lunedì 29 marzo 2010

Il Presidente della Regione Sicilia Lombardo, il fratello e gli altri. Concorso esterno in associazione mafiosa. Tutti i nomi

Lombardo, leader dell’MPA e Presidente della Regione Sicilia, con il fratello deputato al Parlamento nazionale ed altri amministratori degli Enti locali, sotto indagine per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per la verità, il Codice penale punisce l’associazione a delinquere di stampo mafioso, che consiste nell’associarsi con altri per compiere nel tempo delitti utilizzando gli strumenti tipici della mafia. Quindi, per essere condannati si dovrebbe essere accusati, e dovrebbe offrirsene la prova, di essere in accordo con altri per compiere reati utilizzando il metodo mafioso. Se manca l’accordo in tal senso, in caso di commissione di un reato può esserci la punizione per questo ma non anche la pena per aver fatto parte del sodalizio criminoso.

Questo è, ma anche se non alberga nel Codice penale, nelle aule di giustizia è stato coniato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Costruzione giuridica per motivare la condanna per il reato codificato anche nei confronti di chi non è accusato di aver partecipato al sodalizio criminoso per commettere reati nel tempo con lo strumento tipico del mafioso. Quindi, quando non c’è la prova per il reato così come normato dal Codice, c’è la condanna per aver concorso dall’esterno all’associazione.



Se si parlasse di lingua italiana, sarebbe costruzione barocca, ma parlandosi di condanne e pene, è costruzione per affibbiare la pena per il grave reato anche a chi non è stato provato d’aver fatto parte del sodalizio criminoso, ma semplicemente perché in qualche modo può dimostrarsi d’averci avuto a che fare. Magari anche come vittima. Tipico esempio scolastico: il medico che viene portato a curare qualche latitante affetto da patologia, e poi una volta a casa  non denuncia il fatto per semplice paura d’essere punito dalla cosca, può essere accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e subirne la pena. Tipico esempio concreto: ogni qual volta si ha a che fare con qualcuno che è dedito al malaffare, qualcun altro può dire che si è voluto aiutare un sodalizio dalle caratteristiche mafiose.



Poi, il capitolo della prova. Che sia associazione mafiosa o concorso esterno in associazione mafiosa, ci vuole la prova del fatto per poter condannare. E in Italia si punta molto sul pentito che collabora. Fa niente che è persona assolutamente inaffidabile, allettata dai benefici che derivano dalla collaborazione, che potrebbe dire ciò che ne ha voglia pur di ottenere qualcosa. Tanto, la dichiarazione del pentito per assurgere al valore di prova deve essere oggettivamente riscontrata. Questa la norma, poi l’elaborazione giurisprudenziale che stabilisce esserci riscontro anche solo quando sono più d’uno i pentiti a dire la stessa cosa, senza altra prova  documentale o fattuale. 



Fatte queste premesse, per avere la lista dei nomi dei sospetti di mafia o concorso esterno in associazione mafiosa città per città, basta prendere l’elenco del telefono perché nessuno può dire di essere al riparo dall’accusa.



Luca Procaccini

domenica 21 marzo 2010

Sgarbi riammesso senza rinvio: soddisfazione della Bonino

Sgarbi riammesso dal TAR nel Lazio ma bocciata la sua richiesta di rinvio delle elezioni dalla Regione. Pronto intervento dei Radicali italiani. Sciopero della fame collettivo, foto nudi in piazza del Quirinale e tutti stesi in terra a garantire la legalità. Poi, conferenza stampa.

 Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”

. Il giornalista: "Certo, perché quando il delegato del PDL si è presentato fuori tempo massimo a presentar la lista se non era per voi che vi sdraiavate ci sarebbe stata violazione di legge”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”
. Il giornalista: “E poi, quel decreto legge del Governo che consentiva di ripresentare la lista fuori termine perché interveniva sulla legge nazionale senza curarsi del fatto che la Regione Lazio aveva normato la materia con legge regionale”

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”. Il giornalista: “Però la Regione Lazio prima impugna il decreto legge del Governo per denunciare che non è  applicabile nel Lazio ed ottenere l’esclusione della lista del PDL e, poi, utilizza lo stesso decreto per non accordare il rinvio delle elezioni utile a consentire alla lista di Sgarbi di effettuare la campagna elettorale secondo il dettato della legge regionale”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!". Il giornalista: “Ma pare propio che i Vostri alleati per vincere le elezioni regionali nel Lazio, con la Bonino candidato Presidente, fanno il gioco delle tre carte con la legge”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”. Il giornalista: “E ora che fate vi sdraiate in terra per evitare l’abuso?”.

Il radicale: “Sono in gioco i diritti civili di un’intera popolazione, combattiamo per la legalità!”. Il giornalista: “Vabbè, ho capito…”.

Luca Procaccini

martedì 16 marzo 2010

Berlusconi, Alfano, i PM di Trani e il CSM trovano l’accordo sugli Ispettori del Ministero. Ecco perché

Berlusconi al telefono dice di aver le tasche piene di Santoro.

I Pubblici Ministeri lo ascoltano e lo mettono sotto indagine.

Alfano manda gli Ispettori del ministero a verificare come sia stato possibile che il Presidente del Consiglio sia potuto finire intercettato nelle sue conversazioni telefoniche, per poi essere indagato per aver detto al telefono quel che ripete un giorno sì e l’altro pure circa Santoro, e quindi finire sulle pagine del giornale per la fuga di notizie dalla Procura della Repubblica.

La Procura della Repubblica immediatamente dice di non concedere accesso agli atti agli Ispettori perché coperti dal segreto istruttorio ed il CSM apre un fascicolo per contestare la scelta del Ministro di mandare gli Ispettori.

Chiaro: gli Ispettori del Ministro sono magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, quindi inaffidabili al punto da consigliare di evitarne l’accesso agli atti, perché potrebbero farne uso improprio, e da rendere necessario il pronto intervento del Consiglio Superiore della Magistratura a scongiurare il pericolo.

Quindi, tutti d’accordo: mandare in giro un magistrato è un danno di dimensioni nucleari.
Finalmente il problema è individuato.

Luca Procaccini

venerdì 12 marzo 2010

Berlusconi indagato perché voleva chiudere Annozero: il commento ufficiale del Presidente del Consiglio

Più di 100 procedimenti e oltre 900 magistrati che si sono occupati di lui e del suo gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2600 udienze in 16 anni e fiumi di soldi anche per consulenti. Processi per corruzione alla guardia di finanza e in atti giudiziari, abuso edilizio, irregolarità nei diritti televisivi e nella cessione di calciatori, abuso dei voli di stato e sulle minorenni, condotta immorale con donnine dedite all’antico mestiere e foto all’interno della dimora privata.

Ora, l’indagine della Procura di Trani perché dalle intercettazioni telefoniche parrebbe che Silvio nei colloqui telefonici con il direttore del Tg1 Minzolini e il commissario dell'Authority Innocenzi abbia chiesto di tener a bada Santoro. Secondo l'ipotesi accusatoria, il reato ipotizzabile è inerente la condotta del pubblico ufficiale che abusa della sua qualità. In giuridichese, concussione.

Secca la nota del Presidente:  “Che noia, che barba, che barba, che noia, non succede mai niente di nuovo in questo Paese!”.

Luca Procaccini

martedì 9 marzo 2010

Liste elettorali, dopo i problemi nel Lazio e nella Lombardia, guai per Liguria, Puglia, Calabria e Campania

Governo e Capo dello Stato, Corte d’Appello e Tribunale Amministrativo Regionale, Costituzionalisti e leader politici. Tutti impegnati a sostenere questa o quella tesi circa la correttezza della presentazione della lista, la giustezza dell’interpretazione della regola e la competenza a legiferare sulla materia elettorale. Ma non c’è lista che tenga alla prova della norma, e la dimostrazione è data. Basta solo aver memoria.

Quindi, primo: raccogliere la rassegna stampa delle ultime settimane circa la composizione delle liste dei candidati alla carica di consigliere regionale per scoprire che, giorno dopo giorno, ci sono stati in tutti gli schieramenti dei candidati che entravano ed uscivano dalle liste. Specialmente lì dove c’era da comporre pure il listino bloccato del Presidente, cioè quel piccolo elenco di eletti sicuri, in caso di elezione del Presidente, senza bisogno di racoglier preferenza.

Secondo: controllare quand’è che c’è stata corrispondenza di data tra le dichiarazioni dei leader politici alla stampa circa i candidati in pectore e la lista ufficiale dei candidati poi presentati.

Terzo: tenere a mente che la dichiarazione dei leader politici di cui al punto precedente è stata fatta ammettendo candidamente che la chiusura delle liste è stata di poche ore prima del termine per la presentazione delle stesse.

Quarto: aver presente che la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste deve essere fatta su moduli riportanti il candidato Presidente ed i candidati consiglieri tutti, compresi quelli del listino bloccato, lì dove c’è.

Quinto: ricordarsi che le firme apposte sui moduli devono riportare luogo e data di raccolta.

Sesto: confrontare le date di apposizione delle firme con la data di dichiarazione di chiusura della lista dei candidati alla carica di consigliere.

Settimo: serbare ricordo che le firme apposte con data precedente alla chiusura delle liste sono state raccolte su moduli “in bianco” dove solo successivamente è stato scritto l’elenco dei consiglieri candidati alla carica.

Ottavo: avere memoria che le firme raccolte su moduli in bianco non sono valide.

Nono: controllare quante di queste firme ci sono per ogni lista e effettuarne conteggio per stabilire se residuano quelle necessarie alla presentazione delle liste.

Fatto questo, chi sa quanti candidati restano ancora in corsa.

Luca Procaccini

mercoledì 3 marzo 2010

Formigoni, Polverini, Caldoro e Cosentino. La teoria della relatività einsteniana in politica

Tutto è relativo, e quando la Lombardia si preparava al voto con Formigoni che rifiutava l’alleanza con l’UdC perché altrimenti avrebbe superato il 60% delle preferenze con conseguente inutilità della seconda parte del listino bloccato (che porta in dote al Presidente i più fidati, o raccomandati, consiglieri) perché già sufficienti gli eletti raccattati col proporzionale a garantire la governabilità dell’Ente,  Caldoro annichiliva.

Tutto è relativo, e quando il Lazio si preparava al voto con la Polverini a capo della gioiosa macchina da guerra offerta dal sindacato, del quale era massima espressione, a far da contraltare all’improbabile proposta Piddina dilaniata dai rapporti impropri di Marrazzo al punto da non essere in grado di presentare un candidato proprio e ben felice di accodarsi a quello imposto dai radicali in terra di Vaticano, Caldoro ammirava.

Tutto è relativo, e quando la Campania si prepara tranquilla al voto, con Caldoro a prender il posto di Cosentino perché indagato di concorso esterno in associazione camorristica, Formigoni e Polverni invidiano.

Tutto è relativo, e anche la posizione di un Caldoro oggi può essere ambita.

E non c’è bisogno di Einstein per capirlo.

Luca Procaccini