martedì 31 marzo 2009

Arrestato Chiesa per cleptomania

Chiesa diede la stura alla stagione di Mani pulite con l’obolo da sette milioni di lire chiesto all’impresa di pulizia del Pio Albergo Trivulzio.

All’epoca Craxi pensò potesse liquidarsi la faccenda apostrofandolo come mariuolo. Sbagliò.

Infatti, questa è cleptomania.

Luca Procaccini

lunedì 30 marzo 2009

Berlusconi Nazionale senza filtro al Congresso del Popolo della Libertà. Come le Nazionali

Il fumatore che ha provato le Nazionali senza Filtro lo sa. Ogni tiro una mazzata. Chi ha seguito Berlusconi Nazionale al congresso fondativo del Popolo della Libertà lo sa. Ogni tiro un mazzata.

Niente invito a partecipare ai lavori alle opposizioni, come è stata prassi in genere. Berlusconi Nazionale non vuole ospiti sgraditi, al di là delle etichette. Mazzata.

All’invito a non candidarsi alle europee, Berlusconi Nazionale replica che la sua candidatura c’è, e che anche l’opposizione dovrebbe candidare un leader. Se l’avesse. Mazzata.

Per ciò che consta l’azione di Governo, secondo Berlusconi Nazionale questo necessiterebbe di maggiori poteri specialmente in periodi di crisi come questi. E le riforme costituzionali necessarie le si fanno con le opposizioni. Ma anche senza. Mazzata.

E il PD cosa fa per contenere il Berlusconi Nazionale senza filtro? Marasma. Ricorda solo che è vietato fumare nei luoghi pubblici.

Luca Procaccini

domenica 29 marzo 2009

Popolo della Libertà? Fascisti carogne, tornate nelle fogne

Questo era il ritornello cantato in passato. Se non si era politicamente corretti, ossia di sinistra, si era fascisti. Se non si era di sinistra, non si poteva essere di governo e, se si era di destra, non si poteva essere e basta.

Oggi, la novità. La sinistra è fuori dal Parlamento, per la prima volta da che è Repubblica, e il partito che nell’emiciclo c’è arrivato, e a questa si richiama (il PD), è guidato dall’ex democristiano Franceschini. Annichilita.

La destra, invece, trionfa. Con il Popolo della Libertà si passa da un’alleanza di centrodestra alla destra. Come è in Francia, per esempio. Ne è garante Berlusconi che, continuamente, sorpassa Fini. A destra, appunto.

Da un partito, l’MSI, che nei primi anni Settanta (quando ottenne un risultato elettorale di tutto rispetto) la Procura di Milano tentava di dichiarare fuori legge, ad Alleanza Nazionale. Partito di molto valore ma dal consenso relativamente importante, per finire al Popolo della Libertà. Partito di massa dalle percentuali mai viste prima nella storia repubblicana.

Campi nuovi da arare. La destra c’è. E la sinistra? Beata, o beota, a cantare.

Sandro Sisler

giovedì 26 marzo 2009

Dal “qualunquismo” di Giannini al “qualcunismo” di Berlusconi

Giannini, si sa, aveva capitanato il movimento politico dell’uomo qualunque. Ed il sistema elettorale del voto con espressione della preferenza rendeva possibile anche che “l’uomo qualunque” approdasse in parlamento. Bastava pigliasse un voto in più dell’altro ed era dentro.
I notabili della politica, nessuno escluso, si sa che non amavano l’incognita “uomo qualunque” perché, ipoteticamente, poteva accadere che non rispondeva all’ordine di scuderia. Ed allora ecco la trovata, il movimento politico trasversale del “qualcunismo”.

Insomma, via le preferenze e dentro il sistema della lista bloccata con l’inserimento dei candidati opera esclusiva delle segreterie politiche. Così facendo, viene eliminato il “qualunquismo” ed introdotto il “qualcunismo”. Movimento secondo il quale nell’Assise deve entrare solo qualcuno che non rompe i coglioni.

Operazione riuscita, ma da tenere segreta. Poi, oggi al Premier scappa la verità come fosse un rutto dopo un lauto pasto. I qualcunisti stanno in Parlamento senza neanche sapere cosa votano.
Capita che il vero offende, e allora apriti cielo. Bisogna aver rispetto per l’istituzione. Mica con l’elezione del deputato da parte dell’elettore. Basta non dire la verità. Anzi non dire, così non si mente neanche.

Berlusconi, l’unico che ha il coraggio di esprimere le sue idee.

Luca Procaccini

mercoledì 25 marzo 2009

Piano casa (chiusa), sesso aperto alla luce e buon cibo: così la crisi va ko

Si lambiccano il cervello per capire cosa fare per rilanciare i consumi in Italia e rimettere così in moto l’economia in recessione. Ed ecco la soluzione. Concedere la possibilità di aumentare del 20% la volumetria delle abitazioni. Provvedimento che è sicuro volano per l’economia. Per il mattone in Italia si è sempre disposti a spendere, anche in tempi di crisi.

Eppure, un’altra idea per rilanciare l’economia ci sarebbe. In Italia son vietate la case chiuse, ma ci sono un’infinità di case socchiuse. Quindi, il fenomeno della prostituzione non è debellato e la differenza col passato è solo che ogni transazione commerciale del servizio è esentasse. Questo dimostra per il “pelo” in Italia si è sempre disposti a spendere, anche in tempo di crisi.

Ma non c’è due senza tre. In Italia al ristorante c’è sempre da aspettare. Questo dimostra che per il buon mangiare si è sempre disposti a spendere, anche in tempo di crisi. Ma non solo in Italia. È notizia giornalistica che in Germania, dove il meretricio è legalizzato, alcuni bordelli per combattere la crisi hanno adottato la formula mangia e fotti a settanta euro.

Nella storia contemporanea la Germania ha sempre dato dimostrazione di sapersi risollevare dalle situazioni più catastrofiche e nell’economia moderna la Germania è considerata motore dell’Europa. Anche questa volta la Germania ci indica la via per uscire dalla crisi. Tutto secondo natura: buona cucina e sano sesso. L’economia riparte.

Luca Procaccini

lunedì 23 marzo 2009

Gesù nel preservativo. E Maometto dove lo metto?

In Italia gli artisti prima ci rappresentano il Papa gay, o colpito da un meteorite, poi il Cristo in un preservativo, la Madonna travestita da barman, padre Pio da Robin e ancora Gesù da superman. Quanto siamo progressisti. Mica dei bacchettoni, noi facciamo cultura in spregio alle convenzioni. Al diavolo il provincialismo, noi siamo fichi. Ce ne stropicciamo di tutto e di tutti.

Domanda: ma quando nasce un artista con le palle che irride un simpatico Maometto? Mica sarà che abbiamo paura dei musulmani che, notoriamente, non sono dolci di sale?

Impossibile, l’arte non conosce schemi e non la s’imbriglia. Sicuro.

Sandro Sisler

Alleanza Nazionale si scioglie e confluisce nel Popolo delle Libertà. È il ritorno alle origini

Il Partito Nazionale Fascista nasceva come movimento rivoluzionario antiborghese. Poi, con la Costituzione Repubblicana, bandito il Partito Nazionale Fascista per legge, nasceva il Movimento Sociale Italiano. Partito Post Fascista tenuto ai margini della vita politica nazionale nell’unico ruolo possibile di Partito d’opposizione: infatti quando, negli anni Sessanta, diede l’appoggio esterno al Governo Tambroni, scoppiarono moti di piazza (con tanto di morto a Genova) e fu subito ricacciato nell’unico ruolo concessogli.

Dopodiché, con Berlusconi che spinse Fini del Movimento Sociale Italiano candidato Sindaco nella città di Roma, si capì che era possibile avvicinarsi alla stanza dei bottoni. E fu Alleanza Nazionale con Fini prima Vice Presidente del Consiglio e poi Ministro degli Esteri.

Quindi, con Fini cinquantenne Ministro degli Esteri consapevole che per diventare Presidente del Consiglio in Italia non si poteva essere Post Fascisti, la lunga maratona verso il Centro culminata nel Popolo Delle Libertà.

Il ritorno alle origini. Dal Movimento antiborghese al Partito borghese. Anzi, per usare una terminologia al passo con i tempi, Partito Post Democristiano.

Così, finalmente tornati borghesi, si può essere anche Presidenti del Consiglio. Fini auguri.

Luca Procaccini

sabato 21 marzo 2009

Dopo Di Pietro e De Magistris, all’Italia dei Valori anche Woodcock?

Di Pietro ha cominciato con Mani pulite. Meccanismo elementare che ha funzionato in maniera eccezionale. Sei indiziato, quindi indagato e così prelevato, incarcerato e poi interrogato e, solo se hai confessato, il rientro a casa ti sei guadagnato. Tutti dentro e Di Pietro fuori, dalla magistratura alla politica.

Poi arriva De Magistris, prova la replica ma fallisce. Non in carcere un politico ma egli stesso indagato. E due Procure, quelle di Salerno e Catanzaro, che si inquisiscono, perquisiscono e sequestrano documenti tra di loro. Tutti fuori e De Magistris candidato, dalla magistratura alla politica anche lui.

Infine Woodcock che ce la mette tutta. Pochi risultati ma un fiore all’occhiello. Quello che sarebbe potuto essere il Savoia Re d’Italia, in carcere. Fa nulla se poi scagionato. È perfetto stile dipietrista. Quindi, in politica anche lui?

Sandro Sisler

mercoledì 18 marzo 2009

Di Pietro, De Magistris e il vizietto all’italiana

Di Pietro ha costruito la sua fortuna sul trascorso di magistrato cha ha dato l’avvio alla stagione di Mani pulite. L’avvio, appunto. Tutti ce lo ricordiamo quando, all’iniziare del primo processo di Mani pulite (quello contro Cusani) si tolse platealmente la toga e, con tanto di ascella pezzata in mondovisione, si dimise dalla magistratura e si dedicò ad altro. La politica, appunto.

Insomma, la fece da padrone nella fase procedimentale dove tintinnavano le manette e gli indagati, magari messi agli arresti, erano in una condizione di soggezione psicologica e, se trattenuti nelle patrie galere, fisica tale da non consentire efficace azione di contrasto all’azione del Pubblico ministero.

Poi, quando s’è trattato di sviluppare i processi di Mani pulite in contraddittorio innanzi al Tribunale, soggetto terzo tra accusa e difesa, il teatrale addio alla toga. Insomma, finita l’era in cui si facevan vedere le manette, e quindi occorreva mostrare le palle, addio.

Ma allora di inchieste buone ne furon fatte e seppur Di Pietro si dileguò, altri per lui portarono avanti il lavoro.

Oggi, invece, la storia si ripete in parte. Il gagliardo De Magistrs mette in pista un’indagine che fa acqua da tutte le parti e, come il Di Pietro di una dozzina di anni addietro, molla la toga ed entra in politica. Con Di Pietro, appunto.

Insomma, all’osservatore non sfugge il vizietto italico di tentare la fortuna politica sull’azione, non sempre magistrale, del magistrato.

Il percorso è tracciato. Da spregiudicato inquirente a smanioso politicante dell’Italia dei Valori. O dei calori?

Luca Procaccini

Aids: per il Papa la soluzione non è il preservativo. Ma un problema c’è anche con il fai da te

Il Papa ha detto che in Africa la risposta all’Aids non è il preservativo. E se la scienza non è in grado di curare il male, amen. Ovviamente la soluzione è nell’astinenza. Molto semplice: per il credo, la copula deve essere finalizzata esclusivamente alla riproduzione e non al piacere. E il preservativo è la contraddizione del dogma, è la denuncia che ci si accoppia solo per dilettarsi con la pratica.

Dramma. La ricerca del piacere è anche nel maneggio in autonomia. Ed è in contrasto col verbo anche in assenza di preservativo.

A prescindere dal fatto che dal Papa, nel terzo millennio, ci si sarebbe aspettato qualcosa in più del precetto nell’affrontare il fenomeno, che palle. Oggigiorno non si può avere un buon rapporto neanche con se stessi.

Luca Procaccini

AAA Cercasi Tata per la Fiat. Possibilmente amante calcio

Gli inglesi hanno dominato il mondo colonizzandolo quasi per intero. In Inghilterra si guida “a sinistra” e la sterlina resiste all’euro perché si sentono i più fichi dell’universo. L’inglese è la lingua più parlata del globo, e le loro squadre di calcio comandano in Europa. Eppure la Jaguar, storico marchio inglese dell’auto di lusso, è stata comprata dalla Tata, umile marchio indiano di fabbrica d’automobile. Corsi e ricorsi storici. La grande colonizzatrice colonizzata nel suo marchio prestigioso dalla colonia indiana.

L’Italia è colonizzata da oltre un secolo dalla Fiat. La Fiat è l’unica società che privatizza gli utili e socializza le perdite perché si sentono i più fichi del Paese. L’unica lingua che capiscono in Fiat è “incentivi alla rottamazione” e la sua squadra di calcio comanda(va) in Italia, non necessariamente per meriti sportivi. Le similitudini ci sono, anche se in piccolo.

La speranza è che una Tata per la Fiat la si trovi, anche se non referenziata, ma sportiva. Ai nostri piace il gioco della palla.

Luca Procaccini

lunedì 16 marzo 2009

Travaglio il giornalista un po’ tarocco

Travaglio, nella sua qualità di ospite fisso di Santoro, ci propina settimanalmente il suo sermone.
Capita alle volte che la sostanza debba essere accompagnata dalla forma perché possa apparire più credibile. Almeno così deve aver pensato il Travaglio giornalista che, puntualmente, si presenta al pulpito con un quaderno, dalla copertina in pelle, rigonfio al punto da apparire liso dalla penna. Un po’ come se, atteggiandosi a Montanelli, si presentasse col suo fido taccuino dal quale non si separa mai perché su quello riversa le sue estemporanee riflessioni, e solo grazie a quello, e all’ausilio della penna, elabora le sue intuizioni.

Invece inclemente fu la telecamera che, nell’inquadrarlo dal di dietro, svelò il mistero. Il quaderno fascinoso è rigonfio non perché tante volte Travaglio vi aveva affondato la punta della penna, ma perché il nostro ci incolla sulle pagine dei volgari fogli da stampante sui quali, in caratteri grossi e ben distanziati, ha annotato quel che ha da dire. Insomma, non del taccuino di Hemingway, ma del gobbo di Pippo Baudo. Tutto ridimensionato.

Che Travaglio non sappia scrivere, viene il dubbio nel leggerlo sul suo blog. Che Travaglio non sia giornalista d’inchiesta, lo si capisce ascoltandolo perché nulla di nuovo apporta, ma si limita a smontare e rimontare pezzi d’inchieste giudiziarie. Ma se del Travaglio compilativo, che ci eravamo abituati a sopportare, altro non rimane che un Travaglio fotocopiativo che incolla paginette sul quaderno, allora bisogna diffidare.

È tutto tarocco, nulla di genuino.

Luca Procaccini

C’è Prodi a “Che tempo che fa”, che sonno che ho

Da Fazio c’è Prodi. A “Che tempo che fa” si sospira molto e si dice poco. In estrema sintesi, la solfa è sempre quella: Prodi e i suoi sono i buoni e hanno fato bene, a dispetto del severo giudizio dell’elettore, e gli altri proprio non si capisce che ci facciano al Governo del Paese. Di certo vanno scacciati per far spazio ai buoni.

Che noia, che sonno. Grazie Mastella per avercene liberato. Almeno ora con Franceschini, che continua a dire le stesse cose, non ci si annoia. Si ride.

Sandro Sisler

domenica 15 marzo 2009

Vuoi fare strada in politica? Questo è il segreto

Si dice che la politica registra quelle che sono le tendenze della società, evidentemente anche nei gusti sessuali. Cinquant’anni fa il sesso era tabù, e in Parlamento non solo si vedeva poco gentil sesso, ma era anche inguardabile. Poi l’evoluzione, e negli anni 80 in Parlamento anche le mignotte hanno trovato posto. Comunque, al di là dell’eccezionale presenza di Cicciolina nell’emiciclo, negli anni ci siamo abituati a vedere anche la gnocca in Aula.

Ma il progresso sociale non si arresta e, prima con Luxuria nel centrosinistra e poi con Martina Castellana, la prima transgender del centrodestra, in politica abbiamo l’avanguardia in fatto di sessualità. Dopo questo, rimane l’ermafrodita. Ma a differenza dell’ermafrodita, transgender può essere chiunque. Basta avere il pisello, farsi una cura di ormoni per il seno e dotarsi di capello lungo. Questione di mesi e si hanno le carte in regola per essere eletti. Sia a destra che a sinistra. Il gioco è fatto.

Luca Procaccini

giovedì 12 marzo 2009

Tre anni per il lancio delle scarpe a Bush. La prova che l’Irak è un Paese democratico

Per molti, il giornalista che lanciò le scarpe a Bush, nel corso di una conferenza stampa, è un eroe. Con quel gesto, si sostiene, veniva detto il fatto suo all’occupante straniero che aveva le mani lorde di sangue.

Poi, l’intrepido giornalista è andato sotto processo e, oggi, la condanna: 3 anni di reclusione. Nei salotti buoni ci si stupisce per cotanta severità. Invece, Bush gongola. Grazie all’insolito cecchino è fornita al mondo intero la prova che la missione in Irak ha raggiunto il suo scopo. Rendere il Paese democratico.

L’assunto è questo: in Irak, se le scarpe fossero state lanciate all’indirizzo di Saddam Hussein in mondovisione, per l’autore del gesto non ci sarebbe stata speranza di sopravvivenza. Oggi, per quel gesto, ce la si la cava con una pena irrogata a norma di un Codice penale. Come in un Paese normale. Quindi democratico.

Missione compiuta.

Luca Procaccini

mercoledì 11 marzo 2009

L’associazione deputati e mutilati replica alla proposta di Berlusconi sul voto solo al capogruppo per gli argomenti trattati in commissione

Il Cavaliere auspica la modifica del regolamento parlamentare nel senso che gli argomenti trattati in Commissione vengano portati in Aula per essere appannaggio esclusivo dei Capigruppo di partito.

Qualcosa del genere già esiste in alcuni regolamenti di funzionamento dei consigli degli Enti locali lì dove è stabilito che l’argomento che passa in Commissione con l’unanimità dei voti non conosce dibattito in aula se non per bocca dei Capigruppo.

Nonostante il fatto che tanti sono i modi di interpretare il ruolo del Deputato, in Commissione prima e nell’Aula poi, apriti cielo. Le Opposizioni si sono scandalizzate al punto da inscenare fenomeni d’isteria di gruppo.

Ma a placare gli animi è bastata la pensata. È ancora ufficioso e non ci si sbilancia, ma pare che sarà pace tra tutti i parlamentari, di maggioranza e d’opposizione, con l’approvazione del provvedimento che dispone l’ordine di bonifico dell’indennità di carica al 27 del mese per ogni eletto. Senza obbligo di partecipare ai lavori. Tanto esserci o non esserci è percepito nella popolazione come fenomeno indifferente.

E sarà riposo anche per i pianisti che, con puntualità e precisione, hanno sempre votato per loro come per i Capigruppo e i gregari di partito.

Luca Procaccini

martedì 10 marzo 2009

A Umberto Bossi la laurea ad honorem in economia

Con la crisi che c’è stata in America, le banche hanno chiuso i cordoni della borsa e gli imprenditori si sono trovati senza liquidità dall’oggi con il domani. Questo in Italia, dove i mutui subprime neanche sappiamo cosa sono. Ma tant’è, l’imprenditore si sente dire che con gli accordi di “Basilea 2” più tosto che con la classificazione nel rating finanziario, ghe n’è minga per nessuno. E allora l’imprenditore senza moneta che cosa fa? Riduce i costi. Quindi licenzia.

Lo vedono tutti. Eppure Premier, Ministri delle Finanze e Governatori della Banca d’Italia danno fiato alle trombe per garantire le Banche, in caso di bisogno di pecunia, col ricco intervento dello Stato. Tutti bravi, ma all’imprenditore cosa ne viene se non s’impone alla banca di non segare i nervi con “Basilea 2 e rating finanziario”? Nulla.

Ed ecco dal Bossi che non t’aspetti l’osservazione: interveniamo sul sistema bancario ma a condizione che aprano i cordoni delle borse in favore delle imprese. Tanti soloni a parlare e poi uno con una scolarizzazione medio bassa, e anche un po’ "appesantito" dai postumi dell’accidente di salute, ti offre la soluzione del problema.

Bossi dottore in economia, anche se con laurea ad honorem, appare il più lucido dell’allegra brigata. Paura.

Sandro Sisler

domenica 8 marzo 2009

Il traffico, la Fiat e la cura del ferro

La notizia è che milioni di euro vengono persi per il tempo che si rimane fermi nel traffico. Non fa notizia che la Fiat continui a questuare moneta perché la produzione cala e le macchine non si vendono, che il Governo apra i cordoni della borsa e faciliti la vendita di automezzi.

La notizia è che le macchine aumentano, l’inquinamento pure, e il traffico anche. Non fa notizia che, con l’aumento del traffico, aumentino i milioni persi, perché si è più lenti negli spostamenti.

La notizia è che diminuirà la capacità di spesa degli italiani e il gettito fiscale per lo Stato. Non fa notizia che gli altri Paesi abbiano investito e investano sulle rotaie, perché il trasporto su ferro consente meno traffico, meno inquinamento e più risparmio di tempo.

La notizia è che ci vorrebbe la cura del ferro. All’Italia con le rotaie, alla Fiat con le "spranghe"?

Luca Procaccini

Gli stupri, le ronde, i romeni, “Le Iene” e il razzismo

Quando si è stuprati, non può che sperarsi che, se non le Forze dell’ordine, almeno qualche anima pia ti venga in soccorso.

Quando si è progressisti, non può che denunciarsi l’inciviltà cui scade la società che si affida alle ronde per monitorare il territorio, perché questo deve essere compito esclusivo dello Stato.

Quando si è romeni, non può che sperarsi che ci si ricordi che non ogni romeno è necessariamente un malfattore.

Quando si è del programma “Le Iene” non può che farsi un'inchiesta per dimostrare che l’italiano razzista aggredisce il romeno buono.

Tutto scontato. Peccato che il servizio delle "Iene” ha dipinto il romeno come un ubriaco barcollante, con tanto di bottiglia in mano, a girar di notte per parchi e periferie biascicando l’elemosina di sigarette ai passanti. E questo tra Roma e Guidonia, dove ci sono stati recenti casi di stupri.

Va bene che il romano di borgata, nel cercarlo, si può trovarlo anche violento. Ma se, alle "Iene”, il romeno lo si è così rappresentato, il dubbio è che così lo si è percepito. Con questa performance, c’è da scommettere che il filippino ce l’avrebbero propinato in livrea a portare il cane del padrone a fare il bisognino in giardino.

Quando anche una trasmissione progressista scivola sullo stereotipo razzista, sarà mica segno che l’Italia non è pronta al multiculturalismo?

Sandro Sisler

giovedì 5 marzo 2009

Di Pietro, la punizione che non t’aspetti

Il magistrato Di Pietro ha abusato dello strumento della custodia cautelare. Tutti l’hanno detto, ma nessuno del Consiglio Superiore della Magistratura l’ha sanzionato.

L’indagato Di Pietro ha avuto condotte censurabili. Tutti l’hanno detto, ma nessun magistrato l’ha portato a processo.

Il politico Di Pietro, fatte le elezioni, ha immediatamente tradito l’accordo elettorale siglato con il PD. Tutti l’hanno detto, ma nessun Veltroniano l’ha additato a pubblico ludibrio per non aver fatto fede agli impegni.

Il Presidente di Partito Di Pietro adopera strumenti da leguleio per utilizzare una struttura diversa dal Partito al fine di raccogliere i rimborsi elettorali. Tutti i compagni d’avventura elettorale l’hanno detto, ma nessuno gliel’ha proibito.

L’Avvocato Di Pietro adotta una condotta censurabile nella veste di difensore perché anche grazie al suo operato un ex assistito viene condannato. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati lo sospende.

Un organo che vale come il due di picche a briscola, nel confronto con gli altri organi che avrebbero potuto censurare l’uomo, sanziona l’Avvocato Di Pietro e gli sospende la patente perché è stato scorretto nell’esercizio del mandato.

Di Pietro, la punizione che non t’aspetti.

Luca Procaccini

mercoledì 4 marzo 2009

Travaglio: una contraddizione vivente

Travaglio per alcuni ha tanti pregi quanti capelli, per altri ha il solo difetto di esistere. In ogni caso, nel leggere l’articolo di suo pugno dal titolo “La macchina del complotto perpetuo” pubblicato sul suo blog, tutti concordano sul fatto che non abbia il dono della sintesi, e molti dubitano che abbia il dono della penna. Una spataffiata di due pagine che inizia con il trattare l’intramontabile questione della giustizia, sotto la chiave di lettura del Complotto continuo, per poi passare agli affari di casa Mastella e Rizzoli, condendo il pasticcio con un pizzico di P2, e quindi chiudere senza un apparente filo conduttore tra i diversi argomenti. Il sospetto è che il Travaglio giornalista provenga dalla stessa scuola del Di Pietro Magistrato.

Comunque, l’argomento forte sarebbe il teorema secondo il quale, in Italia, se a essere processato è un potente, quando interviene condanna è stato complotto. Quando interviene assoluzione, è stato complotto smascherato da qualche solerte Giudice. Invece, se a essere processato è un impotente, la costante è che sono solo guai e nessuno se ne occupa.

Chi scrive quel post è lo stesso che aveva propugnato la riforma del processo penale perché auspicava che si "abolisse il grado di appello [...] salvo l'emergere di nuove prove, e si introducesse un filtro severo ai ricorsi in Cassazione…”, e poi, condannato per diffamazione a Cesare Previti a otto mesi di reclusione, interponeva Appello avverso la sentenza nella speranza di ottenere assoluzione, ma con la buona probabilità di vedersi riconoscere la prescrizione.

Letto il suo post, e ricordato l’accidente di giustizia capitato a colui che l’ha vergato, la domanda: il Travaglio che prima d’esser condannato è sempre stato contrariato dal sistema che consente di appellare la sentenza resa dal Giudicante, ora Appella perché si sente un potente o un impotente?

Luca Procaccini

Ecopass e vai con Letizia. Ecopass, la purga dell’automobilista

Dopo neanche due mesi, l’inquinamento da polveri sottili ha già sforato il tetto annuale massimo. Quindi, in meno di due mesi, per 35 giorni l’inquinamento da PM10 è stato superiore al massimo consentito. Eppure, poco più di un anno addietro, ci vendevano l’Ecopass quale strumento risolutore del problema. Garantiva la Bricchetto in Moratti, a nome Letizia.

All’automobilista, però, seppur con Letizia, il tutto appariva come una supposta. Il primo anno andato, rivelatosi particolarmente piovoso, ha reso dati confortanti. E allora giù pacche sulle spalle agli ideatori della purga.

Il secondo anno, ora in corso e particolarmente asciutto, ha svelato il problema. Di polveri sottili ce n’è troppe, e non è l’Ecopass il provvedimento determinante. Magari occorreva intervenire risolutamente sugli impianti di riscaldamento degli edifici privati e pubblici. Ma sarebbe stato provvedimento eccessivamente oneroso e impopolare.

E allora giù a far la danza della pioggia, gli ideatori del tributo, e tutti gli altri a prender per supposta il balzello.

Luca Procaccini

lunedì 2 marzo 2009

Franceschini: assegno di disoccupazione a chi perde il lavoro. Franceschiello: un attaccante per il Napoli Calcio

Tutti sanno che una legge di spesa in Italia deve indicare anche la copertura finanziaria. In altri termini una legge che comporta un esborso economico deve indicare da dove prende i soldi per la spesa.

Tutti sanno che il bilancio dello Stato non è in attivo ma addirittura deve proporsi di contenere il debito pubblico.

Tutti sanno che una legge che introduce una nuova spesa deve indicare quali delle spese già esistenti devono essere eliminate per finanziare la nuova spesa.

Franceschini ha tentato di infiammare il dibattito politico proponendo l’assegno di disoccupazione a tutti quelli che perdono il posto di lavoro.

Alla domanda su come si sarebbe avuta la copertura finanziaria, l’uomo indica come soluzione la lotta all’evasione fiscale. Insomma, non dice dove togliere moneta per metterla nel provvedimento ma rimanda a un auspicio. Come quando Prodi propose il taglio di 5 punti del cuneo fiscale alle imprese con la lotta all’evasione.

Tutte chiacchiere.

Più che nobile intento, pare speculazione politica sul dramma familiare di migliaia di persone a rischio disoccupazione.

Più credibile l’acquisto di un attaccante e un trequartista per il Napoli Calcio. I soldi ce li mette Franceschiello con la lotta all’evasione.

Luca Procaccini

domenica 1 marzo 2009

Berlusconi e Franceschini, le intercettazioni, la difesa della Costituzione e la deriva fascista

Con l’ordinamento fascista la corrispondenza era controllata.

Con la Costituzione antifascista s’è stabilito espressamente che la corrispondenza privata non può essere violata.

Con il sistema fascista c’era il servizio segreto O.v.r.a. a leggere la corrispondenza per controllare la popolazione.

Con il sistema repubblicano c’è la magistratura a intercettare la corrispondenza anche per cercare notizie di reato tra la popolazione.

In America, con più di trecento milioni di abitanti, si fanno un centesimo delle intercettazioni che si fanno in Italia, la quale conta solo 60 milioni di abitanti.

Con la norma sulle intercettazioni si rimarca la tutela del principio costituzionale che la corrispondenza è inviolabile, e che intercettazione mai può esserci per cercare la notizia di reato ma è consentita solo per indagare su notizia già acquisita.

Con Berlusconi a difesa della Costituzione, e Fini antifascista, a Franceschini non resta che fare il dipietrista; ma, sulle intercettazioni, stia attento alla deriva fascista.

Luca Procaccini

Sciopero in Italia, i miracoli della sinistra

Più di tre scioperi al giorno. Le cifre ufficiali parlano chiaro: nel 2008 sono stati effettuati 1.339 scioperi tra nazionali e locali. Nel 2007, 1.286. In Italia non c’erano più operai. Erano diventati tutti scioperai. Di fatto, dal detto “piove, governo ladro” ormai si era giunti al “piove, proclamiamo uno sciopero”.

Per fare in media tre scioperi al giorno ci doveva essere gente distaccata dal proprio posto di lavoro al sindacato esclusivamente per programmare scioperi. Impegnativo, ma non un mestiere.

Così, fatta la norma che impone criteri più seri per poter indire uno sciopero rispetto a quello del “mi gira, organizzo uno sciopero”, molti distaccati al sindacato si son trovati con le mani in mano. Non hanno più motivo d’essere se non hanno la possibilità di proclamare uno sciopero senza prima dover effettuare referendum tra i lavoratori quando non sono rappresentativi di almeno il 50% di essi.

Risultato, dovranno tornare in fabbrica o al lavoro impiegatizio cui erano applicati prima di essere distaccati al sindacato con conservazione dello stipendio.

In questo periodo di crisi dove trovare un posto è un miracolo, vengono mandati a lavorare.
Privilegiati.

Sandro Sisler