giovedì 19 novembre 2009

Giustizia: dopo il processo breve la riforma del diritto di famiglia

Il Tribunale di Milano condanna Mediaset a pagare 750 milioni di euro per i danni derivati dall’asserita corruzione in atti giudiziari, e tale fu la enormità della decisione che, come quasi mai accade in questo Paese, la richiesta della sospensione dell’esecutività della sentenza, effettuata dagli avvocati del Cavaliere, è stata accolta dai magistrati della Corte d’appello.

Ma questa è stata ordinaria amministrazione, perché l’eventuale corruzione in atti giudiziari è cosa assai gestibile rispetto alla corruzione in atti extraconiugali. Dimostrazione ne è che la richiesta di condanna effettuata dalla signora Lario è nella misura del doppio di quella comminata per il lodo Mondadori. Millecinquecentomilionidieuro la richiesta, perché un giudice corrotto non fa danni quanto una moglie tradita.

La notizia è già nell’aria: dopo il processo breve occorre porre mano al diritto di famiglia perché il patto scellerato questa volta non è tra comunisti e giudici. Questi, dopo 15 anni di inutili tentativi, hanno capito che il comunista neanche a questo serve e che l’occasione buona gli viene offerta dalla moglie incazzata.

Luca Procaccini

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