martedì 30 giugno 2009

Con l’Iran è svelata la strategia voluta da Obama per il Medio Oriente

Nei primi mesi di Governo, l’abbronzato ha fatto grandi cose per dimostrare la distanza tra il suo modo di concepire il potere rispetto a chi lo ha preceduto, con tanto di scenografia. Tutti in delirio perché va in giro per la Casa Bianca in maglioncino mentre la moglie ricava un orto nel giardino del palazzo del potere. Tutti in visibilio perché lo si incrocia al fast food mentre allunga la banconota per pagare come un illustre sconosciuto, per poi mangiare un panino che si disfa tra le mani come accade ai più impediti. Tutti emozionati per la partecipazione al convegno dei paesi sudamericani e pacche sulle spalle con chavez, l’ultimo degli ultimi comunisti.

E tutti a spellarsi le mani dagli applausi perché ha apertamente teso la mano all’Iran. Fa nulla che da quelle parti si lavora giorno e notte per procurarsi la bomba atomica, si nega apertamente il diritto di esistere ad Israele e si reprimono nel sangue le manifestazioni di dissenso della popolazione. L’importante è essere chiaramente il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti d’America, e non più il quarantatreesimo, e il gioco è fatto.

Qui mica si esporta la democrazia, roba da dinosauri della politica. Qui si tendono le mani alla maniera dei propiziatori d’intervento divino nell’attesa che la democrazia e i diritti civili spuntino come per incanto. Tanto al massimo è un problema di chi è stato concepito in quelle terre sfortunate, o al più degli israeliti, mica c’è stato l’11 settembre, Londra e Madrid. Tranquilli siamo in buone mani, la pace s’avvicina.

Luca Procaccini

domenica 28 giugno 2009

Asse Berlusconi-D’Alema per una nuova Bicamerale: altra legge “ad personam”

Accompagnatrici a palazzo Grazioli, escort a Montecitorio e indagini bipartisan perché il fenomeno riguarda sia gli amici del Cavaliere sia l’entourage del leader maximo D’Alema.
L’idea è neutralizzare la magistratura ma, per tacitare l’opinione pubblica, bisogna pensare una legge per rilanciare i consumi in Italia e rimettere in moto l’economia. Così si potrà dire che non è una provvedimento “ad personam” ma una legge per tutti gli italiani.

Quindi, una legge che riapre le case chiuse. Sin dai tempi della Grecia antica esisteva sia la prostituzione femminile sia quella maschile. E già da allora le prostitute pagavano le tasse. Ora, si saran detto i nostri, se con una leggina abbandonassimo il sistema proibizionista e criminalizzante per abbracciare il sistema regolamentarista (teso alla legalizzazione della prostituzione) con tanto d'imposizione di tasse, il gioco sarebbe fatto. D’altra parte, già nella storia preunitaria, c’erano case controllate dallo Stato per l'esercizio della prostituzione e obbligo di pagare le tasse per i tenutari.

Solo nel 1958, con la famigerata legge Merlin, in Italia si chiudevano le case di tolleranza e veniva introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione. Quindi, se già in Italia era possibile esercitare l’antico mestiere, e in altri Paesi (anche di cultura occidentale) lo è tuttora, torniamo anche noi ai vecchi costumi. Così facendo, in un sol colpo normalizziamo la condotta di chi s’accompagna a professioniste del mestiere e ci assicuriamo il regolare pagamento delle tasse. Con buona pace dei gossippari che s’intrufolano tra le lenzuola, e dei magistrati che oltre alla consumazione del reato s’applicano anche sulla consumazione del rapporto.

Così è deciso, la Bicamerale è di nuovo pronta ma questa volta nessuno la manderà a puttane. Non ce ne sarà bisogno, sarà già piena di suo.

Luca Procaccini

Ombre sulla morte di Michael Jakson, un iscritto nel registro degli indagati

Più di 100 procedimenti ed oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in 14 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di Stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata. Ci hanno provato in ogni modo a farlo divenire indigesto agli italiani. Ma niente da fare, gli italiani non hanno abboccato ancora.

E allora, colpo di teatro, trapela la notizia: iscritto nel registro degli indagati per la morte della popstar sarebbe un uomo del mondo della televisione diversamente giovane, bassino ma che usa il tacco alto, con pochi capelli ma trapiantati, dalle battute facili ma che per alcuni sono gaffe. Questo l’identikit costruito dagli inquirenti. Ma per avere il nome pubblicato su tutti i giornali bisogna aspettare una qualche scadenza elettorale.

Luca Procaccini

Travaglio, la fede e la giustizia: mia risposta a un lettore

Qui un lettore mi critica. Ecco una mia seconda risposta.

Quando parlavo di fede non intendevo dire che non bisogna aver fede nella giustizia. Anche se Gesù ebbe a dire che il Paradiso è aperto ai perseguitati dalla giustizia, la speranza di tutti noi è che dopo duemila anni da quell'affermazione la giustizia terrena sia divenuta qualcosa di diverso. Poi, Travaglio non è stato condannato per aver fatto il nome di Previti in un articolo che metteva in relazione Forza Italia e la mafia. Bisogna esser precisi e aver "il coraggio" di dire che il giudice del Tribunale di Roma Roberta Di Gioia, il 15 ottobre scorso, ha motivato la condanna di Travaglio a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione ai danni di Cesare Previti. Oltre alla condanna al risarcimento di 20mila euro più 2.500 di spese processuali. Pecunia che sarà probabilmente sborsata dal settimanale L'espresso che il 3 ottobre 2002 ospitò l'articolo ritenuto diffamatorio, e per il quale la direttrice Daniela Hamaui è stata condannata a 5 mesi e 75 euro di multa, pena che rapportata al di lei «omesso controllo» posso convenire essere invero eccessiva.

Ma siamo solo al primo grado, e la pena in ogni caso è stata sospesa per entrambi: è coperta dall'indulto. «Ricorrerò in Appello» aveva annunciato Travaglio dopo la condanna: questo dopo che in più occasioni si era detto favorevole all'abolizione dell'Appello. «Vedremo le motivazioni della sentenza» aveva poi commentato il nostro: ora che le ha viste, però, si è ben guardato dal renderle note, e a leggerle si capisce anche perché. Però prima ricostruiamo la diffamazione.

L'articolo galeotto, del 2002, era sottotitolato così: «Patto scellerato tra mafia e Forza Italia, un uomo d’onore parla a un colonnello dei rapporti di Cosa nostra e politica. E viene ucciso prima di pentirsi». Era un classico copia&incolla dove un mafioso «pentito» raccontava che Forza Italia era stata regista di varie stragi e aveva fatto un patto elettorale con Cosa nostra. Un pezzo a tesi discretamente ignobile, ma non ancora diffamatorio: la disonestà intellettuale di Travaglio doveva ancora dare il meglio. Il racconto di questo pentito, Luigi Ilardo, finì in un rapporto redatto nel 1993: ma poi, tre anni dopo, il pentito venne freddato da due killer talché «quello che avrebbe potuto diventare un altro Buscetta non parlerà più. Una fuga di notizie, quasi certamente di provenienza “istituzionale”, ha avvertito Cosa nostra del pericolo incombente». Notare il «quasi certamente», ma proseguiamo: è solo spazzatura, la diffamazione non è neppure qui.

Chi aveva raccolto le confidenze del pentito assassinato? Era stato il colonnello dei carabinieri Michele Riccio: il quale, nel 2001, venne convocato nello studio del suo avvocato Carlo Taormina assieme a Marcello Dell'Utri e al tenente Carmelo Canale, quest'ultimi imputati per concorso esterno in associazione mafiosa. E che cosa successe in quello studio? Cose losche, secondo il colonnello Riccio: aggiustamento di deposizioni, manovre per scagionare Dell'Utri, cose del genere.

Sicché Travaglio, nel suo articolo, citava un verbale reso proprio da Riccio nel 2001 e che viene fatto concludere così: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti». Fine dell'articolo: Travaglio chiude attorno a questa suggestione e lascia che su Previti si allunghino ombre di traffici giudiziari e patti con Cosa nostra e regie superiori. Peccato che il verbale di Riccio, in realtà, proseguisse con quest'altre parole che Travaglio ha omesso: «Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina, e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell'Utri». Lo spiega bene il magistrato Roberta Di Gioia: «La circostanza relativa alla presenza dell’onorevole Previti in un contesto di affari illeciti e di pressioni indebite, è stata inserita nel corpo dell’articolo mediante un accostamento indubbiamente insinuante, con l’effetto di gettare una pesante ombra sul ruolo avuto da Previti in quella specifica situazione e con chiara allusione ad un suo coinvolgimento nella vicenda, acquisendo perciò una evidente connotazione diffamatoria». Evidente. Così come «è evidente che l'omissione del contenuto integrale della frase di Riccio, riportata solo parzialmente nell'articolo redatto da Travaglio, ne ha stravolto il significato. Travaglio ha fornito una distorta rappresentazione del fatto riferito dalla fonte le cui dichiarazioni lette integralmente modificano in maniera radicale il tenore della frase che nell'articolo è stata agganciata ad arte, in maniera parziale, subito dopo la descrizione del nebuloso contesto di intrecci relativi ad affari illegali, al precipuo scopo di insinuare sospetti sull'effettivo ruolo svolto da Previti».

Ma il peggio deve ancora venire, perché secondo il giudice «le modalità di confezionamento dell'articolo risultano peraltro singolarmente sintomatiche della sussistenza, in capo all'autore, di una precisa consapevolezza dell'attitudine offensiva della condotta e della sua concreta idoneità lesiva della reputazione di Previti». In lingua corrente: Travaglio l'ha fatto apposta, ha diffamato sapendo di diffamare. E l’incredibile non è neppure questo: incredibile è che un giudice, per una volta, l’abbia messo nero su bianco. infine, se propio lo vuol sapere, non ci tengo ad avere la sua stima perchè non me ne faccio nulla del rispetto di chi trucca le carte per ottenere l'obiettivo e, come di prassi, addita come lacchè di palazzo colui che cerca di fargli capire la realtà dei fatti da un diverso punto di vista. Comunque, per non offendere la sensibilità dei credenti, mettiamola così: lei non è un credente non praticante. Molto più semplicemente, è un tifoso che si contenta di vincere la partita anche con il goal segnato di mano. Quindi, tifoso sì ma tutt'altro che sportivo.

Luca Procaccini

mercoledì 24 giugno 2009

Le escort a Berlusconi, ecco chi ha tradito il Cavaliere

Il Cavaliere esterna e rende noto che mai avrebbe pagato una donna per goderne dei servigi. Si sarebbe perso il gusto della conquista. C’è da crederci.

Il Cavaliere ospita pulzelle nella sua dimora ma, a sua insaputa, qualcuno ne ha pagato il prezzo. C’è da crederci.

Il Cavaliere ha tre quarti di secolo, le sue ospiti in media tra il quarto e il quinto del secolo. In questi casi difficilmente può ipotizzarsi conquista in assenza del pagamento del fio. C’è da crederci.

Il Cavaliere è uomo d’indiscussa capacità imprenditoriale aduso alle trattative, tutte risultategli vincenti e gradite. C’è da crederci.

Al Cavaliere è stata tolta l’opportunità d’effettuar trattativa vincente per spuntar il miglior prezzo del servigio perché altri, a sua insaputa, hanno contrattato il costo delle comparsate. Gli è stato tolto il gusto della conquista, anche solo commerciale, e s’è incazzato. C’è da crederci.

Luca Procaccini

martedì 23 giugno 2009

I risultati delle elezioni in casa PD e le frasi gotiche di Franceschini

I dati delle elezioni ultime per il Partito Democratico: meno 7 punti percentuali rispetto alla precedente tornata elettorale delle europee, meno 22 province rispetto a quelle sinora governate, zero province nuove da governare e meno 9 capoluoghi di provincia patentati PD.

Le esternazioni di Franceschini dopo che, come al solito, in occasione dei ballottaggi s’abbassa l’affluenza al voto a tutto discapito del centrodestra il cui elettore, votato una volta, s’annoia a ripeter la performance a così pochi giorni di distanza: “È l’inizio del declino della destra”.

La costante: dopo ogni elezione mai un politico ammette la sconfitta, piuttosto si affida a ragionamenti bizantini per perorare la causa.

L’eccezione: dopo queste elezioni Franceschini ha abbandonato le frasi “bizantine” per affidarsi a quelle “gotiche”. Non nel senso “stilistico” del termine, bensì nel senso della nuova costruzione del termine quale sintesi delle parole “gote” e “natiche” in “gotiche”. Espressione elegante per definire le esternazioni di chi, in questi casi, verrebbe indicato come uno che ha la faccia come il culo.

Luca Procaccini

lunedì 22 giugno 2009

Prime conferme dalle indagini sui costumi sessuali di Berlusconi

Ci hanno provato con il conflitto d’interessi, hanno sperato nelle innumerevoli indagini della magistratura, si sono appellati ai diversi Presidenti della Repubblica succedutisi, e hanno confidato nei pruriti sessuali del Premier per liberarsene. Esito della politica del centrosinistra negli ultimi quindici anni? La sinistra è fuori dal Parlamento italiano e da quello europeo, e il centrosinistra ha perso identità, partito, leader e, ultimo ma non meno importante, elezioni d’ogni genere e grado.

La costante è stata quella di non aver avuto idee o programmi da contrapporre all’uomo, ma di essersi solo appellati a tutti gli organi possibili per poterlo scalzare. Compreso l’organo sessuale, e l’urna parla chiaro. La sinistra, se non la smette con questa politica del cazzo, non va da nessuna parte.

Luca Procaccini

giovedì 18 giugno 2009

Ecco perché Travaglio è stato civilmente condannato per diffamazione

Per quanto Travaglio ce la canti e ce la suoni sul fatto che non è stato mai condannato penalmente, e la soccombenza intervenuta è stata esclusivamente in sede civile, la diffamazione a mezzo stampa è reato penalmente perseguibile. E Travaglio per questo è stato condannato anche penalmente in primo grado, e avverso questa sentenza ha inteso interporre appello nonostante tutto quanto abbia detto e scritto in passato sull’istituto dell’appello.

Chiaramente, nel casellario penale tali condanne vanno trascritte a meno che si possa beneficiare della "non menzione". E Travaglio potrà ottenere il beneficio. Ma la "non menzione" nel casellario penale non vuol dire di non essere stato condannato. Vuol dire solo che non risulta sul certificato che il privato fa per gli usi consentiti dalla legge mentre, tutti gli altri usi (per esempio, se si vuol fare il concorso nell'arma) la condanna c'è, si vede e si sente. Anche se si sventola un certificato penale “nullo” nel corso della trasmissione “AnnoZero” condotta dal fido Santoro.

Ma comunque non sarà il caso del nostro travagliato. Avendo interposto appello, ed essendo i fatti datati nel tempo, l'obiettivo è la prescrizione (nonostante tutto quanto Travaglio abbia detto e scritto sui "prescritti"), e in questo caso sì che si conserva la verginità. Solo formale però, direbbe Travaglio se si parlasse di altri.

E ora giungiamo alla condanna in sede civile per diffamazione: proprio perché i tempi della giustizia penale sono lunghi, molti avvocati consigliano i "diffamati" nel senso di adire il giudice civile, in quanto il reato di diffamazione, sanzionato penalmente, produce anche effetti civili per il ristoro del danno. Quindi, invece d'aspettare i lunghi tempi della giustizia penale che dipende dalla solerzia del Pubblico Ministero, meglio la giustizia civile che è a impulso di parte e genera l'immediato incardinamento del processo per l'accertamento del danno. Così facendo, invece d'essere frustrati dalla lungaggine del processo penale che può addirittura far scattare la prescrizione e lasciare a bocca asciutta il malcapitato, subito si ottiene il processo e, relativamente dopo poco, la condanna in sede civile. Condanna che, a differenza di quella in sede penale, è immediatamente esecutiva e produce subito effetti. Risultato, giornalista e giornale costretti a pagare anche se interpongono appello e "lezione di vita", impartita perché nessuna prescrizione potrà intervenire.

È l'evoluzione della specie. Quando il sistema non funziona e i giornalisti pensano di conoscerne una in più, arriva l'avvocato e ti sistema. Quindi, anche se Travaglio ci tiene a distinguere tra condanna in sede civile e condanna in sede penale, la condotta è antigiuridica e la scelta della sede ove accertarla, dipesa dalle contingenze del nostro sistema, non cambiano d’una virgola il fatto per cui è condanna. Quindi, che Travaglio faccia il giornalista e non l’illusionista perché il trucco c’è e si vede.

Luca Procaccini

mercoledì 17 giugno 2009

Di Pietro offre la prova del bavaglio all’informazione

A Napoli è in corso il processo «Global service», con rito abbreviato, nel bunker di Poggioreale. È il procedimento ove è stato posto sotto indagini il virgulto di casa Di Pietro, Cristiano. Ci sono state le richieste del PM: per l'immobiliarista Alfredo Romeo, considerato il «grande regista» della corruzione, la richiesta è di 10 anni di carcere. Sette anni alla sua segretaria Paola Grittani, sei anni agli ex assessori comunali Enrico Cardillo, Giuseppe Gambale e Ferdinando Di Mezza, tutti del PD. Cinque anni e otto mesi all'ex assessore all'Edilizia, Felice Laudadio. Per l'ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise, Mario Mautone, tre anni di carcere. Per Antonio Pugliese, ex vicepresidente della Provincia di Napoli, 6 anni e 8 otto mesi; per Biagio Vallefuoco - un geometra della Provincia - un anno e quattro mesi; per Luigi Piscitelli - dirigente comunale - due anni e otto mesi; per Vincenzo Salzano - funzionario comunale - due anni e otto mesi; per Guido Russo - docente della Federico II, considerato «funzionario occulto della Romeo» - 6 anni e otto mesi.

Di Di Pietro Jr neanche l’ombra, neppure se smanetti su Internet per capire che fine abbia mai potuto fare. E allora, per esclusione. Se è stato rito abbreviato, vuol dire che gl’imputati l’avranno richiesto. Evidentemente l’indagato Di Pietro non ha voluto il rito speciale e, grosso modo, non gli resta che la condizione d’indagato in fase d’indagine, d’indagato per cui è chiesto processo, o quella fortunata d’archiviato.

Nessuna testata giornalistica chiarisce. Eppure, in altri procedimenti, quando è stato possibile sbattere il mostro in prima pagina lo si è fatto. Anche per molto meno, figurarsi per l’essere coindagato in procedimento penale con richieste di condanna per ex assessori, ex presidenti di consiglio, ex provveditori alle opere pubbliche, professori universitari e imprenditori.

E allora, proveranno a dimostrare che agli italiani deve interessare se Berlusconi è andato alla festa di Noemi, ma non deve importare nulla delle sorti processuali del rampollo di casa Di Pietro. Per quanti sforzi facciano, l’impressione è che il bavaglio all’informazione già ci sia.

Luca Procaccini

lunedì 15 giugno 2009

Intercettazioni con voto segreto, miracoli e miserie in casa PD

In America, con più di trecento milioni di abitanti, si fanno un centesimo delle intercettazioni che si fanno in Italia, la quale conta solo 60 milioni di abitanti. Così in Italia, con la magistratura impropriamente a intercettare per cercare notizie di reato tra la popolazione, e la stampa a condannare il malcapitato sulla sola informazione di garanzia, dopo tanto vociare la Camera vota il ddl sulle intercettazioni.

Veltroni sul finire della sua avventura in chiave PD, e Franceschini un giorno sì e l’altro pure da quando è al timone della nave in tempesta, hanno berciato sui pericoli per la democrazia in chiave berlusconiana. Poi, con la norma sulle intercettazioni che rimarca la tutela del principio costituzionale che la corrispondenza è inviolabile, che intercettazione mai può esserci per cercare la notizia di reato ma deve essere consentita solo per indagare su notizia già acquisita, e che il giornale che viola la legge effettuando pubblicazioni non consentite, come da quindici anni accade, deve sorbire vera sanzione, all’appello del voto favorevole c’è anche il PD.

Miracoli dello scrutinio segreto, ma anche miserie di casa PD. Si succedono i leader, ma non se li filano neanche tra di loro.

Luca Procaccini

domenica 14 giugno 2009

Pallet radioattivi, le prime vittime

Negli anni, ci hanno sommerso di palle nucleari e, nonostante il cadere delle teste, ce ne propinano ancora a tonnellate.

Ha cominciato Prodi col dire di essere alla guida di un Governo saldo che avrebbe governato un’intera legislatura. Scomparso.

Ha proseguito Veltroni dicendo d’essere il fondatore d’un partito nuovo per una politica nuova. Disperso.

Insistono Franceschini e D’Alema dicendo che Berlusconi è un politico finito. Derisi.

L’inchiesta è all’inizio, ma pare proprio che di pallet radioattive moriranno in molti.

Luca Procaccini

venerdì 12 giugno 2009

Ad Annozero: Travaglio, De Magistris e Di Pietro. I derelitti delle pene

Ad Annozero, Travaglio turlupinava il telespettatore esibendo il suo certificato del casellario giudiziario dimostrante l’asserita sua verginità, con tanto di marca da bollo in bell’evidenza. Fa nulla che Travaglio è stato condannato a otto mesi di reclusione per diffamazione a Cesare Previti, che s’è visto concedere l’indulto avverso la cui legge dichiarò di voler organizzare una manifestazione per la legalità, e che interpose Appello avverso la sentenza nonostante propugnasse la riforma del processo penale affinché si " abolisse il grado di appello [...] salvo l'emergere di nuove prove, e si introducesse un filtro severo ai ricorsi in Cassazione…”.

Poco importa che, essendo i fatti per cui è stata condanna dell’anno di grazia 2000, con i tempi della giustizia nel grado d’Appello (e magari, se necessario, con l’ausilio del ricorso in Cassazione) ci sta pure che ottenga la prescrizione del reato. Per conservare la verginità, appunto. Ed è stato buffo vedere che quando il viceministro Castelli gli ricordava d’esser stato condannato per diffamazione in sede civile il travagliato tentava di precisare che era soccombente e non condannato, generando evidente ilarità per il tentativo di smarcarsi col sottile distinguo, e facendo finta di dimenticare che alla dichiarazione di soccombenza, seguiva la condanna al pagamento del danno.

Tutto questo, condito con De Magistris intento a fare il bullo di quartiere, con la sua cadenza partenopea e il fallito tentativo d’apparir di spirito a ipotizzare voli di Stato con Licio Gelli e le veline in viaggio per villa Certosa, a rappresentar la parte dei cultori dello Stato di diritto.

È l’Italia dei Valori, al massimo bollati. Nell’Italia di Cesare Beccaria che scrisse “Dei delitti e delle pene”, l’opera che diede inizio alla modernizzazione del diritto, ci sono anche Di Pietro, Travaglio e De Magistris. Gli autori di altra opera. Tragica. I derelitti delle pene.

Luca Procaccini

Beppe Grillo e il nuovo vaffa day

Beppe Grillo: al Senato a presentar la legge d’iniziativa popolare. Niente condannati in Parlamento, ma neanche gli indagati. Troppo vecchi i senatori e qualche zoccola nell’emiciclo. Grillo saluta ed esce di scena. È condannato per omicidio colposo per l’incidente causato alla guida del suo inquinante fuoristrada, è della prima metà del secolo scorso di nascita ma anche nelle iniziative. Tutte uguali a se stesse e per nulla condivise dagli italiani. E poi è anche un po’ zoccola. Vomita bile sullo psiconano, all’anagrafe Silvio Berlusconi, ma è uno dei maggiori contribuenti di Genova perché lucra sulla bile che vomita. Ciao Grillo, i vaffa te li canti e te li suoni da solo.

Luca Procaccini