Quando, nel secondo dopoguerra, i Padri Costituenti disegnarono il nostro modello di Stato, da poco era caduto il fascismo. E la preoccupazione era che non si ripetesse il fenomeno. E allora, un Parlamento composto di due Camere con i medesimi compiti, e quantità industriali di deputati e senatori, che devono licenziare il medesimo disegno di legge. Un modo per trasformare il Parlamento in un parlatoio atto a rendere complessa la costanza della fiducia al Governo. Quindi, un esecutivo debole in balìa di un Parlamento tanto pletorico quanto sterile. Poi, il Presidente della Repubblica senza responsabilità, e quindi senza effettivi poteri, a fare da anonimo Notaio della Repubblica. Infine, l’Ordine della Magistratura indipendente dal Governo per evitare il ripetersi dello sgradevole fenomeno dei Tribunali Speciali con compiti politici. Infine, una Corte Costituzionale a far da garante che le leggi emanate dal Parlamento non tradissero lo spirito della Carta.
Era il 1948 e si aveva un obbiettivo: evitare il ripetersi dell’esperienza fascista. Nonostante ciò, e a caldo, un politico veramente coraggioso disse: «La Corte Costituzionale è una bizzarria, un organo che non si sa cosa sia e grazie alla istituzione del quale degli illustri cittadini verrebbero a essere collocati al di sopra di tutte le assemblee e di tutto il sistema della democrazia, per esserne i giudici». Era Togliatti, per alcuni il Migliore, che diceva semplicemente che questi illustri cittadini avrebbero potuto fare e disfare a loro piacimento senza curarsi del potere legislativo, emanazione del sistema democratico. Giustappunto quel che ora sostiene Berlusconi.
Per la proprietà transitiva, se Togliatti è stato il Migliore allora, Berlusconi è il migliore oggi?
Luca Procaccini
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