Sul proprio sito, l'Unità si pubblicizza spacciandosi per "nuova" e "rivoluzionaria". In realtà, basta dare un'occhiata al titolo dell'articolo in alto per capire che è rimasta al 1924: "Alitalia, il governo ne approfitta: stretta sugli scioperi". Ne riporto qualche stralcio: Durissimo il ministro del Welfare Sacconi, che ne approfitta per ricordare la necessità di una legge che regolamenti gli scioperi. Capito? I lavoratori Alitalia fanno il bello e il cattivo tempo, paralizzano uno scalo, ma qui di durissimo c'è soltanto il ministro, secondo l'Unità. Neppure un minimo di critica verso i sindacati autonomi e chi li segue.Perché tutto viene sacrificato in nome del sacro sciopero. Sull'Unità, della linea di discriminazione della legittimità di uno sciopero - che risiede nel principio giurisprudenziale della proporzionalità tra l'astensione ed il danno recato al datore di lavoro - neanche l'ombra. Del fatto che il diritto di sciopero sia sì garantito dalla Costituzione italiana ma che, con riferimento ai servizi di pubblica utilità (come trasporti e sanità), venga regolamentato dalla legge (ne stabilisce le modalità e i tempi sanzionando eventuali violazioni) non si parla. Che in alcuni servizi di interesse pubblico (vedi trasporti), lo sciopero possa essere annullato di fatto tramite la precettazione da parte delle autorità di pubblica sicurezza, non si dice. L'Unità ha dimenticato tutto.
La posizione dell'Unità sullo sciopero Alitalia è così smaccatamente di parte che farebbe rabbrividire perfino i più duri sindacalisti inglesi del 1800. Il quotidiano fondato da Gramsci commuove: neppure Germinale di Émile Zola ha raccontato lo sviluppo del movimento sindacale in una miniera di carbone con tanta passione. È un interessante passo indietro nei secoli quello che sta attuando il direttore Concita De Gregorio. Metterebbe i brividi a Karl Marx.
Luca Procaccini
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