Barack primo presidente Usa che va a Hiroshima, e sarebbe bella cosa se l’intento fosse quello di riconoscere che Hiroschima e Nagasaki si potevano evitare. È cosa certa ormai che la bomba atomica, con Mussolini attaccato per i piedi a Milano e Hitler carbonizzato a Berlino, fosse cinico esperimento necessario per giustificare gli investimenti fatti, e per mandare un segnale all’allora amico Stalin. Con i giapponesi costretti sulla loro isola, incapace di offrire sostentamento alla popolazione senza le importazioni, bastava un moderno assedio per costringerli alla resa come si faceva anticamente per far cadere le città.
Quindi, senza bomba e col semplice embargo, alla lunga si sarebbe comunque ottenuta la capitolazione di Tokio e l’archiviazione dell’asse Roma-Tokio-Berlino. Ma la sensazione è che il premio nobel della pace non voglia riconoscere gli orrori a stelle e strisce, ma solo giocare la carta emotiva con l’Iran. L’intendimento non è quello di assumere piglio risoluto col riottoso Stato islamico, ma di essere con questo conciliante.
Però, se ragionava bene Churchill, il rischio è che il comprensivo nutra la bestia nella speranza d’essere l’ultimo a esserne mangiato. E allora meglio la bomba atomica, perché l’alternativa è il pacco nucleare.
Luca Procaccini
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