Franceschini, Bersani e Marino. Ossia,: antiberlusconismo viscerale, ritorno alle coalizioni con l’ala sinistra e inconsistente tentativo di vendersi per nuovo rispetto agli altri candidati. Questo, in sostanza, il programma dei tre. Nessuno dice che Di Pietro non è mai stato un alleato del PD, ma il suo carnefice. Quindi, nessuno dice che l’abbraccio mortale va sciolto.
Eppure, ogni debito è saldato. È vero: Di Pietro magistrato ha risparmiato il PCI dalle inchieste di Mani pulite, ma è stato prontamente ripagato. Prima con il collegio sicuro al Mugello, che gli rese il posto di parlamentare nella zona più comunista d’Italia. Poi, con il ministero alle Infrastrutture del primo Governo Prodi e, quando fondò il partitello di famiglia, con il Prodi 2 riebbe il ministero. Era reso il favore, secondo i molti, ma quando Walter gli concesse l’alleanza al PD per le politiche del 2008, sempre secondo i molti, questa cambiale non era da pagare. Infine, un anno e mezzo dopo l’abbraccio mortale che è costato consensi e credibilità al PD, nessuno dei candidati alla segreteria dice che deve andare a cagare.
Di Pietro, l’unico vincitore nel Partito Democratico, ma anche dell’Unione, dell’Ulivo e del centrosinistra in generale.
Luca Procaccini
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