martedì 13 gennaio 2009

Stop a cervelli e uccelli in fuga


In Italia, si discute molto della fuga dei cervelli perché, dicono, la ricerca non è possibile farsi in modo eccellente. E allora si accusa l’università di non saper trattenere le menti migliori, e il Governo di non saper creare le condizioni affinché i cervelli emigrati tornino nel Belpaese.
Insomma, i cervelli fuggono dall’Italia e quasi mai vi ritornano, a dispetto d’ogni riforma, anche di quella del ministro Gelmini. Tuttavia, c’è un altro tipo di fuga all’estero che interessa l’Italia: in questo caso, non si tratta di eccellenza, ma della migrazione degli uccelli.

Come è noto, la prostituzione da noi non è esercitata sotto il controllo dello Stato, com’era una volta quando con le case di tolleranza si offriva anche qui il servizio nel rispetto della norma, garantito dal controllo sanitario, e con tanto di pagamento delle tasse dalle esercenti la professione. È nel 1958, con la famigerata legge Merlin, che in Italia si chiudevano le case di tolleranza e veniva introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione. Questa normativa è stata poi inasprita dagli interventi degli amministratori locali, che con ordinanze di vario genere hanno provato a eliminare, o ridurre, il fenomeno dal territorio comunale amministrato.

È così che, a titolo d’esempio, se viene colto un milanese a negoziare il servizio con la lucciola, sulla pubblica via, gli si affibbia l’esosa sanzione pecuniaria. Ancor di più subisce il veronese che, oltre al trattamento riservato ai milanesi, può vedersi contestato l’illecito pur se si serve di chi batte in casa e non offre l’indecoroso spettacolo sulla via comunale. E tutto questo nonostante il ministro Carfagna intenda metter mano alla norma, e uniformare il sistema, con una legge che consenta il meretricio, ma tuteli la dignità della persona.

A prescindere dal fatto che un'indagine della commissione Affari sociali della Camera del 2003 ha concluso che le prostitute sarebbero in Italia dalle 50mila alle 70mila, dimostrando con ciò che la normativa in essere non ha eliminato il fenomeno, ma ha solo tacitato la coscienza degli ipocriti, due considerazioni pratiche devono farsi: uno, c’è un esercito di lavoratrici che non paga le tasse; due, il sistema repressivo spinge chi ha voglia del servizio a procurarselo all’estero. Il cosiddetto turismo sessuale, o fuga degli uccelli.

Problema: a differenza dei cervelli che quando vanno all’estero non tornano più con disappunto generale perché c’è consapevolezza della perdita, gli uccelli che migrano tornano, ma non sempre c’è da esser contenti. Infatti, oltre alla considerazione secondo la quale si poteva conservare in Italia la transazione economica, con movimentazione dell’economia e beneficio per il fisco, non sempre si può star certi che il Paese ospitante la temporanea migrazione dell’uccello abbia garantito a questo di non tornare in patria virato, ossia malato.

Quindi, che continuino le battaglie dei ministri Gelmini e Carfagna affinché riescano, rispettivamente all’università e alle pari opportunità, a far tornare i cervelli e a trattenere gli uccelli.

[foto via flickr.com/photos/araswami]

Luca Procaccini

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