzo ha dichiarato al Magistrato di esser stato umiliato dai Carabinieri perché non gli facevano tirar su le braghe. Umiliante avrebbe dovuto essere semmai che i pantaloni se li era calati per accompagnarsi col viados. Ma si sa, a tutto si fa l’abitudine e per Marrazzo questo era il solito trans trans. Prima che arrivassero i Carabinieri a metterlo in imbarazzo. Incredibile ma vero.

Sandro Sisler

Precari della scuola. Con la sentenza UE in migliaia rischiano di perdere il posto

L’annosa vicenda del precariato della scuola si fa esplosiva. Già erano troppi gli addetti al settore a patire la condizione di precario, ma a complicar le cose è stata la sentenza UE. Ormai è noto. Se questa viene confermata, i crocefissi perderanno il loro posto in classe. Un altro esercito di precari in fibrillazione.

Luca Procaccini

martedì 3 novembre 2009

Marrazzo iscritto nel registro degli indagati: le ipotesi di reato e le pene

Prima ha detto che la droga ce l’avevano messa i Carabinieri, poi ha detto che era sua. Prima ha detto che aveva staccato assegni ai carabinieri, poi ha detto che era stata rapina. Traduzione: prima ha accusato qualcuno di un fatto delittuoso (l’aver messo la droga), per non doverne giustificare il possesso, e poi, alle strette, ha confessato esser stata roba sua. Ed è calunnia, reato contro l’amministrazione della giustizia, dalle pene severe.

Prima ha accusato qualcuno d’averlo costretto a staccare assegni per comprarne il silenzio e poi, alle strette, ha detto essersi trattato di rapina. Ed è rivisitazione dell’accaduto perché, con il possesso della droga, pagare il carabiniere è corruzione per non fargli compiere il suo dovere. Reato del Pubblico ufficiale, che si estende anche al privato che corrompe, dalle pene severe. Mentre della rapina si è solo vittima e non autore del reato.

Che sia la sua versione, o la traduzione, Marrazzo persona informata sui fatti ha reso diverse ricostruzioni degli accadimenti agli inquirenti. E questa è falsa testimonianza, reato contro l’amministrazione della giustizia dalle pene severe.

In un modo o nell’altro, per Marrazzo di sicuro c’è d’aspettarsi pene. La solita notizia.

Sandro Sisler

giovedì 29 ottobre 2009

Da Noemi a Marrazzo, la sinistra è in imbarazzo

Tutti ricordano la festa di compleanno di Noemi, e la ridda di voci sui rapporti che avrebbe avuto col premier. Ognuno sa dei ricevimenti a Palazzo Grazioli allietati dalle comparsate offerte da Tarantini, che poi si scoprirono essere prezzolate. Ezio Mauro e tutta la redazione di “Repubblica”, come pure Dario Franceschini e fino all’ultimo simpatizzante del Partito Democratico, un unico sdegnato coro.

Poi, Marrazzo e l’imbarazzo: tutti travolti dallo scandalo trans. A confronto, Berlusconi è un verginello. In senso figurato ma anche letterale.

Luca Procaccini

mercoledì 28 ottobre 2009

Dopo il video di Marrazzo, il documento che inguaia Rutelli

Dopo Marrazzo che andava con Natalie e Brenda, ecco Rutelli che si faceva il partito Radicale, quello dei Verdi, della Margherita e del PD.

Dopo Marrazzo che pagava per andare con Natali e Brenda, ecco Rutelli  che prendeva dal partito Radicale, da quello dei Verdi, della Margherita e del PD.

Marrazzo e Rutelli, due storie di prostituzione dove ognuno prende a suo piacimento.

Luca Procaccini

lunedì 26 ottobre 2009

Marrazzo meglio di Berlusconi. A lui tutta la solidarietà dei compagni di partito

Avrà pure usato l’auto blu per fini privati, mica i voli come Berlusconi. Non importa che la querelle sui voli si è conclusa con un nulla di fatto perché niente di illegale aveva fatto il Berlusca.

Avrà pure ceduto a un ricatto per salvare il salvabile, mica s’è sottratto alle dieci domande come Berlusconi. Fa nulla che queste contenevano già la risposta e che Berlusca ne veniva dipinto come colpevole del misfatto.

Avrà pure preferito accompagnarsi con viados a pagamento, mica come Berlusconi che s’accompagnava e poi altri eventualmente pagavano il prezzo. Fa nulla che da una parte c’è la consapevole forzatura e dall’altra, al massimo, ci sarebbe stato l’inconsapevole assecondamento della natura.

Avrà pure deciso di sospendersi dall’incarico invece di dimettersi, mica come Berlusconi che non ha battuto ciglio ed è andato per la sua strada. Fa nulla che la sospensione per motivi di salute è odioso strumento per non dimettersi e conservare prebende e indennità a consiglieri e assessori che altrimenti le perderebbero se si andasse a elezioni anticipate per dimissioni.

Avrà pure combinato un casino inimmaginabile, ma i compagni sono tutti d’accordo. Solidarietà a Marrazzo sempre e comunque. Perché voltargli le spalle è pericoloso.

Luca Procaccini

Primarie PD: il vincitore è Di Pietro

Franceschini, Bersani e Marino. Ossia,: antiberlusconismo viscerale, ritorno  alle coalizioni con l’ala sinistra e inconsistente tentativo di vendersi per nuovo rispetto agli altri candidati. Questo, in sostanza, il programma dei tre. Nessuno dice che Di Pietro non è mai stato un alleato del PD, ma il suo carnefice. Quindi, nessuno dice che l’abbraccio mortale va sciolto.

Eppure, ogni debito è saldato. È vero: Di Pietro magistrato ha risparmiato il PCI dalle inchieste di Mani pulite, ma è stato prontamente ripagato. Prima con il collegio sicuro al Mugello, che gli rese il posto di parlamentare nella zona più comunista d’Italia. Poi, con il ministero alle Infrastrutture del primo Governo Prodi e, quando fondò il partitello di famiglia, con il Prodi 2 riebbe il ministero. Era reso il favore, secondo i molti, ma quando Walter gli concesse l’alleanza al PD per le politiche del 2008, sempre secondo i molti, questa cambiale non era da pagare. Infine, un anno e mezzo dopo l’abbraccio mortale che è costato consensi e credibilità al PD, nessuno dei candidati alla segreteria dice che deve andare a cagare.

Di Pietro, l’unico vincitore nel Partito Democratico, ma anche dell’Unione, dell’Ulivo e del centrosinistra in generale.

Luca Procaccini

sabato 24 ottobre 2009

Il video di Marrazzo è il lancio pubblicitario di un format televisivo

L’uomo viene da “Mi manda Raitre”, che ora è condotto da un altro giornalista. Le elezioni per la Regione Lazio sono difficili da vincere per il PD e Marrazzo non potrebbe tornare a “Mi manda Raitre”. Come il pallone aerostatico di qualche giorno fa, che catalizzò l’attenzione perché si disse che c’era un bimbo sopra e nessuno a governarlo, anche il video e l’arresto dei carabinieri sono una bufala per lanciare una trasmissione. Da “Mi manda Raitre” a  “Arriviamo noi due: Marrazzo e Natalie”. Il successo è assicurato perché i conduttori sono perfettamente intercambiabili tra loro.

Luca Procaccini

Video di Marrazzo sotto sequestro. Ecco cosa si vede

Abbiamo visto Sircana immortalato a mercanteggiare il prezzo del servigio all’esercente l’antica professione, forse maschio.

Abbiamo letto di quello che avrebbe dovuto essere il nostro RE assiduo fruitore del medesimo servizio, ma solo da femmine.

Siamo venuti a conoscenza dell’Onorevole UDC Cosimo Mele, tutto casa e chiesa, che si trovava tra le mani una squillo in overdose nella stanza d’albergo romano.

Attendiamo gli esiti della tangentopoli pugliese tutta escort e coca, e abbiamo conferma che lo stupratore seriale di Roma era Segretario di sezione del PD.

Non teniamo il conteggio delle pulzelle che avrebbero intrattenuto il Premier, e gli invidiamo il fatto che qualcuno ne avrebbe saldato il conto.

Pensavamo di aver visto tutto, ma opportuno è stato l’intervento dell’Arma. Non si sapeva come l’opinione pubblica avrebbe sopportato la turpe figura. Parrebbe infatti che alcuni fotogrammi del video ritraente Marrazzo lo rappresentino in pedalini turchesi.

E allora propizio fu il sequestro. Non ce la potevamo fare un’altra volta in così poco tempo a sostenere l’immagine.

Sandro Sisler

martedì 20 ottobre 2009

Brogli, attentati e votazioni. Se questa è democrazia da esportare

Tessere false e brogli elettorali. Criminalità organizzata e omicidi. Votazioni da annullare e richiesta d’intervento della magistratura. La democrazia esportata in Afghanistan e il ballottaggio alle Presidenziali? No, il Partito Democratico in Campania e le sue primarie.

Luca Procaccini

domenica 18 ottobre 2009

Accordi con i Talebani in Afghanistan. Ecco la prova del Times

In Afghanistan ci sono forze armate di diverse nazionalità a presidiare il territorio, ma tutte lavorano alla stessa maniera. Quindi, francesi, italiani, inglesi e tutti gli altri seguono le medesime procedure militari. Cioè, niente tarantelle organizzate dagli italiani e, magari, rastrellamenti e perquisizioni disposte dai francesi. Pari come figli sono, almeno agli occhi degli afghani.

Non è la condotta italiana in terra afghana a motivare l’eventuale diverso trattamento riservatoci dagli indigeni. Ma questo è un indizio, non una prova. Però l’Italia è nazione che ha avuto tangentopoli, processo giudiziario-mediatico che ha rappresentato in tutto il globo una classe dirigente adusa alla corruzione. Ma questo è un indizio, non una prova.

Intanto, in Italia, è in corso indagine volta a dimostrare che c’è stato accordo di collaborazione tra mafia e Stato. Tra l’altro, mentre erano ancora caldi i cadaveri di Falcone, Borsellino e i membri delle loro scorte. Ma questo è un indizio, non una prova.

Se poi consideriamo che dai tempi della lotta al terrorismo, e ora per combattere la mafia, in Italia si offre autorevolezza e attendibilità al pentito che parla, e basta un briciolo di riscontro per sputare sentenza di condanna, non c’è dubbio che la dichiarazione del talebano ha valore. Ma questo è un indizio, non una prova.

Se un indizio è solo un indizio, e due indizi sono solo un sospetto, mentre tre indizi sono appena una prova, quattro indizi sono una sentenza di colpevolezza.

Cotti e cucinati in casa nostra, mica colpa del Times.

Luca Procaccini

giovedì 15 ottobre 2009

Riforma della Giustizia. Il coraggio del migliore. Fini

Essere statista è cosa difficile. Ci vuole la capacità, e il coraggio, di vedere lontano. Cosa che è solo dei migliori. S’è parlato di riforma della giustizia e Fini subito ha detto che mai il Pubblico Ministero dovrà dipendere dal Ministero della Giustizia, come è in Francia per esempio. Figurarsi a parlare del modello americano, che prevede l’elezione popolare del Pubblico Ministero, alle volte citato da quello che ce l’aveva duro. Bossi.

Bisogna vedere lontano, perché quando nel secondo dopoguerra i Padri Costituenti disegnarono il nostro modello di Stato, da poco era caduto il fascismo. E la preoccupazione era che non si ripetesse il fenomeno. E allora, un Parlamento composto di due Camere con i medesimi compiti, e quantità industriali di deputati e senatori, che devono licenziare il medesimo disegno di legge. Un modo per trasformare il Parlamento in un parlatoio atto a rendere complessa la costanza della fiducia al Governo. Quindi, un esecutivo debole in balia di un Parlamento tanto pletorico quanto sterile. Poi, il Presidente della Repubblica senza responsabilità, e quindi senza effettivi poteri, a fare da anonimo Notaio della Repubblica. Infine, l’Ordine della Magistratura indipendente dal Governo per evitare il ripetersi dello sgradevole fenomeno dei Tribunali Speciali con compiti politici. Infine, una Corte Costituzionale a far da garante che le leggi emanate dal Parlamento non tradissero lo spirito della Carta.

Era il 1948 e si aveva un obbiettivo: evitare il ripetersi dell’esperienza fascista. Nonostante ciò, ed a caldo, un politico veramente coraggioso disse «La Corte Costituzionale è una bizzarria, un organo che non si sa cosa sia e grazie alla istituzione del quale degli illustri cittadini verrebbero a essere collocati al di sopra di tutte le assemblee e di tutto il sistema della democrazia, per esserne i giudici». Era Togliatti, per alcuni il Migliore.

Sessant’anni dopo, e grazie al lavoro di bilanciamento per l’annullamento dei Poteri dello Stato, il pericolo fascista può dirsi effettivamente scongiurato. Ma dai Poteri dello Stato esula l’Ordine giudiziario, che reso incontrollabile da ogni Potere, ha manifestato chiaramente gli effetti collaterali indesiderati del marchingegno. Un Ordine che risponde solo a se stesso, che non ha mai conosciuto sanzione dell’errore, e che autoproclamandosi infallibile di fatto ha acquisito più potere dei Poteri dello Stato. Tutto ciò, senza che ci sia un solo cittadino soddisfatto del suo funzionamento.

Con queste premesse la netta presa di posizione del Presidente della Camera. Certamente frutto di un ragionamento lungimirante per adeguare il sistema alle esigenze attuali dello Stato moderno del 2009. Quindi, che nulla cambi: se il Pubblico Ministero dovesse tornare a dipendere dal ministero di Grazia e Giustizia, verrebbe tradito il motivo per il quale ne era stato reso indipendente. Evidentemente, è ancora attuale il pericolo di istituzione di Tribunali Speciali con scopi politici. Incredibile, Fini batte ancora una volta tutti. Ormai è il Migliore.

Luca Procaccini

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martedì 13 ottobre 2009

Attacco di Obama ai media. Proclamato lo sciopero dei giornalisti

Grave attacco del Presidente a emittente televisiva perché lo critica aspramente. È chiaro che è in pericolo la libertà d’informazione. È ovvio che il Paese sarà declassato nella graduatoria dei Paesi che godono di libertà d’opinione. È inevitabile che la considerazione della nazione nel consesso internazionale ne subirà detrimento. S’impone sciopero degli operatori, raccolta di sottoscrizioni a migliaia e appello alle Nazioni Unite perché mandino loro osservatori a porre sotto tutela la nostra debole democrazia.

Contrordine, il Presidente in questione non è Berlusconi, ma Obama, che ce l’ha con Fox Television perché non sta pure lei, con le altre, a spellarsi le mani per gli applausi al Presidente.

Il fenomeno non s’è verificato in Italia ma in America. Che nessuno ne parli più di tanto. Non solo non è possibile contestare Berlusconi, ma addirittura verrebbe provato che anche nella democraticissima America dello “yes we can” ci scappa l’editto bulgaro.

Luca Procaccini

lunedì 12 ottobre 2009

Il sogno americano con Obama e il sogno italiano con Berlusconi

Obama premio Nobel per la pace, e 20.000 soldati in più in Afganistan per la più grande offensiva militare dai tempi del Vietnam.

Obama messia del nuovo verbo tra i popoli, e l’Iran con più siti industriali che lavorano alacremente alla costruzione dell’atomica perché le parole di Mahmud Ahmadinejad in chiave antisemita possano essere supportate, alla bisogna, da qualche testata nucleare.

Obama come il Dalai Lama portatore di pace, che però non lo riceve per non rovinare i rapporti commerciali con la Cina, tanto potente quanto lontana dal riconoscere i diritti dell’uomo.

Agli americani poco importano i fatti, perché a loro piace solo sentirsi importanti sullo scacchiere mondiale.

Questo il sogno dell’americano medio.

Berlusconi imprenditore di successo e Presidente del Milan. Milano 2, Milano 3 Fininvest e Mondatori. Il Giornale e Panorama. Migliaia di posti di lavoro e mai nessuno in cassa integrazione.

Berlusconi fondatore del partito e fautore del suo scioglimento nel pdl. Presidente del Consiglio e leader dell’opposizione. Occhetto, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Rutelli, ancora Prodi, Veltroni e ora Franceschini. Tutti leader dimezzati al suo cospetto.

Berlusconi dice di Obama, appena eletto Presidente della prima potenza mondiale, che è bello e abbronzato.



Berlusconi, alla riunione dei grandi della Terra, fuori da ogni etichetta e irritando la Regina, invita rumorosamente Obama a farsi la foto ricordo.



Berlusconi, nel corso della celebrazione dei sessant’anni della Nato, lasciando di stucco la Merkel, non segue il protocollo perché impegnato al telefonino.



Berlusconi, dalle cronache recenti, pare sia solito partecipare a festini con donnine prezzolate.



Agli italiani piace chi è in grado di dire e fare quel che ne ha voglia, a prescindere da chi ha di fronte.

Questo il sogno dell’italiano medio.

Sandro Sisler

giovedì 8 ottobre 2009

Appello bipartisan: basta lodi a Berlusconi


Non poteva non sapere, è l’assunto posto a base della condanna a pagare 750 milioni per il lodo Mondadori. Però sapeva perché, nel 2004, era stato bocciato il lodo Schifani. Ed era certo della bontà del lodo Alfano perché recepiva le indicazioni che la Corte costituzionale aveva espresso in occasione della dichiarazione d’incostituzionalità del lodo Schifani.

E invece il lodo Alfano non è stato approvato perché la Corte costituzionale ha sentenziato che il lodo Alfano, scritto sulla falsariga delle informazioni rese in sentenza della Corte costituzionale emessa in occasione della censura al lodo Schifani, è comunque incostituzionale. Quindi, i dati offerti dalla Corte costituzionale in ordine al lodo Schifani sono incostituzionali quando vagliati per il lodo Alfano.

Coro bipartisan: basta lodi a Berlusconi altrimenti dice che si sente preso in giro e la magistratura lamenta d’essere stata lesa nella sua sacralità.

Luca Procaccini

[foto flickr.com/photos/rucksackkruemel]

lunedì 5 ottobre 2009

Lodo Mondadori: 750 milioni di euro. Un po’ caro, ma ne valeva a pena: parola di Berlusconi

Settantatré anni, imprenditore di successo e proprietario del Milan. Milano 2, Milano 3, Fininvest e Mondadori. Il Giornale e Panorama. Migliaia di posti di lavoro e mai nessuno in cassa integrazione.

Fondatore del partito e fautore del suo scioglimento nel Pdl. Presidente del consiglio e leader dell’opposizione. Occhetto, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Rutelli, ancora Prodi, Veltroni e ora Franceschini. Tutti leader dimezzati al suo cospetto.

Ormai tutto è alla portata, anche la difesa nell’ambito del processo per corruzione al Giudice del Lodo Mondadori, dove in battuta il Giudice dell’Udienza Preliminare l’aveva prosciolto, ma il processo era continuato su impulso della Procura. E allora, la prescrizione a toglier di mezzo il rischio d’esser condannato per l’infame reato.

E anche se la prescrizione lascia spazio al nemico in sede civile, e può esser rinunciata, il rischio è calcolato.

La condanna per corruzione, se non arriva l’assoluzione, è la fine dell’illusione.

La condanna al risarcimento, o la soccombenza per dirla alla Travaglio, è il costo dell’operazione.

Un po’ caro ma ne valeva a pena.

Luca Procaccini

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domenica 4 ottobre 2009

L’infallibile test della politica: una domanda a risposta multipla per scoprire chi sei

Lo applaudivano quelli dell’MSI, l’hanno applaudito quelli di AN, FI ed UDC. Poi ad applaudire anche quelli del PD e infine battimani addirittura dai banchi IdV. Chi di questi è?

A) David Copperfield: illusionista, ospite alle feste di partito, applaudito dopo lo spettacolo d’intrattenimento.

B) Il politico Democristiano: uomo buono per tutte le stagioni.

C) Gianfranco Fini: terza carica dello Stato.

Se hai risposto A, non ti interessi di politica. Se hai risposto B, non hai fiducia nella politica. Se hai risposto C, e l’hai pure votato, credevi di capirne di politica.

Luca Procaccini

giovedì 1 ottobre 2009

Il diavolo veste Prestigiacomo

Donne, uomini e politica. Pari opportunità, quote rosa e sentenze TAR. Carte di credito, borsette in pelle e registro degli indagati. Se fosse vero, il magistrato ha comunque cantonato. Se son donne, non è peculato. Al massimo di shopping compulsivo s’è trattato.

Sandro Sisler

mercoledì 30 settembre 2009

Silvio Berlusconi come Roman Polanski. Parola d’intellettuale

Accusano Berlusconi d’essersi bombato una minorenne, a nome Noemi, ma non avendo le prove fanno 10 domande che appaiono complete di risposte affermative sul tema. E che le prove non ci siano è dimostrato dalla circostanza che, per il fatto, l’uomo più indagato d’Italia non sia stato indagato.

Ma da quando l’additato se n’è risentito, e ha querelato, l’intellighenzia denuncia e raccoglie firme: è attacco alla libera informazione e alla democrazia. Questo, per aver chiesto a un organo terzo e a ciò preposto, cioè il Giudice, se c’è stata violazione nella norma nello stato di diritto.

Accusano d’essersi bombato una minorenne Polanski, e questo confessa. Viene fuori anche la sodomia e l’uso di stupefacenti, non dalle 10 domande del giornale ma nella sentenza d’accertamento, e Polanski lascia l’America e si sottrae alla pena. Trent’anni dopo, l’arresto perché una pena non si prescrive se a questa volutamente ci si sottrae. Ancora raccolte di firme perché l’intellettuale vuole che il regista venga liberato da ogni conseguenza della illecita trombata.

I fatti appaiono diversi ma nascondono un’analogia. La sinistra ritiene che la legge sia da applicare con il nemico mentre si deve interpretare con l’amico. Infatti, se qualcuno chiede conto dell’operato del giornale amico al Giudice, unico competente a decidere sul punto, è attacco alla democrazia. E se qualcuno arresta il regista amico perché s’è sottratto alla pena derivata da turpe delitto, il mostro non è più questo ma chi ne ha chiesto l’arresto.

Incomprensibile modo di concepire la giustizia a sinistra, comprensibile la sfiducia della gente nella sinistra.

Luca Procaccini

lunedì 28 settembre 2009

Delitto di Garlasco. Un nuovo iscritto nel registro degli indagati dopo la perizia che scagionerebbe Stasi

Più di 100 procedimenti e oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in 14 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata.

Ci hanno provato in ogni modo a farlo divenire indigesto agli italiani. Ma niente da fare, gli italiani non hanno abboccato ancora. E allora, colpo di teatro, trapela la notizia: iscritto nel registro degli indagati per il delitto di Garlasco sarebbe un uomo del mondo della televisione diversamente giovane, bassino ma che usa il tacco alto, con pochi capelli ma trapiantati, dalle battute facili ma che per alcuni sono gaffe. Questo l’identikit costruito dagli inquirenti. Ma per avere il nome pubblicato su tutti i giornali bisogna aspettare una qualche scadenza elettorale.

Luca Procaccini

domenica 27 settembre 2009

Seconda centrale nucleare in Iran. Per l’America può essercene anche una terza

Dall’apertura degli archivi americani sono stati resi pubblici documenti della seconda guerra mondiale che dimostrano la circostanza che gli americani erano consapevoli del fatto che era in atto lo sterminio degli ebrei.

Alcuni studiosi sostengono che gli americani hanno conservato la neutralità, fino all’attacco di Pearl Harbor: l’opinione pubblica non avrebbe accettato di mandare a morire in Europa i suoi ragazzi “solo” perché i tedeschi massacravano gli ebrei.

La storia si ripete. Ormai da anni in Iran si lavora all’atomica e l’America, con l’intero consesso internazionale, da anni minaccia la forza ma applica costantemente deboli sanzioni.

Alla fine, destinatario delle bellicose attenzioni iraniane è Israele. Quindi, se la noia è circoscritta all’antisemitismo, una due o tre centrali nucleari non fanno la differenza.

Luca Procaccini

martedì 22 settembre 2009

Colloquio Berlusconi Fini, ecco le condizioni della pace

Un partito che sia democratico dove le decisioni siano condivise e non del capo. Un partito dove ci siano sezioni dove anche la base possa essere sentita. Un partito che si confronti costantemente e dove i rapporti con gli alleati siano gestiti nelle sedi competenti e dagli organi a ciò preposti, e non nelle residenze privata del leader. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove si sono celebrati solo tre congressi in 15 anni di cui uno per la nascita e uno per lo scioglimento con l’altro nel 2002 tanto per far numero. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove ogni contrario al capo o ha lasciato ed ha tentato altrove la fortuna, com’è stato per Mussolini e Storace, o è stato mortificato, com’è toccato a La Russa, Gasparri e Matteoli quando sono stati pizzicati al bar a sparlare del boss. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove i dirigenti, i quadri e la base dovevano apprendere delle trasformazioni del pensiero del leader dalla televisione perché fino ad allora erano da lui custodite nelle residenze private.

Insomma, un partito strutturato come vorrebbe Gianfranco o un movimento leggero come vorrebbe Silvio. L’importante, è che il ruolo del negus l’abbia il Presidente della Camera e non il Presidente del Consiglio.

Luca Procaccini

lunedì 21 settembre 2009

La Russa l’ha detto, l’è guerra

Tutto spiattellato in mezz’ora dall’Annunziata. Obama che raddoppia il contingente in Afganistan, La Russa che dice che il nostro è esercito di pace che deve cominciare a usare la forza e il Generale Capo di Stato Maggiore, e quindi al Comando Supremo delle Forze Armate, che fa cenno di sì col capo. Anche sulla Santanchè pestata a Milano, il giorno della fine del Ramadan, perché tentava di togliere alla prima malcapitata il burqua, tutti d’accordo. Nel vederla in video liceale didietro e museale davanti, unanime il coro sul fatto che dovrebbe indossarlo.

Luca Procaccini

sabato 19 settembre 2009

Afghanistan, la guerra è persa perché loro hanno il paradiso

Via Wikipedia. Il termine assassino origina dai Nizariti, conosciuti anche come Setta degli Assassini, oppure semplicemente Assassini, esistiti in medio oriente tra l’VIII e il XIV secolo che, ai tempi di Ḥasan, terrorizzava i nemici attraverso gli omicidi individuali perpetrati da membri della setta che venivano inviati con la missione di uccidere una persona importante. Le esecuzioni, per impressionare di più, erano condotte in pubblico, nelle moschee, preferibilmente il venerdì, giorno sacro dell’Islam. Di solito gli Assassini erano uccisi sul fatto e la serenità con cui si lasciavano massacrare era impressionante a tal punto da far subito pensare ai contemporanei che fossero drogati con haschish, dalla cui parola araba deriverà il termine assassini nel suo significato di mangiatori di haschish.

Il meccanismo di persuasione però era altro: l’Hasan drogava sì i suoi accoliti, ma poi li faceva vivere momenti magnifici tra cibi, vini, prelibatezze varie e gnocca in quantità tale che D’Addario e le schampiste di Villa Certosa farebbero misera figura. Poi, al “risveglio” la notizia: erano stati in paradiso e, se si fossero adeguati al volere del capo senza batter ciglio anche a costo della vita, in quel paradiso sarebbero tornati.

Ecco fatto. Passano i secoli ma la musica non cambia. In quelle terre a noi lontane il martire si sacrifica accecato dalla fede, ma calzando diverse paia di mutande. Rito pagano per garantirsi l’efficienza e la funzionalità dell’attrezzo quando in paradiso sarà accolto dalle vergini vestali. E il risultato è che il paradiso magari loro non l’avranno, e tanto meno l’agognato pelo, ma a noi è garantito l’inferno. Quindi, non è semplice questione di fede. La faccenda si complica, come al solito, con di mezzo il pelo. La guerra è persa.

Luca Procaccini

giovedì 17 settembre 2009

"Striscia la notizia", chiesta condanna per Staffelli. Strano, anzi normale, non aveva preventivamente fornito le domande a Del Noce

Tutti lo ricordiamo il modo in cui Del Noce randellava col microfono Staffelli, e tutti pensavamo che sarebbe derivato processo penale dove questi era da considerarsi parte lesa e Del Noce autore del reato. E invece no, il processo si avvia verso la conclusione con richiesta di condanna anche di Staffelli per violenza privata.

Strano, direbbe qualcuno, la petulanza del giornalista nel proporre domande scomode è, per il magistrato, condotta penalmente perseguibile. Normale, direbbe qualcun altro, l’uomo che può definirsi giornalista è colui che fornisce anticipatamente le domande al potente di turno. Anzi, meglio, le concorda con questi. Altrimenti, è reato. Con tanto di richiesta di condanna: 4 mesi di reclusione. Comunque eccezionale, può essere tutto ma non è attacco alla libera informazione. Questa volta nessuno strepita.

Luca Procaccini

sabato 12 settembre 2009

Fini contro Berlusconi. Ecco cosa accadrà

È maledizione, il ruolo della terza carica dello Stato nei rapporti con il Premier è devastante. Quando c’è passato Casini, chiedeva discontinuità al Silvione nazionale per poi tentare la sortita alle elezioni politiche del 2008. Il calcolo fu semplice quanto sbagliato. L’UdC correva da sola e, nel sostanziale pareggio che si sarebbe dovuto determinare tra PD e PdL come quello ch’era stato nel 2006 tra Prodi e Berlusconi, Casini con il suo manipolo di deputati avrebbe ipotecato posizioni di potere al Governo, oltre che successione al Premier nel breve, medio o lungo periodo. Quello che sarebbe servito al trapasso del Cavaliere, o alla sua sostituzione coatta, visto che in Italia il cambio di guardia si ha solo per morte naturale o fine truculenta determinata da accidenti come quelli dei tempi di tangentopoli. Nulla di fatto.

Ma la dannazione aveva già colpito e Fini n’era scampato. Infatti, già Vice Premier, l’uomo non aveva subìto lo stesso processo di trasformazione del collega Follini che, ai tempi del secondo Governo Berlusconi, e dall’alto di quella carica, pure invocava discontinuità e cambio di marcia. In quel caso, clinicamente più grave, non si conosce se fu calcolo o follia. Il modesto mollò Berlusconi, fondò movimento a nome Italia di Mezzo per proporsi come alternativa all’uomo e, constatato che il pacchetto completo aveva peso ed importanza pari a quella del rutto dell’avversario, riparò nelle fila del PD che ora lo annovera tra i suoi deputati. Miserie della vita, seppur parlamentare.

Oggi tocca al fascista più antifascista d’Italia, pronto a gettare il guanto di sfida su temi a lui tanto cari quanto assenti nel programma di governo del PdL con il quale ha chiesto agli elettori d’esser fatto deputato poco più d’un anno addietro, non il secolo scorso. L’uomo evidentemente ce l’aveva fatta a contrastare la dannazione che tocca chi indossa la casacca da Vice Premier, ma è crollato una volta messo il cappello della terza carica dello Stato.

Però Gianfri, una preghiera. Che passi il nuovo mondo di Fini o sia finimondo, ma all’interno del PdL. Non faccia come Follini e Casini. Il suo percorso di trasformazione lo consideri già completato con successo. Non serve strafare.

Luca Procaccini

giovedì 10 settembre 2009

Procedimento della Corte dei Conti all’IdV. Chiarito tutto

La notizia è arrivata ai giornali e subito s’è corso ai ripari. Da quelle parti, non c’è dubbio, la trasparenza è uno stile di vita e la legalità un precetto di fede. Quindi, bando alle ciance e diritti al cuore del problema. Occhetto, Veltri e Chiesa accusano l’Italia dei Valori per l’uso improprio dei rimborsi elettorali? Che c’azzecca, carta canta, la democrazia è in pericolo, Berlusconi è un dittatore e l’IdV è l’unica opposizione.

Il Giornale rilancia l’informazione e pone domande a Di Pietro? Che c’azzecca, carta canta, la democrazia è in pericolo, Berlusconi è un dittatore e l’IdV è l’unica opposizione.

La Corte dei Conti avvia un procedimento per i medesimi fatti? Che c’azzecca, carta canta, la democrazia è in pericolo, Berlusconi è un dittatore e l’IdV è l’unica opposizione.

Tutto chiarito.

Luca Procaccini

martedì 8 settembre 2009

È morto Mike e c’è rimasto Pippo. Allegria?

Tortora morì tragicamente, Corrado prematuramente e Mike improvvisamente. Dell’epoca c’è rimasto solo Pippo. E con Mike che s’è portato via l’allegria, che tristezza restare soli con Pippo.

Luca Procaccini

L’8 settembre di Napolitano. Il falso, il dubbio, il vero. E la fortuna

Vittorio Emanuele III durante le seconda guerra mondiale, firmato in gran segreto l’armistizio con gli alleati angloamericani, all’indomani della sua pubblicazione dell’8 settembre 1943, fuggì di notte e di nascosto nelle terre di Puglia accompagnato dalla casa reale, il governo in carica e i comandi militari. La dichiarazione recitava, in sintesi, che l’armistizio era firmato ma la guerra continuava nei confronti di chi ci attaccava. Un modo barocco ed indegno per dire agli ignari italiani che i tedeschi li avrebbero massacrati.

Oggi il Presidente della Repubblica dice che quella guerra civile è stata combattuta per la libertà, l’indipendenza e la dignità. Falso che è stata combattuta per la libertà e l’indipendenza. La parte maggiore dei movimenti partigiani combattevano perché l’Italia divenisse Paese comunista ed entrasse nell’orbita dell’allora Unione Sovietica capitanata da Stalin. Quindi, qualcosa di diverso da un Paese libero ed indipendente. Anche se molti di loro non ne avevano piena consapevolezza. La parte maggiore dei combattenti per la Repubblica Sociale Italiana combattevano, è vero, per una questione di dignità perché la dichiarazione d’armistizio appariva loro nient’altro che il vile tradimento dell’alleato germanico. E anche se molti di loro non ne avevano piena consapevolezza, di fatto combattevano per una Repubblica non libera, non indipendente, ed al servizio dell’alleato tedesco capitanato da Hitler. Dunque, la maggior parte dei combattenti tutti si battevano, magari inconsapevolmente, per uno stato non libero e non indipendente.

In quegli anni ed in quel modo cominciò a formarsi la Repubblica d’Italia. Ed è puro culo che alla fine gli americani hanno avuto la meglio e ci troviamo oggi a celebrare l’anniversario dell’8 settembre. Liberi ed indipendenti certamente, ma non degni perché solo fortunati.

Luca Procaccini

sabato 1 agosto 2009

Esclusivo. Le nuove domande di Repubblica a Berlusconi

Ecco la velina dalla redazione. Berlusconi voglia spiegare agli italiani:

1. Come ha fatto a convincere i magistrati a deviare sull’Unione la scossa che, secondo D’Alema, l’inchiesta barese doveva procurarle?

2. Perché, in concorso con l’imprenditore barese Tarantini, ha procurato donnine agli uomini della giunta pugliese governata dal centrosinistra?

3. Che ci faceva, in compagnia del Bianchini, nei garage romani?

4. Per quale scopo ha costretto De Magistris a non dimettersi dalla magistratura nonostante la solenne promessa da questi fatta di abbandonare la toga per dedicarsi alla politica con l’IdV?

5. Come mai ha somministrato un forte anestetico a Michael Jackson?

6. Per quale motivo si trovava sull’isola di Maiorca il giorno dell’attentato?

7. Com’è riuscito, con la Canalis, a spacciarsi per Clooney per bombarsela?

8. In che modo ha convinto Moratti a cedere Ibrahimovic al Real Madrid?

Presidente, l’Italia ha bisogno di sapere.

Luca Procaccini

foto flickr.com/photos/eleaf

venerdì 31 luglio 2009

Confermato. C’è diversità morale nella sinistra

La prova è nell'inchiesta sugli appalti pubblici della sanità pugliese, condita con droga, escort, festini, mafia e politica. I magistrati della procura di Bari, che certamente sbagliano, hanno acquisito i bilanci dei partiti politici del centrosinistra della Puglia. Più precisamente, quelli di Pd, Socialisti, Prc, Sinistra e Libertà, Lista Emiliano. La chicca: nel provvedimento con cui il pm chiede l’acquisizione dei bilanci viene ipotizzato c'è, formalmente per la prima volta, il reato di voto di scambio. La questione verte sugli appalti pubblici nel settore sanitario, sulle nomine dei primari e sul presunto intreccio mafia, politica e affari. E tra i convocati in procura per un’audizione di cinque ore anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

Poi, tra manager delle Asl pugliesi, dirigenti della Regione e politici sono circa 20 gli indagati in questa inchiesta. Tra loro l’ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco (Pd), ora senatore. Quindi, appalti, associazione a delinquere, corruzione, voto di scambio e finanziamento illecito ai partiti. Addirittura intrecci con la mafia, droga e puttane.

Questo a certi livelli, dove gira la moneta e le puttane si chiamano escort. In altri ambienti, dove le escort sono un’auto come le Mondeo, il segretario di sezione del PD s’è scoperto essere stupratore seriale. Con tanto di conferma del test sul DNA e di impronta digitale.

Tragico, ma non eccezionale. Già c’era stato Bassolino nella mondezza ed il sindaco di Napoli che, per giustificare l’attaccamento alla poltrona, invece delle dimissioni quale epilogo dello scandalo giudiziario per la vicenda dell’appalto ultramilionario per la manutenzione delle strade, che portò agli arresti 4 dei suoi assessori, ci venne a dire che Napoli è un valido laboratorio sperimentale per il centrosinistra. Non da meno fu il sindaco D’Alfonso da Pescara, targato PD, che arrestato e posto ai domiciliari perché dimissionario, esibì certificato medico stilatogli dal curante, che era anche consigliere comunale di maggioranza, per ritirare le dimissioni e conservare l’indennità di carica.

Ce l’hanno menata per decenni sulla loro diversità morale, ed effettivamente sono diversi. Bella chiavica.

Luca Procaccini

foto flickr.com/photos/misocrazy

martedì 28 luglio 2009

De Magistris tiene la toga: promosso

De Magistris magistrato, all'annuncio della sua candidatura, spiegando che non sarebbe più tornato a indossare la toga perché entrava in politica, aveva definito la propria scelta irreversibile. "Il mestiere di magistrato non è un abito che si dismette e si butta via", dice ora l’eurodeputato De Magistris.

Tra le due dichiarazioni, non lustri ma pochi mesi.

Parole, parole, parole. Fatti, niente.

Promosso De Magistris. Poco più di un mese che siede sullo scranno e già somiglia a un politico navigato. Ma della prima Repubblica.

Luca Procaccini

domenica 26 luglio 2009

Volkswagen acquista Porsche: non sarà Reich millenario ma è successo quasi secolare. L’estrema destra festeggia

In Germania Ferdinand Porsche, nel 1931, fondava la lussuosa Casa automobilistica. L’allora capo del Governo tedesco chiedeva all’uomo di concepire un’auto accessibile a tutti, e nel 1939 nacque la Volkswagen, che si traduce in “auto del popolo”, con il Maggiolino. Dopo quasi ottant’anni l’auto del popolo acquista l’auto del lusso. Non sarà Reich millenario, ma è successo quasi secolare. L’estrema destra festeggia.

Luca Procaccini

venerdì 24 luglio 2009

Caso Escort: dopo la dichiarazione di non esser santo, Berlusconi rinuncia all’incarico

Imprenditore di successo e Presidente del Milan. Milano 2, Milano 3 Fininvest e Mondatori. Il Giornale e Panorama. Migliaia di posti di lavoro e mai nessuno in cassa integrazione.
Fondatore del partito e fautore del suo scioglimento nel Pdl. Presidente del Consiglio e leader dell’opposizione.

Occhetto, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Rutelli, ancora Prodi, Veltroni e ora Franceschini. Tutti leader dimezzati al suo cospetto.

Vuole diventar Presidente della Repubblica, ma ha dovuto desistere dal sogno nel cassetto. Dopo le sbirciatine nella Villa Certosa e le feste a Palazzo Grazioli ha ceduto e dichiarato: “Avrete capito che non sono un santo”. Suo malgrado, deve rinunciare alla beatificazione.

Luca Procaccini

[foto via negroski]

mercoledì 22 luglio 2009

Di Pietro e l’Italia dei Calori

Pagine acquistate sui giornali esteri per attaccare Berlusconi e lettere aperte al Colle per inquisirne l’inquilino. Che c’azzecca e carta canta. L’estate avanza e il caldo pompa. Colpa del sistema o colpo di sole. Italia dei Valori o Italia dei Calori?

Luca Procaccini

martedì 21 luglio 2009

Papi, il nuovo libro di Travaglio. Seriamente comico

Che Travaglio non sia giornalista d’inchiesta, lo si capisce leggendolo perché nulla di nuovo apporta, ma si limita a smontare e rimontare pezzi d’inchieste giudiziarie. Ma se del Travaglio compilativo, che ci eravamo abituati a sopportare, si poteva apprezzare lo sforzo di analisi di atti giudiziari, con “Papi” altro non rimane che un Travaglio compulsivo.

Niente atti di giustizia da decriptare. Sono solo pagine di rassegna stampa per faccende trite e ritrite. Niente copia e incolla di atti di giustizia, magari perché Berlusconi non è indagato, ma tanta fantasia perché «è in serio dubbio la salute psichica del capo del governo italiano» e perché c’è «l'incoerenza del capo di un governo che emana leggi per vietare agli altri ciò che fanno lui e i suoi amici». Questo, con riferimento al progetto di legge sulla prostituzione per le strade e sullo sfruttamento minorile che si associa al dubbio che Berlusca, a sua insaputa, si possa essere accompagnato con escort d’alto bordo.

La chicca è che la lucida analisi porta l’illuminato a sostenere il «discredito internazionale a cui il presidente del Consiglio espone ogni giorno i Paese», tesi andata in stampa mentre il G8 non si era ancora concluso, e libro in edicola mentre è internazionale il riconoscimento di Berlusconi quale leader forte e capace. Seriamente comico.

Luca Procaccini

sabato 18 luglio 2009

Il Giudice e l’avvocato nell’Italia culla del diritto, e patria del rovescio

Anche l’avvocato più scalcinato, se richiesto circa l’opportunità di licenziare o adottare provvedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti che si sospetta rubino, avrebbe detto senza ombra di dubbio che così non ci si può comportare. Solo innanzi l’evidenza del fatto contestato può procedersi.

Anche l’avvocato più scalcinato, innanzi la scoperta del dipendente dedito al furto in fragranza di reato, da parte delle Forze dell’ordine, avrebbe detto senza ombra di dubbio che poteva procedersi con il licenziamento.

Ciò, fino a ieri l’altro. Oggi, neanche il principe del foro sa più cosa rispondere.

Il Giudice del Lavoro di Livorno ha reintegrato sul posto di lavoro due dipendenti di azienda portuale colti dalla Guardia di finanza a rubare gasolio da un rimorchiatore della ditta.
Motivazione del reintegro: mai nessuno aveva contestato nulla nonostante, in corso di causa, si è accertato che in passato molti rubavano allo steso modo. Quindi, se così fan tutti anche i malcapitati possono farlo senza perdere il posto di lavoro.

Domanda: cosa pensate che il medesimo Giudice del lavoro decida di fare in caso di provvedimento preso dal datore di lavoro sulla base del sospetto e non sulla prova del misfatto?

Sia l’avvocato più scalcinato sia il principe del foro diranno che deciderà per il reitegro del lavoratore al suo posto.

A questo punto, tutti quelli che non sono avvocati si pongono la domanda: ma a che serve l’avvocato?

Luca Procaccini

mercoledì 15 luglio 2009

L’Italia boccia l’atomica e torna al nucleare

Con un vero e proprio plebiscito, dopo sessant’anni, fuori i rompipalle atomici dal Parlamento italiano ed europeo. Verdi, Rifondaroli, Comunisti Italiani e Socialisti, tutti licenziati. Le scorie negative di tanta permanenza saranno lunghe da eliminare. I danni del benaltrismo, ossia i danni del “è ben altro quel che c’è da fare per risolvere i problemi” opposto ad ogni progetto venisse proposto nel Bel Paese, sono lontane dall’essere smaltite. Ma il cambiamento già s’avverte: fuori i rompipalle atomici, dentro l’energia nucleare. In Italia si torna a sperare. Finita la stagione del qualunquismo radical Chernobyl, finalmente finiremo d’acquistare energia atomica dai Paesi esteri e avremo una bolletta energetica meno costosa. Quindi, maggiore competitività e meno ipocrisia. Benservito al rompipalle atomico, benvenuto al Nucleare.

Sandro Sisler

Perché Grillo vincerebbe le primarie del PD

Veltroni, dopo le comunali di Bolzano, buttò lì che era finita l’era berlusconiana. Franceshini, dopo i ballottaggi delle amministrative, annunciò che Berlusconi era al capolinea. D’Alema, dopo le sbirciatine nei giardini di Villa Certosa, sparò che il Premier era in declino irreversibile, a ciclo ormai concluso, viveva tempi simili a quelli del nazismo.

Più che politici, una selezione di cabarettisti. Evidentemente di poco spessore se Grillo ritiene di poter vincere le primarie. Un comico che non fa ridere a sbaragliare politici che fanno sorridere.

Luca Procaccini

venerdì 10 luglio 2009

Obama servo del padrone


Mario Giordano e Maurizio Belpietro direttori della carta stampata. Opinionisti e mezzi busti della televisione. Ministri e Deputati del Governo e del Parlamento. Tutti servi del padrone e dipendenti del Capo. Da sempre bollati così i Berluscones. Quindi, l’epilogo. Secondo Veltroni (dopo le comunali di Bolzano), Franceschini (dopo i ballottaggi delle amministrative) e D’Alema (dopo le sbirciatine nei giardini di Villa Certosa), il Premier è in declino irreversibile e il ciclo è ormai concluso.

Poi arriva Obama e, yes we understand, dice che in Italia c’è una leaderschip forte. Nessuno ci crede, ma Berlusconi gongola. È evidente che ora ha a libro paga anche Barack.

Luca Procaccini

martedì 7 luglio 2009

Salvini: né dimissioni, né scuse. Il suo non è stato coro razzista ma esperimento scientifico

Sconfitto il nazismo e il fascismo, Churchill (immediatamente dopo la seconda guerra mondiale) ebbe a dire che la democrazia non era un buon sistema di governo ma che, fin tanto che non se ne inventava uno migliore, bisognava tenerselo. Pochi lo capirono, ma l’affermazione, letta tra le righe, stava a significare che, fin tanto che il voto mio vale quanto il voto tuo, il risultato può non essere il migliore.

Scienza politica dei pochi che, grazie a Salvini, oggi è comprensibile ai molti.

Luca Procaccini

lunedì 6 luglio 2009

Caso escort. Berlusconi ottiene il bavaglio di “Corriere della Sera” e "Repubblica”

Il “Corriere della Sera” in prima pagina, e poi a seguire tutti gli altri, a strombazzare che in casa Berlusconi erano state ospitate signorine dedite all’antico mestiere.

Questione nazionale. Anzi, scandalo mondiale. Di più, accidente di rilevanza cosmica. Quindi, doveroso che la libera informazione informasse, e magari insinuasse. Poi, come se nulla fosse accaduto.

Eppure, la notizia c’era: un imprenditore nel settore sanitario barese tentava l’aggancio al potere col profumo di donna. Sia ben chiaro, la corruzione c’è quando si paga moneta per ottenere favori dal Pubblico Ufficiale, ed è il caso più ricorrente, ma c’è anche quando si offrono favori sessuali in cambio dei favori del Pubblico Ufficiale. Incredibile, Berlusconi pare essere riuscito ad asservire anche il “Corsera” e la "Repubblica”. Invece no, la spiegazione è altra. Il meccanismo sperimentato dall’imprenditore aveva già dato i suoi frutti in Puglia, e se anche c’era stato il tentativo d’esportazione nella capitale, dalle indagini è trapelato che già aveva funzionato con la Giunta regionale capitanata da Vendola. Imbarazzo, delle troie a Palazzo Grazioli c’è sospetto del passaggio ma della prova della corruzione neanche indizio. Delle medesime nei salotti bene della sinistra pugliese pare esserci prova del passaggio, del servigio e della ricompensa in forma di favori del Pubblico Ufficiale. Al “Corsera” e “la Repubblica” non più notizie in prima pagina, ma neanche in terza. Silenzio stampa?

Luca Procaccini

giovedì 2 luglio 2009

Ecco perché, nonostante tutto, Berlusconi è amato dalla maggioranza degli italiani

Berlusconi dice di Obama, appena eletto Presidente della prima potenza mondiale, che è bello e abbronzato.

Berlusconi, alla riunione dei grandi della Terra, fuori da ogni etichetta e irritando la Regina, invita rumorosamente Obama a farsi la foto ricordo.

Berlusconi, nel corso della celebrazione dei sessant’anni della Nato, lasciando di stucco la Merkel, non segue il protocollo perché impegnato al telefonino.

Berlusconi, dalle cronache recenti, pare sia solito partecipare a festini con donnine prezzolate.

Secondo la maggioranza relativa degli italiani, Berlusconi è un fico semplicemente perché è in grado di dire e fare quel che ne ha voglia, a prescindere da chi ha di fronte, e perché, come la maggioranza qualificata degli italiani, odia il tradimento ma ama le scappatelle.

Berlusconi, secondo la stragrande maggioranza degli italiani, conduce una vita invidiabile, e per questo, amabile.

Luca Procaccini

martedì 30 giugno 2009

Con l’Iran è svelata la strategia voluta da Obama per il Medio Oriente

Nei primi mesi di Governo, l’abbronzato ha fatto grandi cose per dimostrare la distanza tra il suo modo di concepire il potere rispetto a chi lo ha preceduto, con tanto di scenografia. Tutti in delirio perché va in giro per la Casa Bianca in maglioncino mentre la moglie ricava un orto nel giardino del palazzo del potere. Tutti in visibilio perché lo si incrocia al fast food mentre allunga la banconota per pagare come un illustre sconosciuto, per poi mangiare un panino che si disfa tra le mani come accade ai più impediti. Tutti emozionati per la partecipazione al convegno dei paesi sudamericani e pacche sulle spalle con chavez, l’ultimo degli ultimi comunisti.

E tutti a spellarsi le mani dagli applausi perché ha apertamente teso la mano all’Iran. Fa nulla che da quelle parti si lavora giorno e notte per procurarsi la bomba atomica, si nega apertamente il diritto di esistere ad Israele e si reprimono nel sangue le manifestazioni di dissenso della popolazione. L’importante è essere chiaramente il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti d’America, e non più il quarantatreesimo, e il gioco è fatto.

Qui mica si esporta la democrazia, roba da dinosauri della politica. Qui si tendono le mani alla maniera dei propiziatori d’intervento divino nell’attesa che la democrazia e i diritti civili spuntino come per incanto. Tanto al massimo è un problema di chi è stato concepito in quelle terre sfortunate, o al più degli israeliti, mica c’è stato l’11 settembre, Londra e Madrid. Tranquilli siamo in buone mani, la pace s’avvicina.

Luca Procaccini

domenica 28 giugno 2009

Asse Berlusconi-D’Alema per una nuova Bicamerale: altra legge “ad personam”

Accompagnatrici a palazzo Grazioli, escort a Montecitorio e indagini bipartisan perché il fenomeno riguarda sia gli amici del Cavaliere sia l’entourage del leader maximo D’Alema.
L’idea è neutralizzare la magistratura ma, per tacitare l’opinione pubblica, bisogna pensare una legge per rilanciare i consumi in Italia e rimettere in moto l’economia. Così si potrà dire che non è una provvedimento “ad personam” ma una legge per tutti gli italiani.

Quindi, una legge che riapre le case chiuse. Sin dai tempi della Grecia antica esisteva sia la prostituzione femminile sia quella maschile. E già da allora le prostitute pagavano le tasse. Ora, si saran detto i nostri, se con una leggina abbandonassimo il sistema proibizionista e criminalizzante per abbracciare il sistema regolamentarista (teso alla legalizzazione della prostituzione) con tanto d'imposizione di tasse, il gioco sarebbe fatto. D’altra parte, già nella storia preunitaria, c’erano case controllate dallo Stato per l'esercizio della prostituzione e obbligo di pagare le tasse per i tenutari.

Solo nel 1958, con la famigerata legge Merlin, in Italia si chiudevano le case di tolleranza e veniva introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione. Quindi, se già in Italia era possibile esercitare l’antico mestiere, e in altri Paesi (anche di cultura occidentale) lo è tuttora, torniamo anche noi ai vecchi costumi. Così facendo, in un sol colpo normalizziamo la condotta di chi s’accompagna a professioniste del mestiere e ci assicuriamo il regolare pagamento delle tasse. Con buona pace dei gossippari che s’intrufolano tra le lenzuola, e dei magistrati che oltre alla consumazione del reato s’applicano anche sulla consumazione del rapporto.

Così è deciso, la Bicamerale è di nuovo pronta ma questa volta nessuno la manderà a puttane. Non ce ne sarà bisogno, sarà già piena di suo.

Luca Procaccini

Ombre sulla morte di Michael Jakson, un iscritto nel registro degli indagati

Più di 100 procedimenti ed oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in 14 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di Stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata. Ci hanno provato in ogni modo a farlo divenire indigesto agli italiani. Ma niente da fare, gli italiani non hanno abboccato ancora.

E allora, colpo di teatro, trapela la notizia: iscritto nel registro degli indagati per la morte della popstar sarebbe un uomo del mondo della televisione diversamente giovane, bassino ma che usa il tacco alto, con pochi capelli ma trapiantati, dalle battute facili ma che per alcuni sono gaffe. Questo l’identikit costruito dagli inquirenti. Ma per avere il nome pubblicato su tutti i giornali bisogna aspettare una qualche scadenza elettorale.

Luca Procaccini

Travaglio, la fede e la giustizia: mia risposta a un lettore

Qui un lettore mi critica. Ecco una mia seconda risposta.

Quando parlavo di fede non intendevo dire che non bisogna aver fede nella giustizia. Anche se Gesù ebbe a dire che il Paradiso è aperto ai perseguitati dalla giustizia, la speranza di tutti noi è che dopo duemila anni da quell'affermazione la giustizia terrena sia divenuta qualcosa di diverso. Poi, Travaglio non è stato condannato per aver fatto il nome di Previti in un articolo che metteva in relazione Forza Italia e la mafia. Bisogna esser precisi e aver "il coraggio" di dire che il giudice del Tribunale di Roma Roberta Di Gioia, il 15 ottobre scorso, ha motivato la condanna di Travaglio a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione ai danni di Cesare Previti. Oltre alla condanna al risarcimento di 20mila euro più 2.500 di spese processuali. Pecunia che sarà probabilmente sborsata dal settimanale L'espresso che il 3 ottobre 2002 ospitò l'articolo ritenuto diffamatorio, e per il quale la direttrice Daniela Hamaui è stata condannata a 5 mesi e 75 euro di multa, pena che rapportata al di lei «omesso controllo» posso convenire essere invero eccessiva.

Ma siamo solo al primo grado, e la pena in ogni caso è stata sospesa per entrambi: è coperta dall'indulto. «Ricorrerò in Appello» aveva annunciato Travaglio dopo la condanna: questo dopo che in più occasioni si era detto favorevole all'abolizione dell'Appello. «Vedremo le motivazioni della sentenza» aveva poi commentato il nostro: ora che le ha viste, però, si è ben guardato dal renderle note, e a leggerle si capisce anche perché. Però prima ricostruiamo la diffamazione.

L'articolo galeotto, del 2002, era sottotitolato così: «Patto scellerato tra mafia e Forza Italia, un uomo d’onore parla a un colonnello dei rapporti di Cosa nostra e politica. E viene ucciso prima di pentirsi». Era un classico copia&incolla dove un mafioso «pentito» raccontava che Forza Italia era stata regista di varie stragi e aveva fatto un patto elettorale con Cosa nostra. Un pezzo a tesi discretamente ignobile, ma non ancora diffamatorio: la disonestà intellettuale di Travaglio doveva ancora dare il meglio. Il racconto di questo pentito, Luigi Ilardo, finì in un rapporto redatto nel 1993: ma poi, tre anni dopo, il pentito venne freddato da due killer talché «quello che avrebbe potuto diventare un altro Buscetta non parlerà più. Una fuga di notizie, quasi certamente di provenienza “istituzionale”, ha avvertito Cosa nostra del pericolo incombente». Notare il «quasi certamente», ma proseguiamo: è solo spazzatura, la diffamazione non è neppure qui.

Chi aveva raccolto le confidenze del pentito assassinato? Era stato il colonnello dei carabinieri Michele Riccio: il quale, nel 2001, venne convocato nello studio del suo avvocato Carlo Taormina assieme a Marcello Dell'Utri e al tenente Carmelo Canale, quest'ultimi imputati per concorso esterno in associazione mafiosa. E che cosa successe in quello studio? Cose losche, secondo il colonnello Riccio: aggiustamento di deposizioni, manovre per scagionare Dell'Utri, cose del genere.

Sicché Travaglio, nel suo articolo, citava un verbale reso proprio da Riccio nel 2001 e che viene fatto concludere così: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti». Fine dell'articolo: Travaglio chiude attorno a questa suggestione e lascia che su Previti si allunghino ombre di traffici giudiziari e patti con Cosa nostra e regie superiori. Peccato che il verbale di Riccio, in realtà, proseguisse con quest'altre parole che Travaglio ha omesso: «Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina, e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell'Utri». Lo spiega bene il magistrato Roberta Di Gioia: «La circostanza relativa alla presenza dell’onorevole Previti in un contesto di affari illeciti e di pressioni indebite, è stata inserita nel corpo dell’articolo mediante un accostamento indubbiamente insinuante, con l’effetto di gettare una pesante ombra sul ruolo avuto da Previti in quella specifica situazione e con chiara allusione ad un suo coinvolgimento nella vicenda, acquisendo perciò una evidente connotazione diffamatoria». Evidente. Così come «è evidente che l'omissione del contenuto integrale della frase di Riccio, riportata solo parzialmente nell'articolo redatto da Travaglio, ne ha stravolto il significato. Travaglio ha fornito una distorta rappresentazione del fatto riferito dalla fonte le cui dichiarazioni lette integralmente modificano in maniera radicale il tenore della frase che nell'articolo è stata agganciata ad arte, in maniera parziale, subito dopo la descrizione del nebuloso contesto di intrecci relativi ad affari illegali, al precipuo scopo di insinuare sospetti sull'effettivo ruolo svolto da Previti».

Ma il peggio deve ancora venire, perché secondo il giudice «le modalità di confezionamento dell'articolo risultano peraltro singolarmente sintomatiche della sussistenza, in capo all'autore, di una precisa consapevolezza dell'attitudine offensiva della condotta e della sua concreta idoneità lesiva della reputazione di Previti». In lingua corrente: Travaglio l'ha fatto apposta, ha diffamato sapendo di diffamare. E l’incredibile non è neppure questo: incredibile è che un giudice, per una volta, l’abbia messo nero su bianco. infine, se propio lo vuol sapere, non ci tengo ad avere la sua stima perchè non me ne faccio nulla del rispetto di chi trucca le carte per ottenere l'obiettivo e, come di prassi, addita come lacchè di palazzo colui che cerca di fargli capire la realtà dei fatti da un diverso punto di vista. Comunque, per non offendere la sensibilità dei credenti, mettiamola così: lei non è un credente non praticante. Molto più semplicemente, è un tifoso che si contenta di vincere la partita anche con il goal segnato di mano. Quindi, tifoso sì ma tutt'altro che sportivo.

Luca Procaccini

mercoledì 24 giugno 2009

Le escort a Berlusconi, ecco chi ha tradito il Cavaliere

Il Cavaliere esterna e rende noto che mai avrebbe pagato una donna per goderne dei servigi. Si sarebbe perso il gusto della conquista. C’è da crederci.

Il Cavaliere ospita pulzelle nella sua dimora ma, a sua insaputa, qualcuno ne ha pagato il prezzo. C’è da crederci.

Il Cavaliere ha tre quarti di secolo, le sue ospiti in media tra il quarto e il quinto del secolo. In questi casi difficilmente può ipotizzarsi conquista in assenza del pagamento del fio. C’è da crederci.

Il Cavaliere è uomo d’indiscussa capacità imprenditoriale aduso alle trattative, tutte risultategli vincenti e gradite. C’è da crederci.

Al Cavaliere è stata tolta l’opportunità d’effettuar trattativa vincente per spuntar il miglior prezzo del servigio perché altri, a sua insaputa, hanno contrattato il costo delle comparsate. Gli è stato tolto il gusto della conquista, anche solo commerciale, e s’è incazzato. C’è da crederci.

Luca Procaccini

martedì 23 giugno 2009

I risultati delle elezioni in casa PD e le frasi gotiche di Franceschini

I dati delle elezioni ultime per il Partito Democratico: meno 7 punti percentuali rispetto alla precedente tornata elettorale delle europee, meno 22 province rispetto a quelle sinora governate, zero province nuove da governare e meno 9 capoluoghi di provincia patentati PD.

Le esternazioni di Franceschini dopo che, come al solito, in occasione dei ballottaggi s’abbassa l’affluenza al voto a tutto discapito del centrodestra il cui elettore, votato una volta, s’annoia a ripeter la performance a così pochi giorni di distanza: “È l’inizio del declino della destra”.

La costante: dopo ogni elezione mai un politico ammette la sconfitta, piuttosto si affida a ragionamenti bizantini per perorare la causa.

L’eccezione: dopo queste elezioni Franceschini ha abbandonato le frasi “bizantine” per affidarsi a quelle “gotiche”. Non nel senso “stilistico” del termine, bensì nel senso della nuova costruzione del termine quale sintesi delle parole “gote” e “natiche” in “gotiche”. Espressione elegante per definire le esternazioni di chi, in questi casi, verrebbe indicato come uno che ha la faccia come il culo.

Luca Procaccini

lunedì 22 giugno 2009

Prime conferme dalle indagini sui costumi sessuali di Berlusconi

Ci hanno provato con il conflitto d’interessi, hanno sperato nelle innumerevoli indagini della magistratura, si sono appellati ai diversi Presidenti della Repubblica succedutisi, e hanno confidato nei pruriti sessuali del Premier per liberarsene. Esito della politica del centrosinistra negli ultimi quindici anni? La sinistra è fuori dal Parlamento italiano e da quello europeo, e il centrosinistra ha perso identità, partito, leader e, ultimo ma non meno importante, elezioni d’ogni genere e grado.

La costante è stata quella di non aver avuto idee o programmi da contrapporre all’uomo, ma di essersi solo appellati a tutti gli organi possibili per poterlo scalzare. Compreso l’organo sessuale, e l’urna parla chiaro. La sinistra, se non la smette con questa politica del cazzo, non va da nessuna parte.

Luca Procaccini

giovedì 18 giugno 2009

Ecco perché Travaglio è stato civilmente condannato per diffamazione

Per quanto Travaglio ce la canti e ce la suoni sul fatto che non è stato mai condannato penalmente, e la soccombenza intervenuta è stata esclusivamente in sede civile, la diffamazione a mezzo stampa è reato penalmente perseguibile. E Travaglio per questo è stato condannato anche penalmente in primo grado, e avverso questa sentenza ha inteso interporre appello nonostante tutto quanto abbia detto e scritto in passato sull’istituto dell’appello.

Chiaramente, nel casellario penale tali condanne vanno trascritte a meno che si possa beneficiare della "non menzione". E Travaglio potrà ottenere il beneficio. Ma la "non menzione" nel casellario penale non vuol dire di non essere stato condannato. Vuol dire solo che non risulta sul certificato che il privato fa per gli usi consentiti dalla legge mentre, tutti gli altri usi (per esempio, se si vuol fare il concorso nell'arma) la condanna c'è, si vede e si sente. Anche se si sventola un certificato penale “nullo” nel corso della trasmissione “AnnoZero” condotta dal fido Santoro.

Ma comunque non sarà il caso del nostro travagliato. Avendo interposto appello, ed essendo i fatti datati nel tempo, l'obiettivo è la prescrizione (nonostante tutto quanto Travaglio abbia detto e scritto sui "prescritti"), e in questo caso sì che si conserva la verginità. Solo formale però, direbbe Travaglio se si parlasse di altri.

E ora giungiamo alla condanna in sede civile per diffamazione: proprio perché i tempi della giustizia penale sono lunghi, molti avvocati consigliano i "diffamati" nel senso di adire il giudice civile, in quanto il reato di diffamazione, sanzionato penalmente, produce anche effetti civili per il ristoro del danno. Quindi, invece d'aspettare i lunghi tempi della giustizia penale che dipende dalla solerzia del Pubblico Ministero, meglio la giustizia civile che è a impulso di parte e genera l'immediato incardinamento del processo per l'accertamento del danno. Così facendo, invece d'essere frustrati dalla lungaggine del processo penale che può addirittura far scattare la prescrizione e lasciare a bocca asciutta il malcapitato, subito si ottiene il processo e, relativamente dopo poco, la condanna in sede civile. Condanna che, a differenza di quella in sede penale, è immediatamente esecutiva e produce subito effetti. Risultato, giornalista e giornale costretti a pagare anche se interpongono appello e "lezione di vita", impartita perché nessuna prescrizione potrà intervenire.

È l'evoluzione della specie. Quando il sistema non funziona e i giornalisti pensano di conoscerne una in più, arriva l'avvocato e ti sistema. Quindi, anche se Travaglio ci tiene a distinguere tra condanna in sede civile e condanna in sede penale, la condotta è antigiuridica e la scelta della sede ove accertarla, dipesa dalle contingenze del nostro sistema, non cambiano d’una virgola il fatto per cui è condanna. Quindi, che Travaglio faccia il giornalista e non l’illusionista perché il trucco c’è e si vede.

Luca Procaccini