Un partito che sia democratico dove le decisioni siano condivise e non del capo. Un partito dove ci siano sezioni dove anche la base possa essere sentita. Un partito che si confronti costantemente e dove i rapporti con gli alleati siano gestiti nelle sedi competenti e dagli organi a ciò preposti, e non nelle residenze privata del leader. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove si sono celebrati solo tre congressi in 15 anni di cui uno per la nascita e uno per lo scioglimento con l’altro nel 2002 tanto per far numero. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove ogni contrario al capo o ha lasciato ed ha tentato altrove la fortuna, com’è stato per Mussolini e Storace, o è stato mortificato, com’è toccato a La Russa, Gasparri e Matteoli quando sono stati pizzicati al bar a sparlare del boss. Un partito che non sia com’è stato Alleanza Nazionale, dove i dirigenti, i quadri e la base dovevano apprendere delle trasformazioni del pensiero del leader dalla televisione perché fino ad allora erano da lui custodite nelle residenze private.
Insomma, un partito strutturato come vorrebbe Gianfranco o un movimento leggero come vorrebbe Silvio. L’importante, è che il ruolo del negus l’abbia il Presidente della Camera e non il Presidente del Consiglio.
Luca Procaccini
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