domenica 28 febbraio 2010

Esclusione lista PDL alla provincia di Roma. La Polverini ha il piano B?

È maledizione Lazio. Dopo Marrazzo, la Polverini. È nell’aria. Che sia il Governatore o la candidata alla carica, l’inculata è arrivata. In senso letterale o figurato, a tutti e due ha bruciato. La differenza è nel sorriso compiaciuto d’allora al posto di quello forzato d’adesso. Per tutt’e due di lato B neanche a parlarne, speriamo che la Polverini abbia almeno un piano B.

Luca Procaccini

lunedì 22 febbraio 2010

Nella guerra interna al PdL, la Campania val solo un Bocchino

Cinque anni addietro la conquista della Campania è stata affidata dal centrodestra al giovane dal cognome più difficile per vivere in quella regione.  E allora delle due l’una, o si riteneva già persa la competizione e dettaglio di tal fatta era secondario nell’era della comunicazione che viviamo, oppure il giovane era necessariamente tosto. Per provenienza politica (MSI prima che AN), e per la palestra di vita che s’è dovuto fare per portare il nome. Poi, si sa, l’urna premiò di nuovo Bassolino, e Italo veniva chiamato dall’elettorato al difficile compito di controllore. Di fronte all’arduo compito, dimissioni e vita comoda in Parlamento.

Quindi, dato l’esito dell’avventura del Bocchino trombato, si è legittimati a credere più verosimile la prima ipotesi formulata. Poi, il candidato di oggi e la domanda che si fa l’elettore del centrodestra. Il nome è apposto e non evoca nulla di pruriginoso: Caldoro. Quanto a provenienza politica, niente di più consono all’elettore indigeno abituato a non prender mai posizione per potersi smarcare dal patentino attribuitogli col voto e passar, all’uopo, dall’altra parte: Partito Socialista, presente in ogni schieramento politico, da sinistra e libertà e fino al Pdl, con diverse formule e con ognun di loro che dice d’esserne erede delle idee e tradizioni.

Tutto bene, non fosse che il tempo cambia le cose e l’elettore cerca sicurezza e decisione. E la sinistra candida il vero uomo di destra: De Luca, detto “lo sceriffo”.

Quindi, la scoperta degli ultimi giorni leggendo i giornali: Berlusconi è incazzato per i giochi di potere all’interno del partito, e gli indizi portano al Bocchino che ha tramato fino al punto di averla vinta su Cosentino, il Coordinatore Regionale dimissionario perché non voleva tra i piedi l’accordo con l’UdC in Campania, e perché avrebbe detto di La Russa e Verdini che son morti che camminano in preparazione del cambio al vertice del partito che lo vedrebbe al comando, al posto dei due, con Bondi.
Povero Caldoro, il rischio è che faccia parte di un disegno e che alla fine valga meno di un Bocchino.

Luca Procaccini

sabato 20 febbraio 2010

Smog: ottanta Comuni bloccano il traffico. Ottanta voglia d’imprecare

Le polveri sottili impazziscono d’inverno e vanno in ferie con la primavera per comparire nuovamente col nuovo inverno, e non bisogna essere proprio dei geni per capire che dipendono i larga parte dal riscaldamento degli edifici. Poi, è di poche ore fa la notizia che Milano è agli ultimi posti tra le città italiane per quel che riguarda la presenza del benzopirene nel famigerato PM 10, e non bisogna essere dei geni, ma basta fare due più due per capire che il dato è indice dell’inquinamento da traffico.

Eppure, la Moratti a braccetto con Chiamparino annunciano che il prossimo 28 febbraio le auto non girano, e dietro di loro altri primi cittadini fino a fare ottanta. Tutti  contenti, Renzi da Firenze in testa a dire che il provvedimento non serve a niente ma lui c’è.

Ottanta voglia d’imprecare.

Luca Procaccini

martedì 16 febbraio 2010

A Sanremo, Emanuele Filiberto canta Italia amore mio. Che stupidità l’esilio

Vittorio Emanuele II, prima segretamente aiutava Garibaldi e i suoi a effettuare lo sbarco dei Mille, e poi, senza farne dichiarazione di guerra come il diritto internazionale d’allora già prevedeva, nel 1860 assediava il cugino Francesco II di Borbone in quel di Gaeta per costringerlo all’esilio. In quegli anni e in quel modo cominciò a formarsi la monarchia d’Italia.

Vittorio Emanuele III, durante le seconda guerra mondiale, firmato in gran segreto l’armistizio con gli alleati angloamericani, all’indomani della sua pubblicazione dell’8 settembre 1943, fuggì di notte e di nascosto nelle terre di Puglia accompagnato dalla Casa reale, dal Governo in carica e dai comandi militari. La dichiarazione recitava, in sintesi, che l’armistizio era firmato, ma la guerra continuava nei confronti di chi ci attaccava. Un modo barocco per dire agli ignari italiani che i tedeschi li avrebbero massacrati. In quegli anni e in quel modo cominciò a formarsi la Repubblica d’Italia, con cacciata dei Savoia dal suolo patrio.

Emanuele Filiberto, riconquistata la possibilità di calpestare la terra italiana, nel 2009 partecipa alla trasmissione televisiva “Ballando con le stelle” e oggi canta “Italia amore mio” a Sanremo.
In questi anni e in questo modo prendiamo coscienza di che errore è stato mandare in esilio i Savoia. Poco seri lo son sempre stati, ma cacciarli ha solo peggiorato le cose per gli italiani.
Ci hanno privato del gusto di ridere di loro.

Luca Procaccini

sabato 13 febbraio 2010

Veltroni e Bersani: dopo le elezioni regionali lo scontro nel PD si consuma al bar

Veltroni aveva provato a fare del PD il leader, ma oltre al fallimento del progetto nelle urne, Walter ha perso la battaglia interna nel partito con D’Alema e i suoi accoliti, tra i quali Bersani che ora lo sostituisce alla segreteria del partito.

Poi, digerita la sconfitta e guadagnata la ribalta dei talk show, Walter pochi giorni addietro a "Mattino5, e alle "Iene" dell’altra sera, si proponeva prima scherzosamente e poi con piglio da esperto alla presidenza della Juventus.

Tant’è, quando s’è fuori dalla scena politica che conta tutto fa brodo per rimanere a galla. Ma si sa, nelle lotte tra correnti non si fanno prigionieri, e Bersani ha prontamente risposto assestando il colpo di grazia: tutt’Italia tappezzata dei suoi manifesti con faccione e la frase “In poche parole, un’altra Italia”. Così ora abbiamo Walter a fare il presidente della Juventus e Bersani  a fare il ct della Nazionale perché sia mai che Vetroni resti anche solo per un attimo al vertice.

E allora, presagio di come andrà a finire dopo le elezioni regionali: eccoli al bar dello sport a spararla grossa sulla partita della domenica come ogni pensionato medio. Unico diletto di chi resta fuori dai giochi.

Luca Procaccini

sabato 6 febbraio 2010

Questione soldi di Stato alla FIAT: offro un euro a Montezemolo… in fronte!!

Passi che la FIAT nella sua ultracentenaria storia s’è distinta per essere stata pronta a convertire l’industria all’economia di guerra, sia nel primo sia nel secondo conflitto mondiale, per poi riconvertirsi immediatamente all’economia di pace e influenzare le politiche per l’incremento delle infrastrutture nel senso di sviluppare la rete di strade e autostrade a discapito del trasporto ferroviario.

Fa nulla che quando c’era da vendere la Alfa Romeo venne impedita la cessione di questa a un Casa giapponese e, purché rimanesse italiana, fu fatta acquistare alla FIAT a condizioni di cessione meno vantaggiose.

Si sorvoli pure sul fatto che la FIAT ha beneficiato di contributi pubblici per l’apertura di fabbriche nel depresso Meridione d’Italia, poi ne ha chiuse alcune, al Nord come al Sud, e ha fatto accesso a man bassa all’istituto della cassa integrazione per andare all’estero a insediare stabilimenti di produzione.

Pace al fatto che la FIAT è l’unica impresa italiana che privatizza gli utili e socializza le perdite.

Si tolleri pure che incassati gli incentivi alla rottamazione un anno sì e l’altro pure, FIAT acquisti Case automobilistiche oltreoceano e chiuda stabilimenti improduttivi in Italia.

Ma i notabili d’Italia targati FIAT (vedi Montezemolo) non ci dicano che non hanno preso un euro dallo Stato perché vien voglia di lanciargliele addosso le monete. Questa è istigazione a delinquere.

Luca Procaccini

lunedì 1 febbraio 2010

Berlusconi, Formigoni, Penati e Bossi. Questa è politica!

Berlusconi, si sa, ha personalizzato la politica. Cioè, dal partito alla persona, o la persona che diventa partito. Ma va bene così, è lui e non può essere diversamente.

Poi, però, arrivano gli altri. E con Formigoni che governa la Lombardia da 15 anni, ci sta pure che la competizione elettorale per il rinnovo del consiglio regionale la faccia con un manifesto dove accanto alla sua faccia c’è scritto il nome di battesimo. Roberto e basta. Niente cognome e niente simbolo di partito. Non serve.

Ma quando tocca a Penati che si candida alla presidenza della regione Lombardia con un manifesto dove c’è lui e basta, col cognome ma senza simboli di partito, il dubbio è che non è personalizzazione della politica ma consapevolezza che se si mettono avanti i partiti che l’appoggiano l’elezione è persa. Comprensibile.

Il meglio però è dato da chi ce l’ha duro. Il rampollo è tre volte bocciato alla maturità, una delle quali con tesina su Cattaneo, padre del pensiero federalista e bandiera della Lega. Ma il piccolo Bossi (foto) proprio non ce la fa, evidentemente, a distinguersi quale intellettuale di partito. Però è candidato alla carica di Consigliere regionale della Lombardia. Roba da 10.000 euro al mese che si giustificano quando si hanno competenze tecniche specifiche o curriculum politico di tutto rispetto. E non è il caso nostro se il Bossino è poco studioso, e di esperienza politica neanche a parlarne. Però ha il nome, evidentemente.

Quando il partito è la persona e la persona è il partito, succede.

Luca Procaccini

foto corriere