Chi dice che l’immigrato è diverso è uno stroXXX. Parola di Fini. E io sono uno stroXXX, ma ho la prova che anche Fini lo è perché abbiamo un’ultima cosa in comune. Quindi, lo straniero per me è diverso perché ha una cultura diversa dalla mia, alle volte una religione diversa dalla mia, di solito una lingua diversa dalla mia, facilmente una storia diversa dalla mia, in alcuni casi un colore della pelle diverso dal mio, sicuramente gusti culinari diversi dai miei, probabilmente abbigliamento diverso dal mio e tifa una squadra diversa dalla mia, se non ama proprio uno sport diverso dal mio.
Siamo diversi e lo riconosco, anche a costo d’essere stroXXX. Non so chi è il migliore tra i due, né tanto meno quale sia la civiltà migliore al confronto. Anche se spesso ho un’idea ben precisa in merito. Quindi mi sento diverso, oppure vedo come diverso lo straniero, e sono uno stroXXX. Però non meno di Fini perché anch’io riconosco che lo straniero ha diritti e doveri come i miei e, troppo spesso, è solo molto più sfortunato di me.
Per me è diverso e so anche perché: il nostro è un Paese con una storia diversa da altri Paesi che, avendo avuto un passato coloniale, hanno costruito nel tempo una società cosmopolita. A noi è appena cominciato il percorso, e solo ora cominciamo ad avere stranieri che prolificano in Italia. Stranieri, appunto, parola che deriva da estraneo se non proprio da strano.
Ma ora la prova del fatto che abbiamo un’ultima cosa in comune io e Fini, e che anche lui è uno stronzo. Io ho una figlia e Fini ne ha due. La prova del nove per vedere se un italiano avverte come diverso lo straniero è chiedergli se gli darebbe volentieri sua figlia in sposa allo straniero, magari abbigliato alla sua maniera, che prega su un tappeto o sa il cielo come, mangia speziato e, perché no, se colorato, virilmente anche fin troppo ben attrezzato. A me, che ho una figlia, ruga solo l’idea e sono uno stroXXX. Ma Fini che ne ha due, scommetto che è doppiamente stroXXX. Lo sfido a dimostrarmi il contrario.
Luca Procaccini
Nessun commento:
Posta un commento