Per molti, il giornalista che lanciò le scarpe a Bush, nel corso di una conferenza stampa, è un eroe. Con quel gesto, si sostiene, veniva detto il fatto suo all’occupante straniero che aveva le mani lorde di sangue.
Poi, l’intrepido giornalista è andato sotto processo e, oggi, la condanna: 3 anni di reclusione. Nei salotti buoni ci si stupisce per cotanta severità. Invece, Bush gongola. Grazie all’insolito cecchino è fornita al mondo intero la prova che la missione in Irak ha raggiunto il suo scopo. Rendere il Paese democratico.
L’assunto è questo: in Irak, se le scarpe fossero state lanciate all’indirizzo di Saddam Hussein in mondovisione, per l’autore del gesto non ci sarebbe stata speranza di sopravvivenza. Oggi, per quel gesto, ce la si la cava con una pena irrogata a norma di un Codice penale. Come in un Paese normale. Quindi democratico.
Missione compiuta.
Luca Procaccini
scommetto che anche nell'Iraq di Saddam c'era un codice penale...
RispondiEliminanon è dai processi che si capisce se un paese è democratico...
Anche Galeazzo Ciano ha subito "regolare" processo!
e infatti, due generi di saddam hanno fatto la fine di galeazzo ciano (che era genero del duce). Effettivamente, non è il codice penale a fare la differenza (basti pensare che il codice penale attualmente in vigore in Italia, il codice Roco, è del 1930. pienamente fascista), ma quello di procedura penale (che, per inciso, nel nostro paese è stato varato nello stesso periodo).
RispondiEliminaQuindi,solo in uno stato democratico è garantito l'imputato durante il procedimento. comunque, tant'è. mai s'è visto un irakeno lanciare scarpe a saddam in segno di protesta. sarà mica perchè, nell'Irak di oggi, lanciarle all'indirizzo del presidente americano può essere spiegato come diritto di critica (grosso modo la difesa del giornalista lanciatore) mentre, nell'Irak di allora poteva significare rischio soppressione fisica dell'insolito cecchino?
In un paese fortemente instabile, dove ampie fette di territorio sono in mano alle bande armate della guerriglia, dove la vita civile stenta a riprendere, dove all'autoritarismo militare (quindi laico) di Saddam si sta sostituendo quello teocratico musulmano, dove le forze di "peace- keeping" occidentali poco o nulla hanno potuto fare in sette anni, un processo portato a termine è una piccolissima soddisfazione.
RispondiEliminaParlare di "missione compiuta" e dell'Iraq come un "paese normale" sembra eccessivo e fuoriluogo.
ok, conosco la dottrina politica del "benaltrismo". in poche parole, qualsiasi cosa si dice o si pone in essere, era ben altro quello di cui si aveva bisogno. ciò premesso, se dall'autoritarismo militare di saddam alla democrazia ci si arriva in qualche modo, fatecelo sapere. certamente lo applicheremmo volentieri agli altri casi di autoritarismo militare presenti sul globo. altrimenti, lasciateci godere della piccolissima soddisfazione. si badi però che la soddisfazione non deriva dall'essersi celebrato un processo, ma dal non aver visto impiccato in piazza l'oppositore al regime. quanto mi piace essere eccessivo e fuori luogo. d'altra parte è lo spirito della goliardia, questo è un blog goliardico e anche il post è goliadico. mi "sembra eccessivo e fuori luogo" volergli attribuire connotazione diversa. quindi sorridere, sorridere che non ci piaciono le persone che intristiscono.
RispondiEliminachiedo scusa, il commento di prima è a firma di luca procaccini.
RispondiEliminasaluti
Però non si è ancora liberi di segnare... storia purtroppo vera.
RispondiEliminahttp://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo444123.shtml