Dopo il Nobel per la pace a Obama, che in occasione del discorso fatto al momento della consegna del premio ha nominato più volte la parola guerra che la parola pace, s’è capito che aria tira e Mosca s’è adeguata. Se colui che manda a decine di migliaia i militari a combattere in Afghanistan, tanto da raggiungere numeri che non si vedevano dai tempi del Vietnam, che è lo stesso che rivede il piano militare sullo scudo antimissile in Europa nel senso di conservarlo comunque, merita il Nobel per la pace, allora anche altri si fanno avanti.
In pole position Putin, notoriamente impegnato in azioni militari e pronto a effettuare il riarmo per tener testa alla potenza americana.
Ma, nonostante alcune somiglianze con l’amico Obama, difficilmente ce la farà. Non ha la pelle nera. Pace e Amen. Senza Nobel però.
Luca Procaccini
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