lunedì 1 febbraio 2010

Berlusconi, Formigoni, Penati e Bossi. Questa è politica!

Berlusconi, si sa, ha personalizzato la politica. Cioè, dal partito alla persona, o la persona che diventa partito. Ma va bene così, è lui e non può essere diversamente.

Poi, però, arrivano gli altri. E con Formigoni che governa la Lombardia da 15 anni, ci sta pure che la competizione elettorale per il rinnovo del consiglio regionale la faccia con un manifesto dove accanto alla sua faccia c’è scritto il nome di battesimo. Roberto e basta. Niente cognome e niente simbolo di partito. Non serve.

Ma quando tocca a Penati che si candida alla presidenza della regione Lombardia con un manifesto dove c’è lui e basta, col cognome ma senza simboli di partito, il dubbio è che non è personalizzazione della politica ma consapevolezza che se si mettono avanti i partiti che l’appoggiano l’elezione è persa. Comprensibile.

Il meglio però è dato da chi ce l’ha duro. Il rampollo è tre volte bocciato alla maturità, una delle quali con tesina su Cattaneo, padre del pensiero federalista e bandiera della Lega. Ma il piccolo Bossi (foto) proprio non ce la fa, evidentemente, a distinguersi quale intellettuale di partito. Però è candidato alla carica di Consigliere regionale della Lombardia. Roba da 10.000 euro al mese che si giustificano quando si hanno competenze tecniche specifiche o curriculum politico di tutto rispetto. E non è il caso nostro se il Bossino è poco studioso, e di esperienza politica neanche a parlarne. Però ha il nome, evidentemente.

Quando il partito è la persona e la persona è il partito, succede.

Luca Procaccini

foto corriere

1 commento:

  1. Chi vincerà tra Formigoni e Penati?
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