Niente Spatuzza e Ciancimino. Nessuna strategia del terrore e accordi tra mafia, Dell’Utri, Berlusconi e Forza Italia. Niente di tutto ciò. In sentenza si statuisce che di quel che si dice di Dell’Utri, della stagione stragista del 1993 e degli affari degli anni dopo, nulla è vero. Rimane il dirigente aziendale che prima del 1992 per evitare guai a Standa e Fininvest accomodava con la mafia in Sicilia.
Non la prova di aver voluto partecipare al sodalizio criminoso che si avvale degli strumenti mafiosi per commetter reati, come prevede l’articolo 416 bis del codice penale debba provarsi per assumere la patente di mafioso. Ma l’accusa a colui che pur non facendo parte dell’associazione in qualche modo la favorisce. Reato non codificato ma stratificato nelle aule di giustizia per condannare quello di cui non si ha prova esser mafioso, ma che si punisce per non esser stato virtuoso nel conservare ogni verginità nei rapporti con gli ambienti mafiosi. Ciò a dispetto del fatto che le istituzioni non sono in grado di proteggere questa verginità in Sicilia come in altre regioni.
E in questi territori se questo è un uomo non per questo deve essere necessariamente un mafioso. Perché non deve chiedersi d’essere eroi per poter esser solo uomini.
Luca Procaccini
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