Quando si è stuprati, non può che sperarsi che, se non le Forze dell’ordine, almeno qualche anima pia ti venga in soccorso.
Quando si è progressisti, non può che denunciarsi l’inciviltà cui scade la società che si affida alle ronde per monitorare il territorio, perché questo deve essere compito esclusivo dello Stato.
Quando si è romeni, non può che sperarsi che ci si ricordi che non ogni romeno è necessariamente un malfattore.
Quando si è del programma “Le Iene” non può che farsi un'inchiesta per dimostrare che l’italiano razzista aggredisce il romeno buono.
Tutto scontato. Peccato che il servizio delle "Iene” ha dipinto il romeno come un ubriaco barcollante, con tanto di bottiglia in mano, a girar di notte per parchi e periferie biascicando l’elemosina di sigarette ai passanti. E questo tra Roma e Guidonia, dove ci sono stati recenti casi di stupri.
Va bene che il romano di borgata, nel cercarlo, si può trovarlo anche violento. Ma se, alle "Iene”, il romeno lo si è così rappresentato, il dubbio è che così lo si è percepito. Con questa performance, c’è da scommettere che il filippino ce l’avrebbero propinato in livrea a portare il cane del padrone a fare il bisognino in giardino.
Quando anche una trasmissione progressista scivola sullo stereotipo razzista, sarà mica segno che l’Italia non è pronta al multiculturalismo?
Sandro Sisler
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