sabato 18 luglio 2009

Il Giudice e l’avvocato nell’Italia culla del diritto, e patria del rovescio

Anche l’avvocato più scalcinato, se richiesto circa l’opportunità di licenziare o adottare provvedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti che si sospetta rubino, avrebbe detto senza ombra di dubbio che così non ci si può comportare. Solo innanzi l’evidenza del fatto contestato può procedersi.

Anche l’avvocato più scalcinato, innanzi la scoperta del dipendente dedito al furto in fragranza di reato, da parte delle Forze dell’ordine, avrebbe detto senza ombra di dubbio che poteva procedersi con il licenziamento.

Ciò, fino a ieri l’altro. Oggi, neanche il principe del foro sa più cosa rispondere.

Il Giudice del Lavoro di Livorno ha reintegrato sul posto di lavoro due dipendenti di azienda portuale colti dalla Guardia di finanza a rubare gasolio da un rimorchiatore della ditta.
Motivazione del reintegro: mai nessuno aveva contestato nulla nonostante, in corso di causa, si è accertato che in passato molti rubavano allo steso modo. Quindi, se così fan tutti anche i malcapitati possono farlo senza perdere il posto di lavoro.

Domanda: cosa pensate che il medesimo Giudice del lavoro decida di fare in caso di provvedimento preso dal datore di lavoro sulla base del sospetto e non sulla prova del misfatto?

Sia l’avvocato più scalcinato sia il principe del foro diranno che deciderà per il reitegro del lavoratore al suo posto.

A questo punto, tutti quelli che non sono avvocati si pongono la domanda: ma a che serve l’avvocato?

Luca Procaccini

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