mercoledì 30 settembre 2009

Silvio Berlusconi come Roman Polanski. Parola d’intellettuale

Accusano Berlusconi d’essersi bombato una minorenne, a nome Noemi, ma non avendo le prove fanno 10 domande che appaiono complete di risposte affermative sul tema. E che le prove non ci siano è dimostrato dalla circostanza che, per il fatto, l’uomo più indagato d’Italia non sia stato indagato.

Ma da quando l’additato se n’è risentito, e ha querelato, l’intellighenzia denuncia e raccoglie firme: è attacco alla libera informazione e alla democrazia. Questo, per aver chiesto a un organo terzo e a ciò preposto, cioè il Giudice, se c’è stata violazione nella norma nello stato di diritto.

Accusano d’essersi bombato una minorenne Polanski, e questo confessa. Viene fuori anche la sodomia e l’uso di stupefacenti, non dalle 10 domande del giornale ma nella sentenza d’accertamento, e Polanski lascia l’America e si sottrae alla pena. Trent’anni dopo, l’arresto perché una pena non si prescrive se a questa volutamente ci si sottrae. Ancora raccolte di firme perché l’intellettuale vuole che il regista venga liberato da ogni conseguenza della illecita trombata.

I fatti appaiono diversi ma nascondono un’analogia. La sinistra ritiene che la legge sia da applicare con il nemico mentre si deve interpretare con l’amico. Infatti, se qualcuno chiede conto dell’operato del giornale amico al Giudice, unico competente a decidere sul punto, è attacco alla democrazia. E se qualcuno arresta il regista amico perché s’è sottratto alla pena derivata da turpe delitto, il mostro non è più questo ma chi ne ha chiesto l’arresto.

Incomprensibile modo di concepire la giustizia a sinistra, comprensibile la sfiducia della gente nella sinistra.

Luca Procaccini

lunedì 28 settembre 2009

Delitto di Garlasco. Un nuovo iscritto nel registro degli indagati dopo la perizia che scagionerebbe Stasi

Più di 100 procedimenti e oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in 14 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata.

Ci hanno provato in ogni modo a farlo divenire indigesto agli italiani. Ma niente da fare, gli italiani non hanno abboccato ancora. E allora, colpo di teatro, trapela la notizia: iscritto nel registro degli indagati per il delitto di Garlasco sarebbe un uomo del mondo della televisione diversamente giovane, bassino ma che usa il tacco alto, con pochi capelli ma trapiantati, dalle battute facili ma che per alcuni sono gaffe. Questo l’identikit costruito dagli inquirenti. Ma per avere il nome pubblicato su tutti i giornali bisogna aspettare una qualche scadenza elettorale.

Luca Procaccini

domenica 27 settembre 2009

Seconda centrale nucleare in Iran. Per l’America può essercene anche una terza

Dall’apertura degli archivi americani sono stati resi pubblici documenti della seconda guerra mondiale che dimostrano la circostanza che gli americani erano consapevoli del fatto che era in atto lo sterminio degli ebrei.

Alcuni studiosi sostengono che gli americani hanno conservato la neutralità, fino all’attacco di Pearl Harbor: l’opinione pubblica non avrebbe accettato di mandare a morire in Europa i suoi ragazzi “solo” perché i tedeschi massacravano gli ebrei.

La storia si ripete. Ormai da anni in Iran si lavora all’atomica e l’America, con l’intero consesso internazionale, da anni minaccia la forza ma applica costantemente deboli sanzioni.

Alla fine, destinatario delle bellicose attenzioni iraniane è Israele. Quindi, se la noia è circoscritta all’antisemitismo, una due o tre centrali nucleari non fanno la differenza.

Luca Procaccini

martedì 22 settembre 2009

Colloquio Berlusconi Fini, ecco le condizioni della pace

Un partito che sia democratico dove le decisioni siano condivise e non del capo. Un partito dove ci siano sezioni dove anche la base possa essere sentita. Un partito che si confronti costantemente e dove i rapporti con gli alleati siano gestiti nelle sedi competenti e dagli organi a ciò preposti, e non nelle residenze privata del leader. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove si sono celebrati solo tre congressi in 15 anni di cui uno per la nascita e uno per lo scioglimento con l’altro nel 2002 tanto per far numero. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove ogni contrario al capo o ha lasciato ed ha tentato altrove la fortuna, com’è stato per Mussolini e Storace, o è stato mortificato, com’è toccato a La Russa, Gasparri e Matteoli quando sono stati pizzicati al bar a sparlare del boss. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove i dirigenti, i quadri e la base dovevano apprendere delle trasformazioni del pensiero del leader dalla televisione perché fino ad allora erano da lui custodite nelle residenze private.

Insomma, un partito strutturato come vorrebbe Gianfranco o un movimento leggero come vorrebbe Silvio. L’importante, è che il ruolo del negus l’abbia il Presidente della Camera e non il Presidente del Consiglio.

Luca Procaccini

lunedì 21 settembre 2009

La Russa l’ha detto, l’è guerra

Tutto spiattellato in mezz’ora dall’Annunziata. Obama che raddoppia il contingente in Afganistan, La Russa che dice che il nostro è esercito di pace che deve cominciare a usare la forza e il Generale Capo di Stato Maggiore, e quindi al Comando Supremo delle Forze Armate, che fa cenno di sì col capo. Anche sulla Santanchè pestata a Milano, il giorno della fine del Ramadan, perché tentava di togliere alla prima malcapitata il burqua, tutti d’accordo. Nel vederla in video liceale didietro e museale davanti, unanime il coro sul fatto che dovrebbe indossarlo.

Luca Procaccini

sabato 19 settembre 2009

Afghanistan, la guerra è persa perché loro hanno il paradiso

Via Wikipedia. Il termine assassino origina dai Nizariti, conosciuti anche come Setta degli Assassini, oppure semplicemente Assassini, esistiti in medio oriente tra l’VIII e il XIV secolo che, ai tempi di Ḥasan, terrorizzava i nemici attraverso gli omicidi individuali perpetrati da membri della setta che venivano inviati con la missione di uccidere una persona importante. Le esecuzioni, per impressionare di più, erano condotte in pubblico, nelle moschee, preferibilmente il venerdì, giorno sacro dell’Islam. Di solito gli Assassini erano uccisi sul fatto e la serenità con cui si lasciavano massacrare era impressionante a tal punto da far subito pensare ai contemporanei che fossero drogati con haschish, dalla cui parola araba deriverà il termine assassini nel suo significato di mangiatori di haschish.

Il meccanismo di persuasione però era altro: l’Hasan drogava sì i suoi accoliti, ma poi li faceva vivere momenti magnifici tra cibi, vini, prelibatezze varie e gnocca in quantità tale che D’Addario e le schampiste di Villa Certosa farebbero misera figura. Poi, al “risveglio” la notizia: erano stati in paradiso e, se si fossero adeguati al volere del capo senza batter ciglio anche a costo della vita, in quel paradiso sarebbero tornati.

Ecco fatto. Passano i secoli ma la musica non cambia. In quelle terre a noi lontane il martire si sacrifica accecato dalla fede, ma calzando diverse paia di mutande. Rito pagano per garantirsi l’efficienza e la funzionalità dell’attrezzo quando in paradiso sarà accolto dalle vergini vestali. E il risultato è che il paradiso magari loro non l’avranno, e tanto meno l’agognato pelo, ma a noi è garantito l’inferno. Quindi, non è semplice questione di fede. La faccenda si complica, come al solito, con di mezzo il pelo. La guerra è persa.

Luca Procaccini

giovedì 17 settembre 2009

"Striscia la notizia", chiesta condanna per Staffelli. Strano, anzi normale, non aveva preventivamente fornito le domande a Del Noce

Tutti lo ricordiamo il modo in cui Del Noce randellava col microfono Staffelli, e tutti pensavamo che sarebbe derivato processo penale dove questi era da considerarsi parte lesa e Del Noce autore del reato. E invece no, il processo si avvia verso la conclusione con richiesta di condanna anche di Staffelli per violenza privata.

Strano, direbbe qualcuno, la petulanza del giornalista nel proporre domande scomode è, per il magistrato, condotta penalmente perseguibile. Normale, direbbe qualcun altro, l’uomo che può definirsi giornalista è colui che fornisce anticipatamente le domande al potente di turno. Anzi, meglio, le concorda con questi. Altrimenti, è reato. Con tanto di richiesta di condanna: 4 mesi di reclusione. Comunque eccezionale, può essere tutto ma non è attacco alla libera informazione. Questa volta nessuno strepita.

Luca Procaccini

sabato 12 settembre 2009

Fini contro Berlusconi. Ecco cosa accadrà

È maledizione, il ruolo della terza carica dello Stato nei rapporti con il Premier è devastante. Quando c’è passato Casini, chiedeva discontinuità al Silvione nazionale per poi tentare la sortita alle elezioni politiche del 2008. Il calcolo fu semplice quanto sbagliato. L’UdC correva da sola e, nel sostanziale pareggio che si sarebbe dovuto determinare tra PD e PdL come quello ch’era stato nel 2006 tra Prodi e Berlusconi, Casini con il suo manipolo di deputati avrebbe ipotecato posizioni di potere al Governo, oltre che successione al Premier nel breve, medio o lungo periodo. Quello che sarebbe servito al trapasso del Cavaliere, o alla sua sostituzione coatta, visto che in Italia il cambio di guardia si ha solo per morte naturale o fine truculenta determinata da accidenti come quelli dei tempi di tangentopoli. Nulla di fatto.

Ma la dannazione aveva già colpito e Fini n’era scampato. Infatti, già Vice Premier, l’uomo non aveva subìto lo stesso processo di trasformazione del collega Follini che, ai tempi del secondo Governo Berlusconi, e dall’alto di quella carica, pure invocava discontinuità e cambio di marcia. In quel caso, clinicamente più grave, non si conosce se fu calcolo o follia. Il modesto mollò Berlusconi, fondò movimento a nome Italia di Mezzo per proporsi come alternativa all’uomo e, constatato che il pacchetto completo aveva peso ed importanza pari a quella del rutto dell’avversario, riparò nelle fila del PD che ora lo annovera tra i suoi deputati. Miserie della vita, seppur parlamentare.

Oggi tocca al fascista più antifascista d’Italia, pronto a gettare il guanto di sfida su temi a lui tanto cari quanto assenti nel programma di governo del PdL con il quale ha chiesto agli elettori d’esser fatto deputato poco più d’un anno addietro, non il secolo scorso. L’uomo evidentemente ce l’aveva fatta a contrastare la dannazione che tocca chi indossa la casacca da Vice Premier, ma è crollato una volta messo il cappello della terza carica dello Stato.

Però Gianfri, una preghiera. Che passi il nuovo mondo di Fini o sia finimondo, ma all’interno del PdL. Non faccia come Follini e Casini. Il suo percorso di trasformazione lo consideri già completato con successo. Non serve strafare.

Luca Procaccini

giovedì 10 settembre 2009

Procedimento della Corte dei Conti all’IdV. Chiarito tutto

La notizia è arrivata ai giornali e subito s’è corso ai ripari. Da quelle parti, non c’è dubbio, la trasparenza è uno stile di vita e la legalità un precetto di fede. Quindi, bando alle ciance e diritti al cuore del problema. Occhetto, Veltri e Chiesa accusano l’Italia dei Valori per l’uso improprio dei rimborsi elettorali? Che c’azzecca, carta canta, la democrazia è in pericolo, Berlusconi è un dittatore e l’IdV è l’unica opposizione.

Il Giornale rilancia l’informazione e pone domande a Di Pietro? Che c’azzecca, carta canta, la democrazia è in pericolo, Berlusconi è un dittatore e l’IdV è l’unica opposizione.

La Corte dei Conti avvia un procedimento per i medesimi fatti? Che c’azzecca, carta canta, la democrazia è in pericolo, Berlusconi è un dittatore e l’IdV è l’unica opposizione.

Tutto chiarito.

Luca Procaccini

martedì 8 settembre 2009

È morto Mike e c’è rimasto Pippo. Allegria?

Tortora morì tragicamente, Corrado prematuramente e Mike improvvisamente. Dell’epoca c’è rimasto solo Pippo. E con Mike che s’è portato via l’allegria, che tristezza restare soli con Pippo.

Luca Procaccini

L’8 settembre di Napolitano. Il falso, il dubbio, il vero. E la fortuna

Vittorio Emanuele III durante le seconda guerra mondiale, firmato in gran segreto l’armistizio con gli alleati angloamericani, all’indomani della sua pubblicazione dell’8 settembre 1943, fuggì di notte e di nascosto nelle terre di Puglia accompagnato dalla casa reale, il governo in carica e i comandi militari. La dichiarazione recitava, in sintesi, che l’armistizio era firmato ma la guerra continuava nei confronti di chi ci attaccava. Un modo barocco ed indegno per dire agli ignari italiani che i tedeschi li avrebbero massacrati.

Oggi il Presidente della Repubblica dice che quella guerra civile è stata combattuta per la libertà, l’indipendenza e la dignità. Falso che è stata combattuta per la libertà e l’indipendenza. La parte maggiore dei movimenti partigiani combattevano perché l’Italia divenisse Paese comunista ed entrasse nell’orbita dell’allora Unione Sovietica capitanata da Stalin. Quindi, qualcosa di diverso da un Paese libero ed indipendente. Anche se molti di loro non ne avevano piena consapevolezza. La parte maggiore dei combattenti per la Repubblica Sociale Italiana combattevano, è vero, per una questione di dignità perché la dichiarazione d’armistizio appariva loro nient’altro che il vile tradimento dell’alleato germanico. E anche se molti di loro non ne avevano piena consapevolezza, di fatto combattevano per una Repubblica non libera, non indipendente, ed al servizio dell’alleato tedesco capitanato da Hitler. Dunque, la maggior parte dei combattenti tutti si battevano, magari inconsapevolmente, per uno stato non libero e non indipendente.

In quegli anni ed in quel modo cominciò a formarsi la Repubblica d’Italia. Ed è puro culo che alla fine gli americani hanno avuto la meglio e ci troviamo oggi a celebrare l’anniversario dell’8 settembre. Liberi ed indipendenti certamente, ma non degni perché solo fortunati.

Luca Procaccini