Obama aveva fatto una scommessa difficile. In questo momento così delicato, quando il terrorismo è lontano dall’essere sconfitto, ha deciso di cambiare spartito con l’Iran.
Fa nulla che da quelle parti si lavora giorno e notte per procurarsi la bomba atomica. E fa nulla che ai segnali di distensione lanciati dall’America si risponde con il processo farsa alla giornalista USA arrestata in Iran e condannata, dopo averle estorto confessione con promessa della liberazione, a otto anni di reclusione per spionaggio. Ovviamente, è solo il prezzo da pagare nel breve periodo per ottenere grandi risultati nel lungo periodo. E i frutti non tardano ad arrivare.
Oggi Ahmadinejad accusa Israele di razzismo. Un trionfo della politica estera di Obama. I toni si stemperano: dall’odio religioso tra Islam ed Ebraismo, a una modesta questione razziale. Dalla tensione religiosa a quella scientifica. Basta dimostrare ad Ahmadinejad che le razze non esistono. Altro che questioni di fede tra Imam e Rabbini. Basta un convegno tra antropologi di spiccata fama e il gioco è fatto. Tranquilli, siamo in buone mani, la pace s’avvicina.
Luca Procaccini
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