Il disegno di legge prevede che si potranno pubblicare almeno “per riassunto” gli atti di un processo non più segreti. Divieto, invece, per i testi delle intercettazioni. Di cui non si potrà più né scrivere né parlare, né per riassunto, né nel contenuto, fino al termine delle indagini preliminari. Resteranno top secret fino al dibattimento. Vietata la pubblicazione di tutto quello che riguarda “fatti e persone” estranee alle indagini. Vietata la pubblicazione degli atti e delle intercettazioni destinate ad essere distrutte. Chi pubblicherà un brogliaccio, a prescindere da cosa contenga, sarà punito con un mese di carcere e la multa fino a 10mila euro. Gli editori rischieranno fino a 450mila euro. Carcere fino a tre anni per chi pubblica intercettazioni destinate a essere distrutte. Oltre all’indagine penale, si potrà incorrere nella sospensione cautelare fino a tre mesi. Se si tratta di impiegati dello Stato si tratterà di una sospensione dal servizio, se si tratta di giornalisti la sospensione sarà dalla professione. Terminato il periodo di durata massima delle intercettazioni telefoniche (75 giorni), il pm potrà chiedere una proroga di tre giorni in tre giorni se dovesse avvertire il rischio che si stia per compiere un nuovo reato o se si tratti di una prova fondamentale. Se un pm rilascia dichiarazioni sul processo o viene indagato per violazione del segreto, potrà essere sostituito, anche se non automaticamente. Vietate la pubblicazione dei nomi e delle foto dei magistrati per quanto riguarda i provvedimenti che gli sono affidati. Per chiedere un’intercettazione telefonica o visiva e i tabulati serviranno “sufficienti indizi di reato” per i delitti di mafia e di terrorismo o “gravi indizi di reato” per tutti gli altri crimini. Le utenze devono appartenere ai soggetti indagati o dimostrare per gli altri che “sono a conoscenza dei fatti per cui si procede”. Ad autorizzare il pm, per ogni richiesta o proroga, che dovrà far sottoscrivere dal procuratore capo, sarà il tribunale collegiale del capoluogo di distretto cui dovrà inviare ogni volta tutte le carte. È prevista una pena da sei mesi fino a quattro anni di carcere per chi “fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di conversazioni a cui partecipa o comunque effettuate in sua presenza”. C’è una clausola di salvaguardia per gli 007. Esclusi i giornalisti (pubblicisti compresi). La legge non si applicherà ai processi in corso nei quali siano già state richieste e autorizzate delle intercettazioni e se un sacerdote viene sottoposto ad indagini o arrestato, il pm dovrà avvertire il vescovo della diocesi da cui il prete dipende. Nel caso di un vescovo o un abate verrà avvisata la segreteria di Stato vaticana.
Obbrobrio giuridico che non supererà mai il vaglio della corte costituzionale. Ne sono certi gli esperti della sinistra.
Infatti, l’idea di Finocchiaro, Veltroni, D’Alema, Di Pietro e gli altri quando erano i maggioranza con Prodi al Governo era tutt’altra cosa: vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pubblico ministero o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Stesso divieto per quel che riguarda conversazioni telefoniche o flussi di informazioni informatiche o telematiche e i dati riguardanti il traffico telefonico, anche se non più coperti da segreto. Anche in questo caso fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare. Se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale, degli atti del fascicolo del Pm, se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello. I documenti che contengono dati relativi a conversazioni e comunicazioni telefoniche o telematiche acquisiti in modo illecito e quei documenti elaborati attraverso una raccolta illecita di informazioni non possono essere in nessun modo utilizzati, tranne che come corpo del reato. Chiunque rivela notizie sugli atti del procedimento coperti da segreto e ne agevola la conoscenza è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Se il fatto è commesso per colpa o per «agevolazione colposa», la pena è della reclusione fino a un anno. Se a commettere il fatto è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, la pena è aumentata, rispettivamente da 1 a 5 anni e da 6 mesi a 2 anni. Reclusione da 1 a 3 anni, invece, per chi in modo illecito viene a conoscenza di atti del procedimento penale coperti da segreto. E per chi, consapevole dell'illecita formazione, acquisizione o raccolta, detiene documenti che contengono atti relativi a conversazioni telefoniche, la pena è la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Chiunque rivela, attraverso qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, in tutto o in parte il contenuto di documenti elaborati per mezzo di una raccolta illecita di informazioni è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, la reclusione è aumentata da 1 a 5 anni. Per i giornalisti che pubblicano atti del procedimento o intercettazioni telefoniche coperte da segreto scatta l'ammenda da 10mila a 100mila euro, in alternativa alla reclusione fino a 30 giorni, come previsto dall'articolo 684 del Codice penale. In caso di illeciti per finalità giornalistiche, inoltre, è applicata la sanzione amministrativa della pubblicazione, in uno o più giornali, dell'ordinanza che accerta l'illecito a spese dei responsabili della violazione. Il decreto del Pm che dispone l'intercettazione indica la modalità e la durata delle operazioni per un massimo di 15 giorni, prorogabile per altri 15 giorni dal giudice con decreto motivato e per una durata complessiva massima non superiore a tre mesi. Il limite può essere superato solo nel caso in cui dovessero emergere nuovi elementi investigativi.
447 voti favorevoli alla Camera e solo 9 astenuti, poi cadde Prodi ed il disegno di legge rimase tale.
La differenza però è chiara. Ora si vuol solo rendere da Paese civile il processo penale perché si vuole evitare la gogna mediatica e l’uso improprio delle intercettazioni. Mentre allora si volva salvare Berlusconi ad ogni costo.
Sicuro. Perché invertendo i fattori il risultato non cambia.
Luca Procaccini
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