mercoledì 9 marzo 2011

Esodo dal Maghreb. Trappola per l’Italia. Ecco l’ultimo trucco degli scafisti

Il Maghreb è in subbuglio, e si attendono a migliaia i disperati dal mare.

L’Europa, a norma del trattato di Schengen, ci molla e avverte. All’Italia l’onere di gestire fisicamente i migranti, dall’Europa eventualmente aiuti monetari.

Il bussines fa gola ai traghettatori, ma i prezzi del trasbordo calano se non si garantisce al fuggitivo  adeguata accoglienza nei porti italici.

Ed ecco il trucco frutto dell’ingegno: conosciuta la fame proverbiale dell’abitante la penisola, e per disporlo al meglio all’accoglienza del profugo, a sorpresa sui barconi compaiono anche giovani e bionde ragazze tedesche.

Il risultato è garantito, con l’illusione che l’aumento delle pulzelle sia direttamente proporzionale all’imponenza degli sbarchi, l’indigeno si prepara a offrire il miglior benvenuto.

Luca Procaccini

mercoledì 2 marzo 2011

Niki Vendola in pillole

Vendola quando parla di noi: “Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno d'amore, per questo siamo belli”.

Propriamente bello.
Vendola quando parla di cambiamento: “Non esiste cambiamento che non abbia avuto un sogno a ispirarlo”.

Inguaribilmente romantico
Vendola quando parla di fede: “Ci vuole veramente molta fede per mantenere la fede”

Intimamente religioso
Vendola quando parla di Berlusconi: “Abbiamo continuato a immaginare che Berlusconi fosse un problema della politica e non ci siamo accorti che, molto prima, è un problema della cultura”.

Infinitamente letterato
Vendola quando parla di nomine di dirigenti, che non hanno i requisiti, nelle Aziende ospedaliere della Regione Puglia: “O Madonna santa, porca miseria la legge non la possiamo modificare?”. "Non possiamo modificare la legge in una delle prossime…”.

Veramente qualunquemente.

giovedì 24 febbraio 2011

Scoperto il documento riservato dei Deputati e Senatori che hanno abbandonato Futuro e Libertà

Avevano aderito a Futuro e Libertà perché volevano un partito che fosse democratico dove le decisioni fossero condivise e non appannaggio esclusivo del Capo. Un partito con le sezioni dove anche la base potesse essere sentita. Un partito che si confrontasse costantemente e dove i rapporti con gli alleati fossero gestiti nelle sedi competenti e dagli organi a ciò preposti, e non nelle residenze private del leader.

Insomma, un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove si sono celebrati solo tre congressi in 15 anni di cui uno per la nascita ed uno per lo scioglimento con l’altro nel 2002 tanto per far numero. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove ogni contrario al capo o ha lasciato ed ha tentato altrove la fortuna, com’è stato per Mussolini e Storace, o è stato mortificato, com’è toccato a La Russa, Gasparri e Matteoli quando sono stati pizzicati al bar a sparlare del boss. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove i dirigenti, i quadri e la base dovevano apprendere delle trasformazioni del pensiero del leader dalla televisione perché fino ad allora erano da lui custodite nelle residenze private.

Ma a differenza dei tempi di Alleanza Nazionale dove non c’era spazio all’infuori di questa per chi volesse fare politica dichiaratamente a destra, oggi quella parte d’emisfero in Parlamento è occupata dal Popolo della Libertà.

E allora, neanche 10 giorni dal congresso di Futuro e Libertà e la risposta alla condotta dell’autosospeso Presidente è un documento di fine politica, mica uno stizzito “che fai mi cacci”.

Luca Procaccini

giovedì 17 febbraio 2011

Con il rito immediato, un processo all’antica per una condanna a Berlusconi

Anticamente per i popoli barbari se uno era innocente la divina provvidenza l’avrebbe tutelato. Quindi l’accusato non aveva di che temere. Per esempio, messolo in una botte, lo si faceva rotolare in un dirupo. Se colpevole, moriva. Se innocente il Signore l’avrebbe salvato e reso vivo alla comunità, anche se ammaccato. Poco importa.

Poi, nei secoli, le esecuzioni erano in piazza, e il motivo era quello di dimostrare la forza del regnante. Nell’era moderna, invece che le esecuzioni, in pubblica udienza si celebravano i processi per dimostrare che il processo era giusto, e le indagine garantivano segretezza per tutelare l’indagato che poteva essere prosciolto da ogni accusa senza neanche andare a processo.

È una ruota che gira, da qualche lustro a questa parte è tornato di moda il processo in stile arcaico. Banalmente con un avviso di garanzia notificato al Premier a mezzo “Corriere della sera”,  nel 1994 durante una conferenza internazionale che presiedeva, e in maniera più sofisticata con un’accusa morbosa da sviluppare in processo immediato che garantisce sputtanamento mediatico, il risultato è garantito.

Anche se assolto, l’accusato ne uscirà quanto meno ammaccato se non proprio ammazzato. Almeno sperano quelli che dalla contingenza contano di ricavare l’uscita di scena dell’illustre imputato.

Ma dal 1994 a oggi qualcosa è cambiato, e l’elettore allora impressionato dall’idea che l’uomo possa essere indagato oggi non ne resta scandalizzato. Ormai è disincantato e preparato, e non s’accontenta più neanche di una semplice condanna. Pretende la giusta condanna.

Luca Procaccini

domenica 13 febbraio 2011

Congresso di Futuro e Libertà: tutte le proposte

Non è più una notizia, gli intellettuali di Futuro e Libertà sono in rotta con Fini e seppur invitati neanche hanno partecipato al primo congresso del Partito. Sia Alessandro Campi che Sofia Ventura, professori universitari, sono critici col Leader del neonato Partito perché non lasciava Montecitorio per dedicarsi al movimento, e perché la china da questo presa era da prima repubblica.

Sferzante la reazione dei colonnelli di Fini, che hanno attaccato gli studiosi ricordando che contano i voti portati da loro e non le riflessioni portate dai politologi.

E la prova è data. Si chiude il Congresso e tutti nervosi. FLI starà nel centrodestra ma non esclude l’opportunità di accordi con la sinistra. La scelta del Segretario del Partito non è condivisa, e per sminare il campo si rinvia la decisione confidando nel passar del tempo. Il Presidente è Fini, ma appena acclamato si autosospende per conservare la carica di Presidente della Camera. Carica che è pronto a rimettere, ma rilancia: non basta più che si dimostri che il cognato è proprietario della casa di Montecarlo, ora occorre anche che si dimetta Berlusconi dalla carica di Presidente del Consiglio.

L’impressione è che senza gli intellettuali siano rimaste sul campo poche idee e pure confuse, e la paura dei Colonnelli è che sul campo possano rimanerci pure i voti.

Luca Procaccini

martedì 8 febbraio 2011

L’Italia riparte. Il piano di rilancio economico e le sue criticità

Negli ultimi 20 anni il turismo italiano ha sofferto la concorrenza  nordafricana con i prezzi low cost che hanno conquistato inesorabilmente gli europei. Così, il rapporto qualità prezzo tra la riviera romagnola con la mucillaggine e quella africana con la barriera corallina ha devastato l’industria del turismo in Italia.

Poi, quando ormai la rassegnazione all’accadimento aveva colto tutti, il colpaccio machiavelliano.
In Egitto pare di vedere un film già visto in Iran. Nel 1977 c’era Jimmy Carter a dire che l’Iran era un saldo bastione dell’Occidente, e qualche giorno prima dell’inizio dei disordini in Egitto c’era Hillary Clinton a dire che l’Egitto era un Paese stabile.  Allora gli Stati Uniti invitavano lo Scià ad avviare un programma di democratizzazione, ora Barack Obama chiede a Mubarak di levarsi di torno per fare spazio a una transizione ordinata verso la democrazia. Più di trent’anni addietro in Iran il primo governo di transizione fu affidato a un laico a nome Shapur Bakhtiar, e trent’anni dopo spunta in Egitto il laico ElBaradei. In Iran dopo il primo governo laico arrivò Khomeini, e in Egitto alla finestra dell’auspicata transizione democratica ci sono i Fratelli Musulmani.

Con queste premesse, può anche starci che al pericolo di deriva islamista di un Paese che affaccia sul Mediterraneo e ha il controllo del canale di Suez, e più in generale dell’intera regione, l’Italia se la gode.

Il fine giustifica i mezzi, e tutti a dire che meglio di così non poteva essere. Perché sarà pure la democrazia che avanza, ma se va a finire come in Iran è anche la fine del turismo di massa in Nord Africa.

E l’Italia riparte.

Luca Procaccini

giovedì 27 gennaio 2011

Caso Ruby, che Berlusconi sia trattato come un comune cittadino perché la legge è uguale per tutti. Altrimenti è uno scandalo

Tutti d’accordo per una volta: basta con questa storia che Berlusconi deve avere un trattamento particolare.

È pur sempre un cittadino italiano, e come tale deve essere trattato. Senza distinzione alcuna.

È convocato dal magistrato inquirente per essere sentito come indagato in un procedimento penale? E allora faccia come sessanta milioni di italiani, e tutti gli stranieri che sono indagati sul nostro suolo patrio, e scelga se essere sentito dall’inquirente o avvalersi della facoltà di non rispondere. O addirittura di non presentarsi all’appuntamento e demandare al proprio avvocato l’onere di stilare una memoria difensiva da far pervenire al magistrato.

È richiesto d’esser processato con rito immediato da una Procura della Repubblica presso un Tribunale e ritiene che non sia questo competente a giudicarlo? E allora faccia come ogni italiano, e come fanno pure quelli che italiani non sono quando sono in Italia, ed eccepisca al Giudice per le Indagini Preliminari l’incompetenza per territorio o per funzione.

Deve finire questa storia. Basta con questa menata che Silvio deve avere trattamenti diversi da quelli riservati a noi e deve correre al capezzale del Procuratore al semplice scoccar delle dita di questi acriticamente e senza poter vagliare gli strumenti di difesa che il sistema consente.

Quindi se tutti sono d’accordo sul fatto che la legge è uguale per tutti, anche Berlusconi deve essere trattato come tutti. Mica può ipotizzarsi un trattamento particolare proprio perché è lui. Sarebbe uno scandalo.

Luca Procaccini

domenica 23 gennaio 2011

Per il capo di Futuro e Libertà, nessun eletto è al di sopra della legge e non possono esserci secondi fini

Fini da Reggio Calabria manda a dire che chi è eletto non è al di sopra della legge. Ed evidentemente ha a mente il Premier e i suoi recenti guai giudiziari: prostituzione minorile e concussione. L’uomo, che non è stupido, saprà per certo che dimostrare la consumazione di un rapporto sessuale negato anche da lei, con lui che contesta di aver avuto conoscenza dell’età della sua ospite, e con nessuna intenzione dei due di ammettere l’esistenza di una  transazione economica per un favore sessuale, è dura. Quindi, meglio e più facile da dimostrare il reato di concussione, per la consumazione del quale verosimilmente Gianfranco non ha dubbi.

D’altra parte, è uno dei reati che più frequentemente commettono i Pubblici Ufficiali: cioè quando questi compiono degli atti contrari al loro Ufficio ed abusando del loro potere vogliono procurare per loro od altri un indebito vantaggio. E anche se è un casino provare che la telefonata fatta da Berlusconi al capo della Questura milanese per informarsi sulla pulzella ivi trattenuta, col Super poliziotto che dichiara di non aver avvertito imposizione e con lo stesso Procuratore capo della Repubblica di Milano che aveva chiarito che nella vicenda dell’affidamento della minore non c’era stata violazione della regola, questo è un campo ove più facilmente si può discettare in materia di consumazione del reato.

Magari non sarà facile come il caso in cui quello che ricopre incarichi istituzionali convoca, nei luoghi ove esercita il potere conferitogli dalla carica, un dirigente per imporgli di far stipulare all’azienda che dirige dei contratti milionari con suoi parenti ed affini, tipo quando Fini Presidente della Camera dei Deputati convocava nei suoi uffici Paglia Amministratore RAI per imporgli di far contratti milionari con la suocera, ma val la pena comunque prendere posizione netta.

Ormai è chiaro: per Gianfranco l’eletto non è al di sopra della legge e non possono esserci secondi fini. Lui è unico e solo a lui tutto è concesso.

Luca Procaccini

giovedì 20 gennaio 2011

Caso Ruby: Berlusconi incassa la solidarietà del partito di Fini


Nell’entourage di Fini, montava il nervosismo perché il capo ancora non aveva dettato la linea. Ma il silenzio era dettato dall’imbarazzo. Ormai tutti i giornali dipingevano e dipingono come prostitute acclarate tutte quelle giovani donne che si accompagnano con uomini anziani, e che ne accettano denaro, doni e immobili in comodato d’uso gratuito.

Dramma: l’attuale fiamma del presidente della Camera, oltre a essere molto più giovane dell’attuale potente compagno, è stata già fidanzata di un anziano che l’ha coperta di denaro e doni, e che gli immobili non glieli aveva concessi in comodato ma addirittura glieli avrebbe intestati in proprietà.

Dramma nel dramma: in una di quelle case asseritamente intestata dall’ex anziano e ricco fidanzato dell’attuale fidanzata di Fini, questo ci abita pure.

Problema: se son dedite all’antico mestiere tutte quelle che si accompagnano con vecchi danarosi e generosi, per forza di cose è quanto meno stata del mestiere anche la madre di alcuni dei figli di Fini.

Soluzione votata all’unanimità dal direttivo del partito: nessuna prostituzione, e massima solidarietà a Berlusconi.

Luca Procaccini

domenica 16 gennaio 2011

Ruby rubacuori e la giustizia che vorrebbe Berlusconi


Magari Silvio si aspettava che da una disattenzione, quale quella di chiamare in questura per facilitare la soluzione del problema a una pulzella, potesse anche scaturire un’indagine. Ma solo per dovere d’ufficio stante l’obbligatorietà dell’azione penale. Quindi, senza clamore e nell’assoluto anonimato.

Probabilmente l’uomo pensava che una qualche attività d’indagine andava pure fatta, stante la denuncia del Pubblico ministero del Tribunale dei minori che lamentava difetto d’ortodossia nella vicenda, tuttavia senza importunare i diretti interessati alla faccenda. ma limitandosi a far girare la carta.

Verosimilmente il Premier immaginava che dopo la messinscena arrivava la richiesta d’archiviazione del procedimento, e aveva anche messo in conto d’essere iscritto nel registro degli indagati un nanosecondo. Ossia il tempo necessario per poi formalizzare la richiesta di archiviazione nei suoi confronti.

Evidentemente Berlusconi aveva fresca nella memoria la vicenda di Montecarlo dove c’era denuncia che un immobile di partito dopo essere stato svenduto a una società in un paradiso fiscale, con medesima sede di altra società che da questa l’avrebbe acquistata, per poi finire nella disponibilità del cognato del segretario di quel partito, che costretto dagli eventi ammetteva d’essere stato incauto e scaricava l’affine dichiarando che nulla aveva saputo e che del cognato neanche più lui si fidava.

Certamente il Primo ministro si compiaceva del fatto che da quella denuncia partiva un’indagine poi condotta senza neanche necessità di sentire segretario di partito con cognato, gestita silentemente tentando di ricondurre tutto sul piano meramente civilistico, e chiedendo l’archiviazione della procedura costringendo il politico nella scomoda condizione d’indagato il tempo strettamente necessario a farne poi richiesta d’archiviazione.

Ingenuamente il Presidente apprendeva che la legge è uguale per tutti quelli che non ci hanno a che fare, e che a seconda del nome e ruolo istituzionale che hai c’è trattamento riservato che trovi.

Luca Procaccini

sabato 1 gennaio 2011

Battisti. Dopo il ritiro dell’ambasciatore le sanzioni economiche

Cesare Battisti, terrorista di sinistra dei Proletari armati per il comunismo, condannato in Italia all’ergastolo con sentenza passata in giudicato per quattro omicidi, arrestato in Brasile e richiesto dall’Italia per ospitarlo nelle patrie galere, s’è visto riconoscere lo status di rifugiato politico.

Il presidente Napolitano ha scritto al collega presidente brasiliano, ma nessuno ha risposto.

Il ministro degli Esteri italiano ritira l’ambasciatore dal Brasile e la rottura delle operazioni diplomatiche.

Ma non basta. Il passo successivo è l’embargo economico e, conoscendo il motore trainante dell’economia brasiliana, niente più migrazioni d’uccelli dall’Italia verso il Brasile e niente più tette e culi dal Brasile sulle nostre strade, L’effetto è garantito. A quanto pare lì tutto poggia su questo se anche il sistema di diritto è una presa per il culo.

Luca Procaccini