Cesare Battisti, terrorista di sinistra dei Proletari Armati per il Comunismo, condannato in Italia all’ergastolo con sentenze passate in giudicato per quattro omicidi, sfuggito alla pena prima rifugiandosi in Francia, poi in Messico e di nuovo in Francia perché ai tempi di Mitterrand gli era stato garantito, a lui come ad altri terroristi, lo status di rifugiato politico, era scappato in Brasile quando in Francia era stata accolta la richiesta d’estradizione del bandito verso l’Italia.
Così, dopo anni di latitanza in Brasile, veniva finalmente arrestato e, con buon senso manifesto da parte dei giudici brasiliani, gli era stato negato lo status di rifugiato politico ed era stata spianata la strada per l’estradizione verso l’Italia. Però, nonostante le decisioni dei magistrati del suo Paese, il ministro della Giustizia brasiliano aveva stabilito di riconoscere comunque lo status di rifugiato a Battisti motivando la decisione con il timore per la sua vita in caso di rientro dell’uomo in Italia.
Infine, dopo infiniti giri di carte bollate, i giudici brasiliani chiariscono che Battisti è condannato per i reati che ha commesso e non per le sue idee. Cioè, l’uomo è un delinquente comune e non un perseguitato politico. Quindi, biglietto di sola andata per l’Italia. Battisti, mai pentito e fastidiosamente saccente, reagisce con lo sciopero della fame. Speriamo sia per sempre.
Roberto Alboni
Battisti non mi è somaticamente simpatico, non conosco bene la sua vicenda e penso cha abbia sbagliato a fuggire. Se riteneva di aver subito delle sentenze politiche avrebbe dovuto adottare uno stile diverso, tipo Sofri.
RispondiEliminaPerò, in Italia da decenni si utilizzano i pentiti nei processi. Ma perchè i pentiti vanno sempre bene quando si inchiappettano tra di loro per questioni di mafia e terrorismo e invece diventano inaffidabili, se non peggio, quando parlano del mondo della Politica e dell' Economia?